Todi, il microcosmo della Casa Dipinta è un inno simbolico all’arte e all’amore: ecco la casa di Brian O'Doherty e di Barbara Novak

Giovanni Bosi, Todi / Umbria
Chiamatela pure casa sui generis, se volete. Perché vivere qui dentro, come hanno potuto fare loro, è come essere immersi direttamente nell’arte. L’arte che ha vissuto ed interagito insieme con chi l’ha creata. Siamo a Todi e loro sono l’artista Brian O'Doherty e sua moglie Barbara Novak: l’ex casa di vacanza in Via delle Mura Antiche, è oggi diventata un bene culturale, una grande opera immersiva conosciuta come “Casa Dipinta”. Il grande atto di generosità di Barbara e Brian (scomparso nel 2022 nella sua casa di New York all'età di 94 anni) ha reso fruibile a tutti questo luogo magico. Un unicum mondiale. Siamo andati a vedere.
(TurismoItaliaNews) Tutto è cominciato nel 1975, quando l’artista Brian O'Doherty, insieme alla moglie Barbara Novak, critica d’arte, ha acquistato un’abitazione nel cuore di Todi, a pochi passi da Piazza del Popolo, avviando un forte legame con la città umbra, complice una visita alla casa della scultrice e pittrice statunitense Beverly Pepper, amatissima a livello internazionale per le sue opere monumentali ed architettoniche, per gli interventi di land art e di connective art e per il suo percorso artistico che allo stesso modo ha finito con il legarla indissolubilmente proprio a Todi.
Le pareti anonime di quella casa del XVIII secolo, con il tempo sono diventate “tele” sulle quali esprimere la creatività di Brian O’Doherty, ma si potrebbe anche dire la gioia di vivere dell’artista, quella che ancora oggi trasmettono i colori acrilici “fissati” per sempre sui muri, tanto da trasformare l’abitazione in un bene culturale a pieno titolo incluso nel circuito turistico di Todi e diventato meta di migliaia di turisti italiani e stranieri. Un inno simbolico all’arte e all’amore: colori vivaci, spesso con finestre trompe-l’œil primitive e talvolta stravaganti, per i quali gli artisti hanno fornito una spiegazione più complessa del programma di lavori attraverso la casa-museo sviluppata su tre piani.
Brian e Barbara sono stati legati per più di cinquanta anni da un amore percepibile in ogni angolo dell’abitazione, che si è tradotta in una performance stabile capace di trasmettere a pieno la poetica artistica di chi l’ha firmata (ma, in fondo, della coppia). Stanza dopo stanza, si resta colpiti da quel che si vede ed è come se il visitatore abbia davanti a sé l’artista impegnato con i pennelli. Che sono ancora lì insieme con i tubetti. “Infatti i colori tenui e accesi, insieme alle forme geometriche prospettiche sulle pareti – ci spiegano durante la visita - riescono a far addentrare il visitatore nel mondo più intimo dell’artista e nei suoi stati d’animo, grazie all’utilizzo dell’antichissimo alfabeto celtico Ogham, estinto da più di 1.200 anni che traduce le 20 lettere dell’alfabeto romano in linee orizzontali e verticali”. Un approccio incredibile e di certo anche una scoperta: originariamente incisi su legno o pietra, i diversi segni dell’antico alfabeto dei Celti. corrispondevano a un albero sacro (la betulla, la quercia, l'agrifoglio, il biancospino, il tasso, il pioppo, il sambuco, il melo, la vite, il pruno, il sorbo, l'ontano, il salice, il frassino, l'abete…). La scoperta nella scoperta. Incluso il fatto che sebbene la casa non abbia una visuale sul borgo, sono state dipinte ben cinque finestre, sempre con fili fissati alla parete, realizzate per esaudire il desiderio della moglie Barbara di poter godere idealmente il suggestivo panorama umbro.
La visita. Ogni dipinto all’interno della casa vuole coinvolgere il visitatore, facendolo sentire parte integrante. Il primo piano, composto da cucina e sala da pranzo, al suo ingresso evoca da subito l’essenza artistica di Brian O’Doherty attraverso tre parole chiave, insieme alla trascrizione dell’intero codice antico, One, Here, Now (Uno, Qui, Ora), che riassumono tutto il suo pensiero concettuale: ognuno di noi è un microcosmo a sé stante che vive in un unico luogo e in unico istante. Il percorso continua, in ogni parete dell’abitazione, con dipinti e istallazioni, immergendo lo spettatore in un viaggio colorato pieni di significati, tutti da scoprire. Salendo i sette gradini color arcobaleno si entra nel soggiorno e lo sguardo ricade immediatamente sull’affresco dipinto sopra al divano. Un’opera omaggio ad un’edicola votiva umbra del Trecento, conferita di tridimensionalità grazie all’utilizzo di cordini che ricordano gli studi prospettici di quel periodo.
Sulla parete di fronte, un muro dedicato alle vocali, di grande importanza per l’artista, considerate la musica della lingua, base del linguaggio e dei sentimenti. La camera da letto si trova all’ultimo piano ed è la stanza più luminosa di tutta la casa. Non viene utilizzato nessun codice celtico, ma attraverso i colori l’artista riesce a far immergere nuovamente il visitatore in una dimensione piena di significati di vita in omaggio alla sua amata moglie.