Stupinigi, si chiama Palazzina di Caccia ma è una residenza da favola per Re e Regine: il complesso barocco è uno spettacolo

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Giovanni Bosi, Stupinigi / Torino

Si chiama Palazzina di Caccia, ma quando ti trovi di fronte a questa maestosa costruzione la prima domanda che ti poni è: ma perché l’hanno chiamata così? Che il riferimento alla pratica venatoria sia chiaro non c’è dubbio, vista la gigantesca scultura del cervo che svetta sulla cupola centrale. Ma Palazzina proprio non lo è, piuttosto un’imponente residenza degna di un re. Savoia, naturalmente. Siamo a Stupinigi, per lasciarci abbracciare dal grandioso complesso monumentale architettonico barocco. Patrimonio Unesco, ovviamente.

 

(TurismoItaliaNews) Lasciarsi abbracciare è l’impressione più adatta. Questa Palazzina di caccia di Stupinigi, residenza adibita alla pratica della caccia eretta per i Savoia, sembra volerti stringere, forse persino avvinghiare. Ma questo in fondo era quello che volevano provocare i padroni di casa, che attraverso il sistema di maisons de plaisance, la “Corona di Delizie” che hanno iniziato a creare dal 1563, intendevano celebrare il potere assoluto della casa regnante. Oggi questo luogo fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte, che dal 1997 è Patrimonio dell'umanità Unesco. Siamo alla periferia sud-occidentale di Torino, a una decina di chilometri dalla città e dunque si può agevolmente raggiungere anche un bicicletta (magari a pedalata assistita) attraverso piste ciclabili che fanno attraversare luoghi di grande fascino come il Parco fluviale del Po. Stupinigi è oggi una frazione di Nichelino. Neanche a dirlo, la Palazzina porta la firma di Filippo Juvarra, iniziata nel maggio del 1729 e terminata nel 1733.

Stupinigi, si chiama Palazzina di Caccia ma è una residenza da favola per Re e Regine: il complesso barocco è uno spettacolo

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Il percorso di visita aperto al pubblico inizia dalla settecentesca Scuderia juvarriana dove campeggia la scultura originale del cervo di Francesco Ladatte; quella che ora si può vedere sulla cupola del corpo centrale della Palazzina è infatti una copia fedele, realizzata per conservare adeguatamente la prima. A guidarci nella visita è la dottoressa Serena Fumero, grande conoscitrice del complesso e appassionata interprete delle diverse letture del Palazzo. E certo è che quando ti trovi all’interno, ti rendi conto benissimo che questa Palazzina di Caccia, diversamente da quanto il nome lascerebbe supporre, è pensata, voluta e realizzata come una sontuosa reggia, piuttosto che come una semplice residenza per assolvere all’“ozio creativo” preferito dal monarca piemontese di ogni secolo.

L'opera fu voluta dal Vittorio Amedeo II, che nel 1729 commissionò al siciliano Filippo Juvarra, suo architetto di corte, la costruzione di un luogo di ritrovo e di festa da utilizzarsi prima e dopo le grandi battute venatorie che impegnavano lo stesso re e la corte, oltre a stuoli di servitori. “Riaperta al pubblico dopo importanti lavori di restauro, la Palazzina di Caccia, fra i complessi settecenteschi più straordinari in Europa, ha piena dignità museale con i suoi arredi originali, i dipinti, i capolavori di ebanisteria e il disegno del territorio” spiega Serena Fumero.

Stupinigi, si chiama Palazzina di Caccia ma è una residenza da favola per Re e Regine: il complesso barocco è uno spettacolo

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La visita, attraverso la biblioteca e l’antibiblioteca giunge al grandioso Salone centrale, cuore della Palazzina. La sala ellittica è posta all’intersezione della croce di Sant’Andrea che ospita gli Appartamenti reali, caratterizzato da un'alta volta su quattro pilastri che sorreggono una balconata destinata agli orchestrali. “L'effetto scenografico del salone è straordinario e si deve al genio dello Juvarra, che sfruttò mirabilmente anche l'effetto prospettico naturale con le vedute verso i quattro vialoni che attraversano il parco” aggiunge la dottoressa Fumero. Dal Salone centrale si accede all’Appartamento del Re, all’Appartamento della Regina, all’Anticappella e alla Cappella di Sant’Uberto (protettore della caccia e dei cacciatori), recentemente restaurati. Il percorso comprende infine l’appartamento di Levante, destinato ai Duchi del Chiablese. Nel susseguirsi delle sale riccamente decorate si incontrano i Gabinetti Cinesi, il Salotto degli specchi e il vano che ospita la vasca di Paolina Borghese. Alla fine della visita si raggiunge la Sala da Gioco, in cui l’arredo segue il duplice filone delle cineserie e dei mobili dedicati allo svago.

