E’ questo l’orologio da torre più antico del mondo: il gioiello della meccanica è a Chioggia almeno dal 1386 (come a Salisbury, in Uk)
Giovanni Bosi, Chioggia / Veneto
L’avverbio è d’obbligo. “Almeno dal 1386” significa che c’è un attestazione ufficiale che dà per certa la sua esistenza già in quella data, ma questo vuol dire che risale ad ancora prima, addirittura al 1320 si dice. La sottolineatura non è di poco conto perché i chioggiotti sono orgogliosamente detentori di un primato nientemeno che mondiale, condiviso soltanto con Salisbury, la città del Regno Unito nota per la sua antichissima Cattedrale. Sulla laguna veneta, Chioggia sfodera un vero e proprio gioiello della meccanica collocato nella millenaria Torre di Sant’Andrea, attribuito alla famiglia Dondi Dall’Orologio. Imperdibile, ecco perché.
(TurismoItaliaNews) La Torre di Sant’Andrea svetta sulla piccola Venezia. Tra mare e laguna, quasi sospesa tra diverse tonalità di azzurro del cielo e dell’acqua, come tiene a dire la sua gente tra calli, canali e portici, Chioggia da secoli trova in questo millenario alfiere un rassicurante punto di riferimento. Alta una trentina di metri, questa massiccia torre aveva in origine una funzione di difesa, punto di osservazione ideale verso il mare, poi adattata a campanile della Chiesa di Sant’Andrea Apostolo intorno al Duecento.
Oltre alla bellezza architettonica, alta com’è consente praticamente di “volare” con lo sguardo a 360 gradi e sul sottostante Corso del Popolo, il cuore della città, una piazza-strada lunga ben 840 metri, il cardo maximus del castrum romano. Oltre che sul canale Vena con i suoi nove ponti e sul molo di Vigo, caratterizzato dal maestoso ponte istoriato. Già tutto questo è un buon motivo per avventurarsi su per i gradini della torre arrivando alla sua sommità, nella cella campania con i sacri bronzi. In realtà, il pretesto è anche un altro perché la Torre di Sant’Andrea oggi è un museo verticale, nel quale si sviluppa un percorso storico e culturale che ha il suo fiore all’occhiello proprio nel medievale orologio. “Dal 31 maggio 1839 ospita uno degli orologi ‘da torre’ più antichi del mondo tuttora funzionante, attestato dal 1386 e proveniente dalla torre nord dell’antico Palazzo comunale – ci spiega il professor Luciano Bellemo - l’orologio porta un evidente ‘marchio di fabbrica’: infatti i quattro montanti laterali della struttura terminano a punta nella parte alta, mentre alla base presentanto i piedi in avanti a forma di ‘zampa di cane’, particolarità queste che si riscontrano nell’astrario e anche nell’orologio di Piazza dei Signori a Padova (1434), opera sicura della fabbrica dei Dondi”.
Le ricerche archivistiche hanno confermato che si tratta dell’orologio più antico al mondo, coevo a quello presente nella cattedrale di Salisbury, nel Regno Unito. L’orologio nel corso del tempo ha subìto alcune riparazioni e modifiche: in particolare nel 1424 la riparazione, visibile ancora oggi, di quattro denti sulla ruota “magistra” e nella seconda metà del Settecento la modifica per l’inserimento del pendolo. La struttura originale è rimasta comunque inalterata e risulta divisa in due parti: quella anteriore con il rotismo che scandisce il tempo; quella posteriore con il rotismo preposto ai rintocchi delle ore. La paternità della macchina è dunque attribuita alla famiglia Dondi Dall’Orologio, cittadini di Chioggia, in particolare di Giovanni, creatore anche di un astrario che riproduce il movimento dei pianeti e di un trattato sulle maree.
“Sorprende la sua semplicità – sottolinea Claudio Perini, che ci accompagna nella visita alla torre - una meccanica ridotta ad una serie minima di ruotismi che tuttavia permettono non solo di scandire il tempo ma anche di trasformarlo, con la suoneria, nei rintocchi delle ore che, una originalità, si ripetono nell’arco di pochi minuti. La conoscenza delle leggi della meccanica e della lavorazione dei metalli manifestano tutta la grandiosità dell’ingegno umano”.
E’ uno straordinario documento datato 12 aprile 1386 a fornire indicazioni importantissime per una datazione certa dell’orologio. Documentato amministrativo peraltro curioso: vi si stabilisce che un tal Pietro Boça riceverà “5 libbre al mese come salario per l’incarico dell'orologio”. La decisione è del Minor Consiglio su ampio mandato dal Maggior Consiglio, che quel giorno ha così deliberato: “che Pietro Boça riceva 5 libbre al mese del pubblico erario per il tempo che ha lavorato e per il tempo seguente che si occuperà dell’orologio; che se dovrà recarsi a Venezia per motivo dell'orologio non riceverà nulla oltre al predetto salario; che Pietro Boça sia escluso da tutte le angarie e fazioni del Comune di Chioggia, non intendendo con ciò eventi di guerra oppure eventi inerenti al dominio di Venezia”. Il documento è conservato nell’Archivio Comunale di Chioggia.
La macchina antica è staccata e viene fatta funzionare a scopo dimostrativo solo durante le visite. Il quadrante esterno, che funziona con un meccanismo elettrico moderno, presenta un nucleo centrale da cui si dipartono 16 raggi, dei quali il più lungo indica le ore. La simbologia va ricondotta alla concezione filosofica di Raimondo Lullo (1253-1316) secondo cui dal nucleo centrale, cioè un insieme di 18 radici (9 dignità e 9 relazioni) spuntano 16 alberi che rappresentano tutto lo scibile e le finalità umane.
Lungo i sette piani della torre il percorso si snoda attraverso l’esposizione della vecchia croce del campanile (ritrovata sotto il pavimento durante i restauri, finita là dalla cima del campanile dopo essere stata colpita da un fulmine alla fine del XIX secolo), la descrizione della città prima della guerra di Chioggia (1379-1381) attraverso le fonti storiche antiche, paramenti sacri della parrocchia di Sant'Andrea, la macchina dell’orologio illustrata mediante documenti d’archivio, l’astrolabio, la cella campanaria con lo campane del 1843. La “scalata”, neppure troppo faticosa, vale davvero la pena. Il consiglio è di non perdersela quando si è a Chioggia, anche per ammirare da vicino le splendide conchiglie della collezione del Gruppo naturalisti “Linneo” che qui dentro ha la sua sede. Del resto, il mare è a due passi…