Santa Caterina d’Alessandria, l'inestimabile tesoro d'arte romanica della Puglia
Uno scrigno d’arte di valore inestimabile e non solo per la preziosità dei dipinti che conserva. Ma anche e soprattutto per il valore documentario, per le storie che racconta e per i diversi stili che accomuna: dall’arte romanica alla tradizione della scuola umbro-marchigiana. Custodi gelosi della basilica di Santa Caterina d’Alessandria sono i Frati minori francescani, in un ponte ben più che ideale con la basilica di Assisi.
(TurismoItaliaNews) La ricca decorazione del portale è già un’anticipazione di quanto ci si appresta a vedere all’interno una volta varcato l’ingresso. In una giornata di sole – più che scontata nel Salento – l’abilità di chi le ha scolpite secoli indietro, fa sembrare la facciata un complesso ricamo fatto all’uncinetto tanto è micrometrico: tre cuspidi sottolineate da archetti ciechi trilobati, il portale maggiore con il protiro sorretto da due colonne che poggiano su leoni stilofori e sull'architrave un bassorilievo raffigurante Cristo tra gli Apostoli. E poi la decorazione delle tre fasce concentriche del portale e del rosone, finemente intagliato a raggiera.
Qualità che fanno della Basilica di Santa Caterina uno dei più insigni monumenti dell’arte romanica in Puglia, realizzata tra il 1383 e il 1391 per volontà di Raimondello Orsini del Balzo e completata nel Quattrocentro dopo la sua morte. La storia lega questo luogo e soprattutto la fondazione dell’edificio sacro, al Monte Sinai e all’antico monastero cristiano dedicato proprio a Santa Caterina d'Alessandria, alle pendici del monte Horeb, dove secondo la tradizione, Mosè avrebbe parlato con Dio ricevendo i dieci comandamenti. Monastero considerato tra l’altro un luogo sacro dalle tre religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo ed Islam.
Raimondello Orsini del Balzo, in uno dei suoi numerosi viaggi, arrivò al monastero per rendere omaggio al corpo di Caterina e secondo la leggenda baciò la mano della santa strappandole il dito con i denti. Tornato in Italia portò con sé la reliquia che, incastonata in un reliquiario d'argento, si conserva ancora oggi nel tesoro della chiesa a lei dedicata.
L'interno è diviso in cinque navate con capitelli a soggetto floreale e con figure umane e animali rara bellezza, ma a dominare la scena è la decorazione pittorica. Lungo le pareti della prima campata e sulla controfacciata sono affrescate scene dell'Apocalisse, che costituiscono il ciclo più vasto di tutta la chiesa. Si ammirano poi, nelle altre campate, le Storie della Genesi, i Sette Sacramenti, le Gerarchie Angeliche e le Storie della vita di Cristo, mentre a Santa Caterina d'Alessandria e alla sua vita è dedicato, sulle pareti del presbiterio, un ciclo di diciassette affreschi; nella volta sono proposti gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa. La particolarità delle pitture sta nell’amalgama di stili ed impostazioni che rimandano a quella bizantina, alla scuola umbro-marchigiana particolarmente cara ai francescani sino al gotico cortese.
Nel coro è scenograficamente posizionato il cenotafio di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, mentre quello di Raimondello è ubicato sul lato sinistro dell’altare maggiore, nel presbiterio. Sia il ciclo pittorico della navata centrale che le storie della Vergine nella navata destra furono commissionati da Maria d'Enghien e pertanto sono databili tra il 1416 e il 1443, anno di morte della principessa. Esternamente alla chiesa c’è il chiostro quadrangolare, completamente ricostruito tra il XVI e il XVII secolo, ugualmente affrescato.
Anche il chiostro annesso allla chiesa di Santa Caterina d'Alessandria presenta affeschi di grande interesse artistico
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