Picasso Ibero, al Centro Botín di Santander l’arte degli antichi Iberi che ha influenzato il grande artista a confronto con le sue creazioni

Giovanni Bosi, Santander / Spagna
E’ una mostra straordinaria quella che il Centro Botín di Santander, in Cantabria, propone fino al 12 settembre: “Picasso Ibero” è infatti la prima rassegna espositiva che esplora l’influenza dell’arte iberica sull’opera del grande Pablo Picasso attraverso più di 200 pezzi arrivati appositamente dal Museo Archeologico Nazionale di Madrid. Gioielli di storie e di arte in un gioiello di architettura come il Centro Botín, progettato dall’architetto e vincitore del premio Pritzker Renzo Piano. Che da solo vale la visita.
(TurismoItaliaNews) Trovarsi di fronte ai capolavori di Pablo Picasso è sempre emozionante. E se poi il percorso museale ti conduce per mano in un vero e proprio itinerario artistico che ti racconta l’evoluzione del Maestro a partire dall’influenza che su di lui ha esercitato il popolo preromanico degli Iberi, con i reperti dell’antichità e le opere picassiane messi a confronto, allora muoversi nella mostra è come compiere balzi di millenni in pochi secondi. C’è un motivo in più in queste settimane per essere nel capoluogo della Cantabria, Santander, dove il Centro Botín affacciato sulla baia presenta la mostra temporanea “Picasso Ibero”, organizzata in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris e curato da Cécile Godefroy, con Roberto Ontañón Peredo come curatore associato, e con il coordinamento per la sezione iberica di Pierre Rouillard. “Un confronto originale, stimolante quanto spettacolare, che offre al visitatore la possibilità di riflettere su come la scoperta di un'arte autoctona e ‘primitiva’ abbia contribuito alla formazione dell'identità e del linguaggio artistico di uno dei più grandi artisti del Novecento” spiegano i curatori.
I bronzetti degli Iberi, le loro sculture di divinità raccontano un passato che ha esercitato in Picasso (1881-1973) un’attrazione fatale, ritrovandosi per intero nei suoi lavori ma rivisti con i suoi occhi e con il suo cuore. La scoperta dell’arte iberica la realizza nel 1906 nella sala delle antichità orientali del Louvre, attraverso alcune sculture come quelle del Cerro de los Santos (Albacete) o la “Signora di Elche”. “Tale ritrovamento – spiegano i curatori della rassegna di Santander - lo porta ad elaborare nei mesi successivi diverse opere, come disegni preparatori, sculture e dipinti, direttamente ispirati alla statuaria monumentale in pietra e ai piccoli ex voto in bronzo che contemplava durante le sue visite al museo. Tutto questo è stato un punto di svolta nella sua ricerca formale e lo ha portato da un'opera più classica al salto che il cubismo ha rappresentato nella sua opera”.
Le numerose connessioni esistenti sono palesi. “Picasso Ibro” offre al visitatore, attraverso un centinaio di opere, una panoramica completa della creatività dell'artista dal suo periodo protocubista fino ai suoi ultimi anni, esaminando il fecondo dialogo che va dal periodo "iberico", che segue i decisivi sviluppi che hanno portato Picasso dal periodo rosa a una selezione di opere del 1908, fino alle opere in cui risuonano - formalmente o concettualmente - i grandi temi, caratteristiche e pratiche dell'arte iberica, queste ultime che ci conducono verso i suoi ultimi anni di creazione e che includono un'immensa varietà di tecniche e gesti artistici. Ma la visita acquista per il visitatore un doppio valore, avendo la possibilità di vedere da vicino reperti archeologici che fanno scoprire la diversità dell'arte iberica grazie a sculture in pietra di grande formato, oggetti in bronzo e cultuali, ceramica.
Non stupisce l’originalità della mostra del Centro Botín, in una città che di suo è considerata una delle più belle del mondo: verdi paesaggi di montagna, bellissime spiagge di sabbia bianca, edifici e palazzi signorili, architettura d’avanguardia e un inconfondibile eco della sua tradizione della pesca. Il Centro Botin poi è un fantastico testimonial di Santander: il centro d’arte è stato progettato dall’architetto e vincitore del premio Pritzker Renzo Piano, in collaborazione con Luis Vidal + Arquitectos. L'edificio, con una superficie totale di 8.739 mq, si articola in due volumi collegati tra loro da una struttura di piazze e camminamenti, il pachinko. Luce e leggerezza sono aspetti essenziali nella concezione del progetto da parte dell’architetto italiano: a sbalzo sul mare, la struttura non tocca il suolo, è sospesa su pilastri e colonne all'altezza delle cime degli alberi dei Giardini Pereda, fungendo da “darsena” sul mare.
Un prospetto che permette il passaggio della luce e viste straordinarie sulla baia, in completa integrazione con l’ambiente naturale ed urbano. Ottenendo peraltro una riqualificazione di vera sostanza, a vantaggio della vivibilità e della socializzazione, grazie al fatto di essere diventato un nuovo luogo di incontro nel centro della città che con arte, musica, cinema, teatro e letteratura anima la vita della città, rafforzando il suo tessuto sociale e culturale.
Per saperne di più
www.centrobotin.org/en
turismo.santander.es
www.spain.info/it
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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