Memento Park, ecco dove sono finite a Budapest le statue giganti e i simboli della propaganda comunista

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Angelo Benedetti, Budapest / Ungheria

Si rivela un emozionante viaggio nel tempo, al di là di quella che prima del crollo del Muro di Berlino si chiamava Cortina di Ferro, quando la contrapposizione tra l’Occidente e il blocco comunista era materialmente segnata e la Guerra Fredda era una realtà da temere ogni secondo. E quando la propaganda era un ingrediente di primo piano. Tutto questo evoca la visita al Memento Park di Budapest, dove sono finite le statue dimenticate della dittatura comunista.

 

(TurismoItaliaNews) All’angolo tra le vie Balatoni e Szabadkai della capitale ungherese sorge il Memento Park, luogo dei simboli del passato del Paese ed oggi una vera attrazione turistica. All’ingresso non potrebbe che esserci una Trabant originale, la mitica utilitaria prodotta dalla casa automobilistica Veb Sachsenring Automobilwerke Zwickau negli anni Cinquanta nella Rdt e fino alla riunificazione delle due Germanie. Realizzata in Duroplast, un materiale plastico pressato ottenuto con lana o cotone impregnati di resine, è un vero e proprio simbolo dell’Est europeo: “Qui tutti possono sedersi in questa leggendaria ‘macchina del popolo’ – ci spiegano al parco - questa auto era il prodotto più particolare dell’industria della Germania dell’Est. Oggi sembra incredibile, ma nei Paesi del blocco socialista moltissime famiglie sognavano di avere una macchina così, memorabile per il suo rumore caratteristico e per la sua nuvola di fumo bianco-blu di odore inconfondibile”.

E poi ci sono loro, le statue, rimosse dai luoghi in cui erano state posizionate e riunite nel Memento Park, dove tutto documenta visivamente il gigantismo, “compagni” ondeggianti, gli stivali di Stalin (lasciati a Budapest seppure non ci sia mai stato) e soldati dell’Armata Rossa. Ma c’è anche una mostra dedicata alla rivoluzione antisovietico scaturita nell’allora Ungheria socialista tra il 23 ottobre e il 10-11 novembre 1956, e naturalmente agli epocali cambiamenti politici del 1989-90, conseguenti al crollo del Muro di Berlino.

“Nel parco – spiegano dal Memento Park – ci sono 42 tra statue, monumenti e altre opere, esposti in passato nelle vie e nelle piazze di Budapest secondo le disposizioni e le aspettative della politica culturale comunista degli anni 1945-1989. Si possono vedere tra gli altri i monumenti che simboleggiano ‘l’Amicizia tra Unione Sovietica e Ungheria’ e la ‘Liberazione (del 1945)’; le statue dei personaggi del movimento operaio e dei soldati dell’Armata Rossa sovietica; inoltre altre opere gigantesche. Qui si possono trovare le statue cubiste di Lenin, Marx ed Engels, Dimitrov, del capitano Ostapenko, Béla Kun e tanti altri ‘eroi comunisti’, che oggi ci ricordano di un’epoca ormai passata e mettono in guardia le future generazioni contro una dittatura del genere”.

Così, girando per il parco, con una visita guidata informativa, si possono trovare tutte le risposte a domande amletiche: come aveva potuto Stalin lasciare i suoi stivali a Budapest, sebbene non fosse mai stato in città? Cosa ha detto Nikita Khrushchev quando ha visitato la fabbrica di Csepel? Quante persone potrebbero effettivamente entrare in una Trabant?

C’è di più: l’ingresso principale del Parco ricorda un enorme palazzo del socialismo reale, ma dietro di esso si scopre che, nonostante l’apparenza, è soltanto una “scenografia comunista” sorretta da pali alta 12 metri. L’architetto Ákos Eleőd, ideatore del parco, ha scelto come motto del suo progetto questa frase: “Questo parco racconta la dittatura, ma dal momento che se ne può parlare, scrivere e rappresentarla, il parco parla di democrazia. Solo la democrazia è capace di concederci l’opportunità del libero pensiero sulla dittatura, sulla democrazia, oppure su qualsiasi argomento”. In effetti questo luogo è carico di significati: la statua di Stalin venne tagliata all’altezza dei ginocchi dalla folla in rivolta contro la dittatura comunista il 23 ottobre 1956: durante i giorni della rivoluzione ormai soltanto gli stivali rimasti al loro posto ricordavano il capo sovietico come memoria ironica.

Il concetto principale della mostra “Baracca” è sottolineare il destino comune dell’Europa centro-orientale vissuto nella seconda metà del XX. secolo. Secondo il pensiero di Ákos Eleőd, la piazza Tanú (Testimone) rappresenta contemporaneamente la piazza Széna di Budapest del ‘56, la piazza San Venceslao di Praga del ’68, la piazza Opera di Timisoara, la piazza Potsdamer di Berlino, la piazza dell’Assemblea Nazionale di Sofia.

Ultima chicca è la proiezione di spezzoni di film “educativi” con i quali il ministero dell’Interno durante l’era di Kádár insegnava agli agenti del servizio segreto la difesa dell’ordine dello Stato tra il 1958 e il 1988: dove nascondere le ‘cimici’ per spiare qualcuno? Come perquisire una casa? Quali le migliori strategie per ingaggiare qualcuno nel servizio segreto?
Il Memento Park è aperto tutti i giorni dalle 10 del mattino al tramonto.

Ma c’è un altro indirizzo a Budapest che ancora oggi fa paura per gli orrori che vi sono stati commessi prima dal partito nazista ungherese e poi da quello comunista: è il palazzo in Andrassy ut 60 che negli anni '40 era la sede del Partito delle Croci Frecciate e fra il 1944 e il 1956 adattato a carcere comunista, oggi trasformato in museo. Di fatto non è soltanto un tributo alle vittime ungheresi del nazismo e del comunismo, ma anche un modo per tenere vivo il ricordo di quelle brutalità affinché non possano ripetersi.

E per completare il tour all’insegna del retrò a Budapest, perché non concedersi un giro in città con auto del passato?

Per saperne di più
www.mementopark.hu
www.retroadventures.hu
www.terrorhaza.hu

 

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