All’Accademia di Belle Arti di Perugia tra passato e futuro: grandi opere e grandi artisti, di ieri e di domani

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Giovanni Bosi, Perugia

Una fucina del bello ormai testimonial dell’arte italiana nel mondo. Ma non solo: perché oggi l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, fondata nel 1573 e dunque seconda accademia più antica d'Italia, è anche uno scritto di antichi tesori oltre che di saperi che guardano al futuro. Il museo dell'accademia conserva infatti un patrimonio storico-artistico di valore inestimabile: i gessi preparatori di importanti opere della scultura europea. Siamo andati a vedere.

 

(TurismoItaliaNews) A guidare l’Accademia oggi è l’ingegner Paolo Belardi, il cui illuminismo ha contribuito ad un deciso rilancio e ad un’ulteriore affermazione dell’Accademia perugina, che per eccellenza è da considerare Accademia dell’Umbria. Ospitata nel Convento di San Francesco (secondo complesso francescano al mondo per grandezza e maestosità) l’Aba è un concentrato di primati e grandi numeri: intanto a partire dalla sua fondazione nel 1573 dopo quella di Firenze, istituita come Accademia del Disegno e all’epoca legata inevitabilmente a doppio filo al mondo fiorentino, in contrapposizione al pontifice che dominava la città del Grifo. E poi per i contenuti didattici.

Le opere dell'artista statunitense Sol Lewitt (scomparso nel 2007) realizzate nel corridoio-atrio dell'Accademia

Dopo aver percorso il lungo corridoio inclinato impreziosito dai grandi “murales” di Sol Lewitt, incontriamo il direttore Paolo Belardi nella Biblioteca storica settecentesca allestita in quella che una volta era l’aula di prospettiva, dalla forma di ovale allungato: “L’Accademia è un percorso di alta formazione, oggi molto più vicina all’Università – ci spiega – la sua prestigiosa storia è un vanto per la città di Perugia, ma dico sempre che questa è un’istituzione che appartiene all’intera regione. E’ un ateneo pubblico ma non statale, una delle cinque accademie fondate da un Comune come Venezia, Genova, Bergamo e Ravenna”. Sono 318 gli studenti attualmente iscritti, moltissimi dei quali stranieri, soprattutto cinesi, tanto che a Shanghai l’Accademia effettua delle preselezioni per individuare tra i tantissimi aspiranti ad arrivare a Perugia quelli che possono poi effettivamente frequentare le lezioni. Un collegamento che si rivela evidentemente strategico per l’Aba in un Paese in cui il bello italiano è da sempre ammirato. E in Cina, adesso, l’arte italiana passa per Perugia.

“Abbiamo 4 scuole triennali dedicate a design, pittura, scenografia e scultura, alle quali segue poi il biennio specifico con tre indirizzi – sottolinea il direttore Paolo Belardi – abbiamo inoltre 4 master come fashion design, design liturgico o design ambientale, e 3 corsi liberi. Inoltre ci apprestiamo ad entrare nel mondo del 3D, un passaggio che riteniamo fondamentale”. In fondo la fusione nel disegno di arte e scienza non è forse un contenuto essenziale dell’Umanesimo? "Ci sono più persone che oggi trovano il ‘coraggio’ di venire a studiare qui, perché se è vero che è difficile trovare un lavoro, almeno si sceglie di studiare qualcosa che piace. Insomma si asseconda di più il proprio desiderio…” chiosa Belardi. E tra l’altro fra gli accademici ci sono nomi di tutto rilievo, come Paolo Portoghesi, Renzo Piano ed Oliviero Toscani.

