Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni Verga

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Angelo Benedetti, Aci Trezza / Sicilia

C'è un luogo in Sicilia, regione meravigliosa, che ha un valore aggiunto, anzi tre: la natura che lo rende spettacolare (grazie all'Etna), la mitologia greca e il personaggio che vi ha legato indissolubilmente il suo nome, rendendolo eterno. E' Aci Trezza, a due passi da Catania: qui Giovanni Verga ha ambientato il suo romanzo “I Malavoglia”. E ancora prima Ulisse e Polifemo si sono fronteggiati...

 

(TurismoItaliaNews) Non si arriva per caso ad Aci Trezza. A due passi da Catania, questo borgo marinaro è una destinazione obbligata sulla scia della sua fama letteraria e della sua bellezza naturalistica, affacciata com'è sulla quella Riviera dei Ciclopi in cui si sono riversate le eruzioni etnee prima che gli scenari eruttivi si spostassero più a occidente. E questa è la prima bellezza di Aci Trezza, con i suoi banchi lavici, i basalti colonnari, le lave a cuscino e zone argillose, pur non essendo il borgo mai statostato coperto dalle colate laviche grazie alle colline che hanno sempre svolto la funzione di spartilava. E quando per la prima volta si arriva in riva al mar Jonio, cogliendo subito lo spirito marinaro del paese che ancora aleggia per intero, l'emozione è fortissima davanti ad uno spettacolo unico.

Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni Verga

Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni Verga

Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni VergaE pur muovendoci sulle tracce di Giovanni Verga, il nostro primo pensiero corre alla mitologia, che racconta come ci si trovi di fronte a quello che Omero ha raccontato nel nono canto dell'Odissea: davanti ai nostri occhi c'è il luogo in cui si sarebbe tenuto l'epico scontro tra Ulisse e Polifemo, con il gigante accecato dall'eroe acheo originario di Itaca, la terra del sole. Polifemo in realtà non viene raccontato solo da Omero, ma è citato anche da citato da vari autori antichi come Teocrito, Euripide, Ovidio e lo stesso Virgilio, nella cornice della guerra di Troia. E certo è che l'opinione è condivisa: tutte le carte marine e i dati di navigazione collocano il paese dei Ciclopi alle pendici dell'Etna, di fronte ai Faraglioni dei Ciclopi presso Aci Trezza. Finendo con l'identificare Polifemo con l'Etna, vulcano dall'unico cratere tondeggiante, l'occhio...

Il nono canto ci tramanda che il re di Itaca e i suoi compagni, approdati nella terra dei Ciclopi, creature giganti con un solo occhio in mezzo alla fronte, restano prigionieri nella grotta di Polifemo, che ne divora alcuni. Riusciranno a sfuggirgli grazie alla proverbiale astuzia di Ulisse, che, dopo essersi presentato al ciclope con il nome di Nessuno, gli offrirà del vino per farlo dormire e lo accecherà con un palo arroventato. I compagni dell'eroe omerico usciranno dalla grotta, mescolati al gregge e, una volta al sicuro sulla nave, un moto d’orgoglio spingerà l’eroe a rivelare il suo vero nome e questo gli costerà la maledizione implacabile di Polifemo, che invocherà su di lui la vendetta del padre, Posidone. Scagliando lontano massi e rocce, come il vulcano appunto. Ma c'è anche un altro episodio incasellato ad Aci Trezza: è quello raccontato da Virgilio nell'Eneide, secondo cui Enea avrebbe incontrato qui il compagno di Ulisse Achemenide, dimenticato dall'eroe greco nella terra dei Ciclopi durante la fuga rocambolesca.

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Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni Verga

Aci Trezza, tre buoni motivi per andarci: la bellezza creata dall'Etna, il mito di Ulisse e Polifemo e i luoghi di Giovanni VergaEd eccoci a Giovanni Verga (1840-1922), lo scrittore e drammaturgo catanese che come esponente del verismo ha saputo raccontare la quotidianità siciliana, in particolare con il romanzo “I Malavoglia” (pubblicato nel 1881) e che ha anche ispirato Luchino Visconti per il suo film “ La terra trema”. “I Malavoglia” narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, con un'impostazione corale e personaggi uniti dalla stessa cultura pur divisi dalle loro diverse scelte di vita, ma unite da un destino tragico ed inevitabile. A ricordare lo scrittore c'è oggi il Parco letterario “Giovanni Verga” che si snoda attraverso i luoghi resi eterni dai suoi romanzi: da Mastro Don Gesualdo a Jeli il pastore, e la novella “Cavalleria Rusticana”, storia d'amore e gelosie tradotta in un'opera da Pietro Mascagni in un unico atto. E così il percorso tocca il Palazzo Trao di Mastro Don Gesualdo, la Cunziria di Cavalleria Rusticana, fino a condurre alle fotografie scattate dallo stesso Verga che ritraggono i personaggi e i luoghi da lui raccontati.

Aci Trezza è una frazione di Aci Castello, luogo altrettanto suggestivo con il suo castello normanno sul mare, l'isola Lachea, le vulcaniti, la riserva marina, la festa del pesce che si svolge il 24 giugno di ogni anno. Sulle tracce di Verga sono quattro itinerari turistici che si possono seguire: la Passeggiata tra il Castello e Trezza, che si svolge lungo la costa tra Aci Castello ed Aci Trezza (punti focali il Castello, fra le cui rovine Verga ambientò “Le storie del castello di Trezza”; il busto a Verga, opera di Luciano Finocchiaro, accanto alla celebre chiesetta di Aci Trezza; piazza Luchino Visconti, ex piazza Roma; la Casa del Nespolo, sede del Museo “La terra trema”, il film ispirato al romanzo “I Malavoglia”); Sulle onde della Provvidenza, gita in vaporetto fino alle grotte di Ulisse, sulle orme del tragitto effettuato dall'eroe greco o secondo la rotta seguita nell'ultimo viaggio dalla barca dei Malavoglia; Il sentiero d'a muntagna, giro sul vulcano con visita alle masserie dell'Etna; Fantasticheria, itinerario romantico su barche con lampare, durante il quale si potrà remare o pescare, ascoltando dalla voce dei pescatori, come facevano i Malavoglia, leggende e novelle.

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