Centro Italiano Arte Contemporanea, cubo d'autore al centro del mondo (Foligno)
Giovanni Bosi, Foligno / Umbria
La sensazione immediata è quella di avere a che fare con qualcosa di dinamico, in movimento. Insomma non un museo statico. E non potrebbe essere diversamente visto che il Centro Italiano Arte Contemporanea che possiede Foligno (Umbria) è non solo una vetrina, ma anche una fucina di proposte.
(TurismoItaliaNews) Il Ciac (come si può definire con un acronimo, anche se a Foligno tengono molto a declinarlo con il nome per intero) nasce dalla riconversione dell’ex Centrale del latte di via del Campanile e da un recupero urbanistico che è di “rottura” rispetto a ciò che lo circonda. Un simbolo di grande impatto con il suo rivestimento di lastre d’acciaio voluto dall’architetto Giancarlo Partenzi (il cosiddetto sistema cor-ten, in inglese weathering steels), una nuova peculiarità di un centro storico qual è quello di Foligno che ormai innegabilmente fa i conti con segni di ieri e di oggi.
L'ex Centrale del latte trasformata nel Centro d'arte contemporanea durante i diversi stadi
L’apertura del Centro Italiano Arte Contemporanea è avvenuta a conclusione di un lungo percorso che ha visto impegnare risorse finanziarie importanti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, in tandem con l’amministrazione comunale, la Regione e la stessa Cassa di Risparmio di Foligno.
Un filo logico nella sua nascita.
A ben guardare c’è un filo logico sul perché sia stata proprio Foligno ad accogliere un Centro d’arte contemporanea: in tempi non sospetti, si dovrebbe dire (era il 1967), proprio nell’ombelico del mondo, a palazzo Trinci, si svolse la rassegna “Lo spazio dell’immagine“, un’iniziativa che vedendo la partecipazione di artisti che avrebbero finito con l’influenzare l’arte dell’oggi e del domani in Italia, ha segnato l’identità di Foligno nel suo rapporto con l’espressione contemporanea e sovvertito il rapporto che legava l’opera d'arte e lo spazio che le conteneva. In buona sostanza, per la prima volta al mondo, si presentava un insieme composto unicamente da ambienti ideati dagli artisti. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, ma Foligno ha tenuto viva questa sua esperienza. Tanto che è nato il Centro e, guarda caso, il primo evento proposto – dopo una pre-inaugurazione con la presentazione di “Calamita Cosmica”, l’incredibile scultura di Gino De Dominicis esposta anche al Maxxi di Roma - è stata una grande mostra che si è ricollegata esplicitamente a quel 1967: “Spazio, Tempo, Immagine“ curata da Italo Tomassoni e coordinata da Diora Fraglica. Il percorso espositivo ha seguito due sezioni ben distinte: la prima, dal titolo “Lo spazio dell’immagine e il suo tempo“, ha dimostrato la vitalità di quell’operazione; la seconda, dal titolo “Il tempo dell'immagine e il nostro tempo“ si è concentrata su una serie di artisti - Mario Giacomelli, Gabriele Basilico e Grazia Toderi - testimoni di una sensibilità specifica del nostro tempo, sviluppata attraverso strumenti linguistici, come la fotografia e il video, divenuti protagonisti già alla fine del secolo scorso.
Grandi aspirazioni con grandi nomi.
Il Centro Italiano Arte Contemporanea parte peraltro subito con grandi aspirazioni. A confermarlo è un Comitato scientifico che ne lascia intravedere prospettive e ambizioni. L’organismo tecnico chiamato a dare indirizzi e valutare opportunità del Ciac (che quindi già ha lasciato impronte di tutto rilievo con i suoi primi appuntamenti) si è insediato facendosi notare per i nomi che lo compongono e che confermano “le grandi opportunità di collaborazione con le più importanti istituzioni artistiche di settore presenti oggi in Italia e non solo” chiosa il direttore artistico del Centro, Italo Tomassoni. Il Comitato scientifico è infatti composto da Bruno Corà, direttore del Museo d’arte e coordinatore del polo culturale “Città di Lugano“; Giacinto Di Pietrantonio, direttore della GAMeC - Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo nonché docente di storia dell'arte all’Accademia di Brera; Anna Mattirolo, direttore del Maxxi Arte di Roma (la prima istituzione a carattere nazionale votata alla creazione contemporanea e che si propone di far conoscere la produzione artistica del XXI secolo); Laurent Busine, direttore del Museo Mac’s al Grand Hornu di Mons, in Belgio; il sociologo Roberto Segatori, docente all’Università di Perugia; e naturalmente lo stesso Italo Tomassoni. Ciascuno di loro, con la propria esperienza, porta un contributo determinante per il Centro di Foligno, già identificato come una novità di tutto rilievo nel panorama dell’arte contemporanea, in un periodo neppure troppo facile. La sua attrazione l’ha già esercitata verso altrettanti grandi personaggi giunti in visita, come l’architetto Massimiliano Fuksas (che a Foligno ha firmato il progetto della controversa chiesa di San Paolo), Danilo Eccher direttore della Gam, la galleria civica d’arte moderna di Torino (che si è detto “strabiliato“); Luigi Koelliker di Milano, cultore e mecenate delle arti figurative (entusiasta del museo folignate); il professor Bruno Toscano, emerito di storia dell’arte; Annemarie Sauzeau, prima moglie di Alighiero Boetti, l’artista Nunzio e tantissimi altri.
Uno degli eventi presentati.
Dal 18 dicembre 2010 al Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno è stata presentata una personale di Gabriele Basilico, uno dei maestri della fotografia contemporanea, è nato a Milano nel 1944. Architetto di formazione, dalla fine degli anni ’70, si è dedicato completamente all’attività di fotografo, concentrando il suo sguardo sul paesaggio urbano. I nuovi eventi vengono proposti periodicamente; per il calendario si può consultare il sito ufficiale del Centro.
Come andarci.
Il Centro Italiano Arte Contemporanea è nel centro storico di Foligno, in via del Campanile. E’ facilmente raggiungibile a piedi dalla zona di Porta Romana e corso Cavour, attraverso viale Chiavellati. Parcheggi consigliati: “Le Scale” di Porta Romana e “Quintana” (a pagamento).
Per informazioni
www.museifoligno.it/i-musei/ciac-centro-italiano-arte-contemporanea