Il valore aggiunto di questa antica Accademia, che rivela per intero la sua mission originaria, sono la straordinaria gipsoteca e la pinacoteca. La prima è unica per due motivi: qui si imparava a disegnare copiando opere dell’antichità osservandole dal vivo esposte come in un museo. Ma, e questo è il secondo motivo, definirle “copie” è effettivamente riduttivo, perché di valore inestimabile: sono gessi preparatori di importanti opere della scultura europea, come i calchi originali eseguiti sulle opere di Luca Della Robbia, i gessi delle tombe medicee scolpite da Michelangelo e dal suo allievo Vincenzo Danti, i gessi di Antonio Canova de Le tre Grazie (esposte in originale alternativamente al Victoria and Albert Museum di Londra o alla National Gallery of Scotland di Edimburgo) e del Pugilatore Damòsseno (l’originale è ai Musei Vaticani), del Pastorello col cane di Bertel Thorvaldsen, dei bassorilievi del Partenone, la copia della facciata del Tempietto sul Clitunno (oggi patrimonio Unesco).

I gessi de la Notte, il Giorno, il Crepuscolo e l'Aurora di Michelangelo, le opere originali sono conservati nelle Tombe Medicee di San Lorenzo a Firenze

E poi il gabinetto dei disegni che comprende opere grafiche di Giovan Battista Piranesi e Jean-Baptiste Wicar, e la galleria dei dipinti che vanno da opere di Carl Christian Vogel von Vogelstein a Gerardo Dottori (protagonista del Secondo Futurismo ) ed Alberto Burri. Del grande maestro umbro qui si espone una delle sue rarissime opere figurative, l’olio su tela “Pesca a Fano” del 1947, conservata come documentazione della sua partecipazione ad un concorso dell’Accademia in cui si classificò secondo.

La selezione di disegni e stampe proposta intende dare un'idea della vastissima raccolta (costituita da materiali databili dalla fine del Cinquecento al Novecento) di oltre 12.000 disegni e 6.300 incisioni in parte provenienti da donazioni (Federico Benvenuti, 1877; Luigi Carattoli, 1882; Luigi Calderoni 1898), in parte acquistati dalla stessa Accademia o derivati dai corsi di insegnamento. Tra i nomi degli autori compaiono alcuni grandi disegnatori del Cinquecento e del Seicento, da Baccio Bandinelli a Callot, da Remigio Cantagallina a Salvator Rosa.

Dall'alto: il Pugilatore Damòsseno (l’originale è ai Musei Vaticani), protome equina e le Tre Grazie

“Il Museo dell’Accademia espone 210 opere, 100 gessi e 110 disegni – sottolinea Paolo Belardi – in particolari i gessi sono tutti di grande interesse artistico ed unici perché differiscono per piccoli dettagli dalle opere vere e proprie, che lasciano intendere come siano modelli di un pensiero intermedio dell’artista come nel caso de la Notte, il Giorno, il Crepuscolo e l'Aurora di Buonarroti che possiamo vedere nelle Tombe Medicee di San Lorenzo a Firenze”. Tra i grandi protagonisti del passato che hanno legato i loro nomi all’accademia, grazie a Canova, c’è ad esempio il pittore Tommaso Minardi (Faenza, 4 dicembre 1787 – Roma, 12 gennaio 1871) che a Perugia dal 1819 al 1822 è stato direttore dell'istituzione, la quale conserva un suo ritratto opera di Carl Adolf Senff (1821). E grazie ai tesori che accoglie nel proprio Museo, l’Accademia si è resa pure promotrice di alcune iniziative grazie al sostegno della Fondazione, come nel caso delle repliche in bronzo de la Notte, il Giorno, il Crepuscolo e l'Aurora realizzate in una fonderia d'arte di Pietrasanta nell’ambito del progetto “Michelangelo in Cina”; alcune fusioni sono state vendute e gli introiti sono serviti a finanziare l’attività didattica. Per chi visita gipsoteca e pinacoteca è disponibile un bel catalogo delle opere in esposizione.

Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”
Piazza San Francesco al Prato, 5 - 06123 Perugia
tel. +39 075-5730631
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www.abaperugia.com
Orari di apertura
da maggio a settembre: da giovedì a domenica e festivi ore: 10.30-13 / 15.30-18
da gennaio ad aprile / da ottobre a dicembre: sabato, domenica e festivi ore: 10.30-13 / 14.30-17
Sistema Museo call center 199.151.123

 

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
(A.F.)

 

 

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