E’ a Cagli il piccolo Raffaello? Il mistero dell’affresco nella Cappella Tiranni della chiesa di San Domenico è più fitto che mai

Giovanni Bosi, Cagli / Marche
E’ davvero il piccolo Raffaello quell’angelo che compare sull’affresco di Giovanni Santi, padre e primo maestro del grande urbinate, nella Cappella Tiranni della chiesa di San Domenico a Cagli? L’affascinante borgo delle Marche, in provincia di Pesaro Urbino, lungo la Flaminia è da sempre un luogo di transito e dunque di attrazione. Questa cappella quattrocentesca è stata nell’Ottocento una delle destinazioni del Grand Tour nel Belpaese. E ancora oggi è un mistero se davvero quel volto angelico sia Raffaello all’età di 9 anni… Perché non venire a scrutarlo?
(TurismoItaliaNews) I misteri sono sempre affascinanti. Così come le tradizioni che li tramandano e che li mitizzano. Però, in fin dei conti, perché l’angioletto non potrebbe essere proprio Raffaello bambino? In fondo l’autore è proprio il padre, che potrebbe aver preso ispirazione da suo figlio per dare sostanza alla creatura celeste. Anche perché, si deve aggiungere, c’è un’altra citazione in questo affresco commissionato da Pietro Tiranni, eminente personaggio dell’entourage feltresco: i personaggi raffigurati nella pittura sono la Madonna con il crine rannodato da un velo ed il Bambino dritto sulle ginocchia, attorniata da quattro figure di santi.
“Alla sinistra del visitatore, con una ricca tonaca e sopravveste ricamata, rivolto verso il popolo – ci spiegano durante la nostra visita – c’è San Pietro affiancato da San Francesco, dalle cui stimmate partono raggi dorati. Il Poverello di Assisi tiene in mano il crocifisso, che si direbbe elevato a protezione del vicino angelo dalle ali lumeggiate d’oro e una veste preziosa e leggera. La Madonna è inoltre affiancata da San Tommaso d'Aquino e San Giovanni Battista, il cui volto secondo alcuni sarebbe l’autoritratto del pittore”. Praticamente una reunion di famiglia. L’opera viene fatta risalire intorno agli anni Novanta del ‘400, ultimo periodo della carriera di Giovanni Santi, scomparso ad Urbino il 1º agosto 1494.
Non è tutto: “Non appare fuori luogo trovare un legame tra la chiesa cagliese ed il giovane Raffaello che sembrerebbe citare nella ‘Resurrezione di Cristo’ di San Paolo del Brasile il coperchio del sarcofago del monumento funebre fatto costruire da Pietro Tiranni per le commemorare le spoglie della moglie Battista – aggiunge la nostra guida - l’opera segna il primo attestato contatto tra Santi e l’ambiente cagliese intorno al 1482. L’Urbinate realizza infatti la decorazione ad affresco raffigurante il Cristo morto sorretto dai Santi Girolamo e Bonaventura a coronamento dell’urna sepolcrale”.
Insomma, potrebbe anche essere. Quello che manca è però un documento che possa suffragare ipotesi e ricostruzioni soggettive. Ma tant’è. La Cappella Tiranni nella Chiesa di San Domenico è un autentico capolavoro e la stessa chiesa che la accoglie (prima dedicata a San Giovanni Battista) è di grande interesse: la sua fondazione è molto antica, addirittura probabilmente risale al periodo di ricostruzione di Cagli nel 1289, per poi essere riedificata nelle forme attuali intorno alla prima metà del XIV secolo dall’Ordine dei Celestini. E’ invece è nella prima metà del Quattrocento che avviene l’insediamento dei predicatori Domenicani, con l’intitolazione al loro santo.
Nell’itinerario che si segue nella visita di Cagli, vi sono altri punti d’interesse, a partire dalla basilica concattedrale di Santa Maria Assunta; il Torrione martiniano quale parte di un imponente sistema di fortificazione progettato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini su commissione del duca Federico da Montefeltro; la chiesa di San Francesco, edificata tra 1234 ed il 1240, ad appena otto anni dalla morte del santo d’Assisi, e dunque con il primato di fondazione francescana più antica delle Marche; il ponte Mallio, annoverato tra le più imponenti costruzioni romane sull’asse viario della consolare Flaminia, costruito probabilmente in età repubblicana, alla confluenza del torrente Bosso con il Burano. E naturalmente il Teatro Comunale, raffinato esempio di “teatro all’italiana”, inaugurato nel 1878 con l’esecuzione dell’opera “Il Violino del Diavolo” scritta per l’occasione dal compositore Agostino Mercuri da Sant’Angelo in Vado.
Per saperne di più
www.visitcagli.it
www.teatrodicagli.it
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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