Pesaro sede universale dell’opera di Gioachino Rossini: “Un atto d’amore verso la sua città natale”
La decisione di Gioachino Rossini di nominare la sua città natale sua sede universale è stata un insieme di amore e di lungimiranza. A Pesaro non è nata una chiesa rossiniana, un culto religioso come quello di Bayreuth per Wagner, ma qualcosa di più laico, fatto di rigore scientifico e di continue epifanie teatrali. Probabilmente Rossini ne sarebbe contento: la sua città lo ha felicemente ripagato. Nel giorno dell’anniversario della sua morte arriva il francobollo con cui l’Italia celebra il compositore marchigiano.
(TurismoItaliaNews) E’ in circolazione dal 13 novembre 2018 il francobollo della serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano” dedicato a Gioachino Rossini, nel 150°anniversario della scomparsa, con valore facciale espresso nella tariffa B, ovvero 1,10€ al momento dell’emissione. La tiratura annunciata è di un milione di esemplari in fogli da 28, stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in calcografia. Il bozzetto è firmato da Rita Morena e raffigura un ritratto di Rossini ispirato da una fotografia del fotografo francese Nadar, in primo piano su un particolare dello spartito musicale autografo “Barbiere di Siviglia”, il cui originale è conservato nel Museo Bibliografico Musicale di Bologna. La presentazione del francobollo è stata affidata a Gianfranco Mariotti, presidente onorario del Rossini Opera Festival, che firma il bollettino illustrativo. “Quando nel 1858, a Parigi, detta il suo testamento, Rossini ha 66 anni e da tre è tornato a vivere nella capitale francese, dove resterà fino alla morte, nel 1868 - spiega Mariotti - il documento, che nomina il Comune di Pesaro erede universale di tutti i beni del compositore, contiene due clausole: la prima è l’usufrutto a vita dell’intero patrimonio a favore della vedova Olympe Pélissier, la seconda è l’impegno del Comune di istituire un Liceo musicale intitolato al nome di Rossini”.
Alla morte di Olympe, nel 1878, il Comune si attiva immediatamente, assolve tutti i complessi obblighi formali, e nel 1882 è in grado di iniziare le lezioni nel nuovo istituto. Nel 1940 lo Stato prende in carico il Liceo musicale, che diventa così l’attuale “Conservatorio statale G. Rossini”, mentre contestualmente il Comune istituisce la Fondazione Rossini, destinata a diventare il più importante istituto musicologico di studi rossiniani del mondo. Nel 1980 nasce il Rossini Opera Festival, che si propone, proseguendo l’opera scientifica della Fondazione, la restituzione teatrale alla cultura di ogni paese, del patrimonio sommerso rossiniano. E’ dunque la volontà testamentaria di Rossini il primum movens di questa complessa filiera di eventi, fra loro concatenati, che hanno fatto di Pesaro il centro della Rossini renaissance, e messo in moto una delle più imponenti operazioni di recupero di una bellezza dimenticata.
“Fin qui la storia – osserva Gianfranco Mariotti - ma una domanda resta sospesa: perché Gioachino prende questa decisione? C’è una risposta scontata ed è: per amore verso la sua città natale. Non si nega che, almeno in parte, questo possa essere vero, ma con Rossini bisogna stare in guardia: lui non è un sentimentale, ma un uomo molto concreto e attento ai suoi interessi, oltre che assai determinato nel difenderli. E’ difficile che abbia preso una decisione del genere (oltretutto riguardante le sue sostanze) per un semplice impulso d’affetto, del resto abbastanza difficile da motivare. In realtà è Bologna la sua città d’elezione, quella dove cresce, studia e si forma. Certo, Rossini avrà una vita cosmopolita: starà complessivamente venti anni, in due distinti periodi, a Parigi, sette a Napoli e cinque a Firenze, ma la maggior parte della sua vita, a parte i brevi soggiorni in altre città per ragioni di lavoro, la trascorrerà a Bologna, dove ricopre anche un incarico di consulente per il Conservatorio”.
“Allora, non poteva essere più ragionevole lasciare tutto a Bologna o, in seconda istanza, a Parigi? Invece no: Rossini sceglie Pesaro. Come mai? – prosegue Gianfranco Mariotti - anche qui c’è una risposta scontata: il compositore era in rotta con i bolognesi da quando, nel 1848, era stato fatto oggetto di una manifestazione ostile da parte dei patrioti liberali che lo accusavano di essere un reazionario. Certo, può essere: ma anche in questo caso vale la stessa obiezione. Rossini non era tipo da prendere una decisione così importante sulla base di una ripicca o per una semplice spinta emotiva, oltretutto tanto tempo dopo. E’ invece molto più probabile che abbia deciso, come suo costume, con ponderazione e soprattutto con lungimiranza. A ben vedere, solo Pesaro, sua città natale, poteva assicurargli nel mondo il culto esclusivo del suo nome e della sua musica senza miti concorrenziali: insomma, l’immortalità”.