La Sala degli Scudieri è tra i luoghi cult perché davvero iconica: decorata dal veneto Giovanni Battista Crosato e da Girolamo Mengozzi Colonna con l’affresco raffigurante nella volta Giasone e il drago alato presenta anche le figure allegoriche delle Stagioni, risalenti al 1733; di Vittorio Amedeo Gaetano Cignaroli e collaboratori sono le Vedute di cacciaz, ad olio su tela, databili dal 1771 al 1777: vi sono raffigurate le fasi della caccia al cervo, sullo sfondo delle residenze reali, tra cui la stessa Palazzina di Stupinigi e il castello di Moncalieri. La stagione della caccia iniziava a Stupinigi a settembre e raggiungeva il suo momento di massima espressione il 3 novembre, con la grande caccia di Sant’Uberto. Nelle quattro tele principali sono raffigurati “La partenza per la caccia”, “L’avvicinamento del cervo”, “L’Hallalì” e “La curée”, ovvero le fasi principali della caccia al cervo. L’Anticamere del Re conserva la sua identità decorativa settecentesca nella volta affrescata da Michele Antonio Milocco le Storie di Diana (1737-1739), nei pannelli delle porte e delle ante con i Paesaggi di Scipione Cignaroli e con le Scene popolari di Pietro Domenico Olivero nelle sovrapporte; completano la sala gli splendidi arredi, in particolare le raffinate specchiere di Giuseppe Maria Bonzanigo (1780-1790).

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L’Anticamera della Regina presenta raffinante cornici a tralci di edera dorati su sfondo di vetro blu di Giuseppe Maria Bonzanigo (1784-1786) che delimitano la tappezzeria settencesca in seta; di eccezionale fattura è l’affresco della volta dipinto dal veneto Giovanni Battista Crosato nel 1733. La Palazzina di Caccia fin dalla sua inaugurazione (avvenuta il 5 novembre 1731) è stata teatro di eventi di ogni tino: ha ospitato non soltanto balli, concerti, banchetti e visite di stato, ma era diventata anche una delle residenze estive preferite dalla famiglia reale, che la frequentò fino ai primi decenni del Novecento. Per un breve periodo è stata anche la residenza di Paolina Bonaparte; nel 1842 qui sono state celebrate le nozze di Vittorio Emanuele II, allora duca di Savoia, con Maria Adelaide di Lorena; dal 1900 al 1919 la Palazzina è stata la sede estiva della regina Margherita, mentre nel 1911 vi è morta Maria Pia, ex regina del Portogallo.

All’esterno a Palazzina è circondata da cascine e scuderie settecentesche, disposte ad emiciclo lungo il viale che la collega con Torino. Di fianco alla Palazzina c’è si trova la Parrocchiale di Stupinigi o Chiesa della Visitazione, ugualmente firmata da Juvarra e inaugurata nel 1739.

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Anche Stupinigi è tra le mete di “Vita Di Corte – Ciclovie Reali”, il progetto che unisce cicloturismo, recupero delle tradizioni gastronomiche sabaude e cultura per proporre una nuova offerta ai turisti: 400 km di percorsi cicloturistici attraverso i parchi e le aree naturalistiche della pianura. Progetto ideato e promosso dal Consorzio Turistico Terre Reali del Piemonte. Un’alleanza sinergica tra le Ascom di Bra, Fossano, Savigliano, Federalberghi Torino e un centinaio tra strutture ricettive, ristoranti ed enti locali che hanno deciso di allearsi e mettersi in rete per valorizzare quanto di meglio i luoghi offrono.

Per saperne di più
www.ordinemauriziano.it
www.parcopopiemontese.it
www.terrerealidelpiemonte.it 

 

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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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