Cercando nel bosco incantato: a Borgo Val di Taro, nella terra dei Castelli del Ducato, un museo racconta l’unico Fungo Porcino Igp d’Europa
Giovanni Bosi, Borgo Val di Taro / Emilia Romagna
Questi piccoletti sono unici ed irrepetibili. Ovvero, per nostra fortuna i boschi di Borgo Val di Taro abbondano di questa specialità, ma in Europa sono gli unici ad aver conquistato il marchio Igp. Loro sono i Funghi Porcini di Borgotaro, protagonisti di un intero museo del circuito dei Musei del Cibo della provincia di Parma. A loro, alla loro storia e cultura, al loro habit e alle tante tradizioni che ruotano intorno è dedicato questo “contenitore” che si rivela un vero e proprio bosco incantato. Siamo andati a vederlo.
(TurismoItaliaNews) Da queste parti sono passati un po’ tutti. Pellegrini, mercanti e viaggiatori arrivati qui per recarsi poi in Lunigiana, provenienti dal Piacentino attraverso il ramo secondario della Via Francigena, diretti al Passo del Brattello per scendere poi verso Pontremoli. Un punto nevralgico delle due direttrici che portano a Chiavari dal Passo del Bocco e a Sestri Levante dal Passo di Cento Croci. Borgo Val di Taro se nei secoli scorsi è stato terra di conquista per tanti (l’Impero, il Monastero di Bobbio, il Comune di Piacenza, i Landi, il Papato, i Malaspina, i Visconti, i Fieschi, gli Sforza, i Doria e i Farnese), oggi è per fortuna decisamente per tutti. Complice la tradizione fortissima dei funghi porcini, che lo hanno portato ad essere il caposaldo della Strada del Fungo porcino di Borgotaro, che si snoda nell’alta Val Taro congiungendosi con la Val Baganza e la Val Ceno e sciorando paesaggi affascinanti dove la natura si mescola alla storia e all’arte, con numerosi castelli, pievi, antichi borghi medievali e luoghi di culto. Non per niente questa è la terra dei Castelli del Ducato, con 38 rocche, fortezze, regge e manieri da visitare e altrettanti luoghi d'arte tra ville, dimore storiche, musei, giardini da scoprire.
Giocoforza Borgo di Val di Taro è tra quei luoghi protagonisti del programma transnazionale Leader “Historical Houses and Cultural Heritage” messo a punto dal Gal del Ducato e dai portoghesi del Gal Adril – Vale do Lima, con il pieno supporto dell’Associazione Castelli del Ducato. La mission cè quello di assicurare un ancor più visibilità allo stretto rapporto tra valli con vigneti, aziende agricole e vitivinicole e roccaforti aperte al pubblico lungo le Strade Vini e Sapori dell’Emilia. Poteva quindi mancare il Fungo Porcino Igp di Borgotaro?
“ Il Museo del Fungo Porcino di Borgotaro è nato per svelare i tanti segreti di questo ‘frutto” della terra dell’alto Appennino parmense – ci spiega Alessandro Cardinali, vice presidente Gal del Ducato e presidente della Strada del Fungo Porcino di Borgotaro – si conferma così la volontà del territorio di celebrare i prodotti che lo hanno reso famoso in tutto il mondo e a raggiungere il riconoscimento di Parma Città Creativa per la Gastronomia Unesco. Entrando nel museo si ha come la sensazione di essere in un bosco incantato, il luogo più adatto in cui farsi svelare i tanti segreti di questo ‘frutto’ della terra dell’alto Appennino parmense”. Il Fungo Porcino di Borgotaro ha ottenuto il riconoscimento dell’indicazione geografica protetta nel 1996 e conserva saldamente il primato di essere l’unico Igp in Europa.
Sette sezioni racconta il fungo senza rete
Il percorso espositivo si divide in sette sezioni che parlano del bosco, della raccolta, della lavorazione, ma anche del fungo nella cultura nell’arte e nella gastronomia. Né vegetale né animale, in un’apposita sezione il Museo spiega esattamente cos’è un fungo, come è fatto, come si alimenta e come si riproduce con tutte le strategie (parassitismo, saprofitismo e simbiosi) messe a punto nei millenni. Importante elemento per l’economia della Val Taro e non solo, diverse imprese sono nate e cresciute per lavorare e trasformare questo prodotto: anche di questa, attraverso immagini e ricostruzioni storiche si parla in un’apposita sezione.
