Per la Lenticchia di Onano arriva l’Indicazione Geografica Protetta: apprezzata dagli Etruschi, servita alla tavola dei Papi
Angelo Benedetti, Viterbo
Gli abitanti della zona, generazione dopo generazione, hanno coltivato questo legume diffondendone il nome e la reputazione. Perché il territorio di produzione da sempre ha considerato la Lenticchia di Onano il simbolo della cultura agricola e gastronomica locale, dove la tradizione millenaria risalente al tempo degli Etruschi, le favorevoli condizioni pedo-climatiche della zona e la vivace imprenditoria hanno fatto accrescere la sua fama e notorietà. Adesso è in arrivo la denominazione Igp.
(TurismoItaliaNews) Siamo in provincia di Viterbo, è qui che si coltiva la lenticchia di Onano. Non solo nell’omonimo comune ma anche in quelli limitrofi di Acquapendente, Gradoli, Grotte di Castro, Latera e San Lorenzo Nuovo. Una fetta di Lazio dove le condizioni climatiche sono influenzate dalla presenza del lago di Bolsena, l’imponente bacino lacustre che grazie alla sua azione mitigatrice, determina condizioni microclimatiche particolarmente favorevoli per questa coltura. La cui reputazione è andata consolidandosi sin dalla fine dell’Ottocento come attestano i numerosi riconoscimenti ottenuti. Intorno a questo rinomato legume che la tradizione vuole servito alla tavola di Papi e cardinali, la comunità del territorio di produzione ha intrecciato la sua identità culturale, facendone il simbolo della cultura agricola e gastronomica locale. Da qui la richiesta di Indicazione Geografica Protetta per una coltura che è già iscritta nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Lazio.
La Lenticchia di Onano ha una forma lenticolare appiattita, diametro variabile fra i 3 e gli 8 millimetri, una buccia quasi inesistente, con aromi che vanno dal fieno alla camomilla, colore marrone chiaro / verdastro variabile in intensità e grado di marmorizzazione sulla superficie; e non necessita di ammollo prima della cottura pur conservando, dopo la cottura, integrità e una pasta vellutata, fine e cremosa. Coltivata per l’alto contenuto di proteine e ferro, consumata dai contadini al posto della carne, la lenticchia è attestata nel Viterbese già nel Medioevo e in età moderna. Nel compendio degli Ordini, statuti, leggi municipali della comunità e popolo di Onano, datato 1561, l’importanza ricoperta dalla lenticchia è confermata dalle multe assai salate previste per chi era accusato di furto o danneggiamento alle colture. La produzione non era finalizzata solo all’autoconsumo e già agli inizi del Seicento, gli amministratori locali si erano visti costretti a porre un freno all’incetta di lenticchie che i mercanti stranieri facevano durante il mercato settimanale a Onano, limitandone l’acquisto e l’esportazione a 18 chili a persona.
Una tradizione che parte dunque molto da lontano: effettivamente la coltivazione di legumi, in particolare di lenticchie, è storicamente attestata in questi luoghi sin dai tempi degli Etruschi, motivata dalla vocazione del luogo e dalle condizioni particolarmente favorevoli. Nei secoli l’interazione tra l’ambiente e la capacità dei contadini di saper scegliere, selezionare e lavorare le lenticchie, ha permesso lo sviluppo di un ricco tessuto socio-economico e culturale. Ulteriori elementi desunti da fonti scritte confermano come nel tempo l’economia di Onano sia stata fortemente caratterizzata dalla coltivazione della lenticchia e che dall'andamento di tale commercio sia dipeso lo stato di floridità dei suoi abitanti.