Gravina di Puglia, il ponte di James Bond racconta antiche storie di bellezza e devozione: spettacolare, scenografico, persino inquietante

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Giovanni Bosi, Gravina di Puglia

Spettacolare, scenografico, persino inquietante. Ubicato com’è, a cavallo della profonda gravina in fondo alla quale scorre l’omonimo torrente, colpisce per la sua bellezza, anche per essere il “lasciapassare” verso una chiesa rupestre che racconta frequentazioni antichissime. E anche per essere stato adeguato ad acquedotto nel tempo. Siamo a Gravina di Puglia e questo è l’antico Ponte Acquedotto scelto anche da James Bond per il film “No Time to Die” con Daniel Craig. Non venire qui sarebbe un vero peccato…

 

(TurismoItaliaNews) Gravina di Puglia, in provincia di Bari, è uno dei luoghi irrinunciabili nella regione. Qui il turismo ambientale e sostenibile va di pari passo con una ricchezza artistica e culturale che trova sponda, neanche a dirlo, nel turismo enogastronomico, il cui indotto è formidabile. Così come le testimonianze del passato sono di grande interesse, come ad esempio nel sito di Jazzo Fornasiello, dove nelle scorse settimane è stata effettuata una nuova campagna di scavo archeologico da parte dell’Università di Milano in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia per la Città Metropolitana di Bari. Negli anni sono state riportate alla luce le tracce di un vasto insediamento rurale a vocazione agricolo-pastorale abitato dai Peuceti tra VI e inizi III secolo a.C., quando l’insediamento venne abbandonato con l’arrivo dei Romani, determinando un cambiamento di scenario.

Gravina di Puglia, il ponte di James Bond racconta antiche storie di bellezza e devozione: spettacolare, scenografico, persino inquietante

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Di certo, quando si arriva a Gravina non si vede l’ora di trovarsi a tu per tu con il ponte-acquedotto, di camminarci sopra, di affacciarsi verso il torrente e provare un brivido nel guardare giù. E apprezzare l’architettura di questa ardita struttura diventata anche location per l’ultimo film di 007, “No Time to Die”, nel quale James Bond è interpretato da Daniel Craig. Una promozione incredibile per il ponte, location perfetta per una delle scene d’azione del movie. E sul quale ha riacceso i riflettori anche il Fai attraverso “I luoghi del cuore”: il ponte è risultato tra i venti vincitori del bando e, unico tra i siti pugliesi in concorso, è entrato nella rosa dei progetti di valorizzazione e restauro finanziati dal Fondo per l’Ambiente italiano e Intesa Sanpaolo.

Già, ma perché è così particolare questo Ponte della Gravina? Intanto per le sue caratteristiche: è un’imponente struttura ad archi alta 37 metri, lunga 90 e larga 5,5 metri, che collega nel punto più alto le due sponde del torrente. Quando è stato costruito non è certo con esattezza, sicuramente già c’era nel 1686 per essere poi rimaneggiato e consolidato più volte nel corso del tempo. In pratica è stato costruito per permettere l'attraversamento del Crapo (l’antico nome del torrente) e consentire ai fedeli di raggiungere la chiesetta della Madonna della Stella. Che è poi un’altra eccellenza: questa chiesa rupestre è un concentrato di storia, con frequentazioni addirittura dal 3.000 a.C., quindi monastero benedettino nell’XI secolo e santuario dal XV secolo, collocata sul versante destro del burrone, sulla collina di Petramagna, in un ambiente suggestivo nei pressi del sito archeologico “Padre Eterno”. La devozione per la Madonna della Stella, in virtù dei suoi poteri taumaturgici, è ancora oggi fortissima: considerata miracolosa, nei secoli scorsi vide un grande afflusso di pellegrini malati, che chiedevano la grazia della guarigione, e di donne sterili desiderose di realizzare il sogno della maternità. La chiesa-grotta ha una pianta rettangolare con una piccola abside e un sedile lungo le pareti, di fronte all'ingresso c’è un vano rettangolare originariamente separato da pilastri. Ai lati, due ingressi conducono in un piccolo vano usato come sacrestia.

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L’immagine della Madonna della Stella, oggi perduta, avrebbe suggerito il nome al santuario per la presenza di una cometa argentea sul manto azzurro; all'interno si conservano un altare del 1709 e resti di affreschi con San Nicola e San Pietro. Grande suggestione nel visitare questo complesso, soprattutto quando ci si rende conto delle sue caratteristiche costruttive e di quanto sia antico. Di fatto, segnalato dal campanile, il santuario è scavato direttamente nel tufo e utilizzato in origine come luogo di culto precristiano, così come testimoniano le figure di animali scolpite sulle pareti; è stato successivamente ampliato ed abbellito dai Benedettini. Non solo: questi luoghi sono stati anche la cornice di riti propiziatori legame al culto della fertilità, come testimonia il ritrovamento di brocche da vino in ceramica del XVII-XX secolo nella cisterna all’interno della grotta.

Oltre alla chiesa rupestre, il Capitolo della Cattedrale di Gravina offre la possibilità di visitare la Biblioteca Finia (la più antica biblioteca pubblica della Puglia, sorta nel 1743, con il fondo librario di Benedetto XIII, al secolo Pietro Francesco Orsini nato qui il 2 febbraio 1649), il soccorpo della Cattedrale e la parte sottostante, detta anche Lamia dei morti; e il campanile con una scalinata a tre sezioni con 117 gradini, che portano alle carceri, alla loggia esterna sulla gravina e alle 4 campane del XVII secolo. Un’insieme assolutamente da visitare, come del resto la stessa cattedrale dedicata all’Assunta riedificata alla fine del XV secolo inglobando la preesistente cattedrale romanica fatta edificare nell’XI secolo. Di grande impatto la facciata, con il bel rosone centrale a 24 razzi con archetti ogivali e due oculi laterali.

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Il tutto affacciato sulla gravina sottostante e a due passi dall’altrettanto scenografica piazza Benedetto XIII e da piazza Notar Domenico dove si trova la Fontana Ferdinandea de “Le Quattro Fontane”. Realizzata in pietra dura locale, l’acqua sgorga dalla bocca di due serpenti marini scolpiti sempre in mazzaro con le code che si intrecciano al centro di una lastra di marmo sulla quale è incisa e raccontata la storia della fontana.

“Legata a questa fontana è una leggenda - ci spiegano allo Iat - una notte, gli altamurani, cittadini della vicina città di Altamura con la quale Gravina ha sempre avuto una certa rivalità, arrivarono a Gravina per trafugare la fontana che sarebbe servita ad abbellire la loro città. Pare che, nel momento del prelevamento, l’orologio della Biblioteca Finya abbia battuto le ore facendo muovere gli occhi ai due personaggi raffigurati. I malintenzionati, ignari di questa particolarità, pensando di essere stati scoperti, per la paura, scapparono a gambe levate…”.

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