Malesia, a tu per tu con l’orangotango: ecco come vengono protetti nella riserva della Bukit Merah Orang Utan Island Foundation

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Giovanni Bosi, Tasik Bukit Merah / Malesia

Tu li guardi e loro ti osservano. Ma ben presto si annoiano e tornano ai loro intrattenimenti consueti: grattarsi, mangiare, osservare i piccoli. Ma sono impressionanti e meravigliosi, oltre che enormi ed incredibilmente “umani”. Loro sono gli oranghitanghi accolti in Malesia nella riserva della Bukit Merah Orang Utan Island Foundation per proteggerli dall’estinzione. Il primo istinto è che vorrei abbracciarli e accarezzarli, ma è meglio stare in guardia...

 

(TurismoItaliaNews) Quando arrivo in battello al Centro, non vedo l’ora di incontrarli. E’ il primo pomeriggio e attraverso percorsi guidati e protetti riesco finalmente ad essere al loro cospetto. L’empatia è immediata, ma… come si dice: amore e timore: l’orangotango maschio non è proprio una scimmietta, raggiunge un’altezza tra 1,40 e 1,70 metri e può pesare fino a 118 kg, mentre le femmine pesano intorno ai 50 kg. Gli arti anteriori sono molto più lunghi e forti di quelli posteriori, e l'apertura delle braccia può anche superare i 2 metri. Una stazza notevole, un bellissimo pelo arruffato che varia tra il marrone e il fulvo. E i cuccioli sono fantastici.

Malesia, a tu per tu con l’orangotango: ecco come vengono protetti dalla Bukit Merah Orang Utan Island Foundation

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Empatia immediata, sì perché l’orango sa relazionarsi molto bene con noi umani, tanto da apprendere molto dall’osservazione e compiere azioni come piantare chiodi o tagliare un pezzo di legno con la sega. Ma come è facile intuire, sono in ogni caso animali estremamente potenti fisicamente e avvicinarne uno senza protezione potrebbe rivelarsi molto pericoloso. Così, pensando tutto questo, mi rendo conto che in questo caso ad essere in gabbia sono io mentre loro sono liberi di muoversi. I percorsi sono infatti studiati per non far rischiare nulla ai visitatori, che sono ben accolti dalla Fondazione e dagli stessi “ospiti” della riserva, che si aspettano qualche regalino, magari una banana, ma è severamente vietato dar loro da mangiare.

Il centro è realizzato su un’isola di 35 acri immersa nella cornice idilliaca del Bukit Merah Laketown Resort, e funge sia da centro di riabilitazione che di conservazione, oltre che da parco per educare il pubblico sull’orangutan. Loro ti guardano, tu li guardi, l’osservazione è reciproca. Poi mi chiedo: cosa starà pensando di me? Mi viene in mente lo scimmione del famoso bitter rosso… Ma ben presto, dato che non c’è nulla da mettere sotto i denti, l’interesse nei miei confronti crolla e uno ad uno si allontanano verso nuovi visitatori, forse più interessanti. Il progetto Bukit Merah Orang Utan Island Foundation in Malesia è nato proprio allo scopo di preservare dalla scomparsa l’orangutan, il cui nome deriva proprio da due parole malesi: orang, ovvero uomo, e hutan, ovvero foresta. E cioè “uomini della foresta”, come la gente del posto in passato chiamava i nativi delle foreste pluviali del Borneo e di Sumatra. E dunque a sua volta il termine orango altro non è che l’abbreviazione di orangotango. La riserva si affaccia sul Tasik Bukit Merah, il primo lago artificiale della Malesia, realizzato nel 1906 durante il regno del sultano Idris I, ventottesimo sovrano di Perak. Oggi Perak è il secondo stato più vasto della penisola malese di Malacca.

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Il programma di salvaguarda della Fondazione è ambizioso e al contempo necessario, perché purtroppo la Lista rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la Iucn Red List, ha classificato già da qualche anno il Pongo pygmaeus come specie a rischio critico di estinzione. Oggi per fortuna è vietata la caccia a questo animale, diffuso nelle calde e umide foreste tropicali del Borneo (dove esiste un centro per la tutela di questi animali), la terza isola del mondo per superficie, divisa dal punto amministrativo tra Malesia e Brunei nella parte settentrionale, e Indonesia in quella meridionale.

L'orango del Borneo è una scimmia ominide, endemica dell'area; ha una vita media dai 35 ai 40 anni in natura; in cattività può raggiungere anche i 60 anni. Il suo menù preferito è costellato di frutta selvatica: litchi, frutti del rambutan, dell'albero del pane, manghi e il suo frutto preferito, il durian. Ma su tutto i fichi, i quali dove lui abita normalmente nascono in diversi periodi dell’anno.

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La Bukit Merah Orang Utan Island (Bmoui) è stata istituita nel 2000 come centro di conservazione, una sorta di santuario riabilitativo per sostenere la protezione degli oranghi della Malesia, mentre è del 2008 la costituzione della Fondazione, incentrata sul programma di istruzione e ricerca sull’orangutan, diventando un punto di riferimento per molte importanti università locali e internazionali. E peraltro lo stesso Tasik Bukit Merah (la cui superficie è di circa 40 km quadrati) è un lago ricco di storie e attrazioni. La Malesia si rivela quindi una destinazione ideale per compiere un eco-viaggio, cioè quello che secondo l'International Ecotourism Society, è “un viaggio responsabile in aree naturali che conserva l'ambiente, sostiene il benessere e coinvolge l'interpretazione e l'educazione”. Provare per credere.

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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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