Basilicata, la storia detta le regole della qualità: Olio Lucano Igp nel Registro europeo delle denominazioni di origine protette

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Angelo Benedetti, Matera / Basilicata

Qui l'olivo ha origini antichissime. Lo racconta l'archeologia, che ha consentito il recupero di pezzi di legno, olive, foglie e noccioli, risalenti al VI secolo a.C., a Pantanello di Metaponto durante alcuni scavi curati dall'Università di Austin, Texas. Giocoforza anche il gusto ha un suo ruolo nella storia di questa grande regione, la Basilicata. Ecco perché a buon diritto oggi la denominazione Olio Lucano Igp può essere iscritta nel Registro europeo delle denominazioni di origine protette e delle Indicazioni Geografiche Protette.

 

(TurismoItaliaNews) Il passato ci dice molto di questi territori e della loro strategicità, tanto che il territorio dell'attuale Basilicata coincide con quello, più vasto, che in epoca pre-romana (V-IV secolo a.C.) era denominato Lucania, terra abitata dai lucani, uno dei popoli italici. Oggi nel linguaggio comune le denominazioni Basilicata o Lucania sono utilizzate in modo equivalente e ciò giustifica l'utilizzo dell'aggettivo Lucano per identificare qualcosa o qualcuno appartenente o proveniente da questa regione.

Basilicata, la storia detta le regole della qualità:  Olio Lucano Igp nel Registro europeo delle denominazioni di origine protette

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Così le ricerche archeologiche ci riferiscono anche che I coloni greci hanno introdotto nell'antica Lucania varietà che si sono adattate all'ambiente, come nel caso della Maiatica, che non sono presenti altrove. Peraltro il patrimonio varietale si è sempre arricchito, nel corso dei secoli, attraverso l'opera e gli scambi tra le numerose comunità monastiche presenti in tutto il territorio regionale (Matera, Monticchio, Banzi, Acerenza, Montescaglioso); ne è un esempio la vicinanza genetica tra la varietà Frantoio e il gruppo delle Ogliarole descritte in Basilicata.

Oggi il panorama varietale nella zona geografica delimitata vede la presenza, uniformemente distribuita in tutti gli areali di coltivazione, di specifiche varietà, quali Coratina, Leccino, Frantoio ed Ogliarole; tale condizione contribuisce, insieme alle numerose cultivar locali, a determinare le caratteristiche specifiche e comuni dell'Olio Lucano. La zona di produzione dell'Ipg coincide con l'intero territorio regionale e la denominazione di indicazione geografica protetta riguarda soltanto quello ottenuto dalle varietà Acerenza, Ogliarola del Vulture (sinonimi: Ripolese o Rapollese, Ogliarola di Melfi, Nostrale), Ogliarola del Bradano (sinonimi: Comune, Ogliarola), Maiatica (sinonimi: oliva di Ferrandina, Pasola), Nociara, Ghiannara, Augellina, Justa, Cornacchiola, Romanella, Carpinegna, Faresana, Sammartinengna, Spinoso, Cannellina, Cima di Melfi, Fasolina, Fasolona, Lardaia, Olivo da mensa, Orazio, Palmarola, Provenzale, Racioppa, Roma, Rotondella, Russulella, Scarpetta, Tarantina, Coratina, Frantoio, Leccino; possono comunque concorrere altre varietà fino ad un massimo del 20%.

Basilicata, la storia detta le regole della qualità:  Olio Lucano Igp nel Registro europeo delle denominazioni di origine protette

Emblematico il logo scelto per l'Igp Olio Lucano: un'anfora stilizzata con quattro linee curve trasversali oblique. L'anfora è infatti il contenitore in terracotta utilizzato nell'antichità per il trasporto dell'olio; le linee curve che ornano l'anfora hanno un andamento a spirale e richiamano la conformazione con le caratteristiche torsioni del tronco degli olivi secolari. Le curve sono quattro come le quattro linee presenti sullo stemma della Basilicata che rappresentano i quattro principali fiumi che solcano la regione: il Bradano, il Basento, l'Agri e il Sinni.

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