Un’ampia parte è dedicata agli aspetti ambientali, biologici, organolettici e nutrizionali del prodotto, ma non mancano tante curiosità. Fra queste, quella legata a Babbo Natale e anche all’albero addobbato come lo conosciamo oggi. Si racconta Infatti che l’amanita muscaria, il fungo rosso con pallini blanchi, fosse sacra per le popolazioni del nord Europa: le renne lo mangiavano e vagavano incoscienti. Da questo sarebbe nato il concetto delle renne volanti. Dato il forte potere allucinogeno, l’Amanita muscaria è stato utilizzato per secoli nei rituali sciamanici. Secondo recenti studi, anche la figura di Babbo Natale deriverebbe da uno sciamano che raccoglieva e faceva seccare a testa in giù questi funghi. Da qui sarebbe poi nata l’usanza dell’albero con gli addobbi rossi.
A Parma è del 1606 la prima citazione riferita al fungo Porcino e si trova in una missiva conservata alla Biblioteca Palatina di Parma. Flamino Platoni di Borgotaro indirizzava al duca Ranuccio Farnese un dono di funghi secchi. Il prodotto era molto apprezzato dai Farnese e impiegato magistralmente dal loro cuoco, Carlo Nascia, che ne parla ne "Li quattro banchetti alla Corte di Parma". Il Porcino, citato ripetutamente fra Sette e Ottocento, ha dato origine ad una vasta attività di raccolta nei boschi fra Albareto e Bedonia, di preparazione (secca, sott’olio e fresco) e di commercializzazione. La consacrazione in ambito gastronomico avvenne nel 1551 grazie a "Le Cuisinier François" di François Pierre de la Varenne. Sempre in ambito gastronomico la cucina italiana è una delle poche al mondo a utilizzare il fungo da solo o come ingrediente principale. In Italia la cucina regionale lo ha interpretato in modo fantasioso e originale arricchendo il ricettario nazionale di un numero enorme di preparazioni molto diverse. Il Museo offre uno spazio riservato alle principali ricette per gustare il Porcino di Borgotaro, ricordando che solo pochissime varietà possono essere consumate crude e fra queste i principi del bosco: Ovoli e Porcini.
La Strada del Fungo porcino di Borgotaro
Nel profondo della provincia parmense salendo verso l’Appennino c’è l’itinerario enogastronomico dedicato al fungo porcino più famoso d’Europa. La Strada del Fungo porcino di Borgotaro, che si snoda nell’alta Val Taro congiungendosi con la Val Baganza e la Val Ceno, offre paesaggi affascinanti dove la natura si mescola alla storia e all'arte, con numerosi castelli, pievi, antichi borghi medievali e luoghi di culto. Questo tratto di crinale appenninico è una terra ricca di storia: per secoli i sentieri della fede si sono sovrapporti ai traffici commerciali che dalla Francia e dalla Pianura Padana volgevano al mare. Il prodotto che dà il nome all’itinerario, il Fungo porcino di Borgotaro Igp, cresce in questo lembo di terra di Emilia, alle frontiere con Liguria e Toscana, in un suggestivo paesaggio di speroni di roccia, torrenti e boschi. Intorno ad esso ruota una lunga tradizione di montagna: i riti delle stagioni, della gastronomia e le sagre estive ed autunnali rappresentano momenti d'intensa vitalità vissuti con grande coinvolgimento.
A Borgo Val di Taro e non solo si possono acquistare le specialità del territorio, a partire dai funghi porcini che sono consumati in molte maniere: sott’olio, in padella, alla piastra, crudi in fette sottilissime, nel sugo delle tagliatelle, coi tortelli, il riso o gli gnocchi di patate; poi anche Prosciutto di Parma Dop e Parmigiano Reggiano Dop, infine prodotti come marmellate, liquori, frutti del sottobosco, pani di montagna, torte d'erba e di patate. Altre tappe da non perdere sulla Strada sono Berceto, per cui passa la via Francigena, l’antica via dei pellegrini che da Canterbury portava a Roma; poi a Bedonia è quasi d’obbligo una sosta per visitare il Planetario e il Seminario, mentre Albareto è un vero paradiso per i cercatori di funghi. Per concludere in bellezza l’itinerario è raccomandata, infine, una sosta a Compiano, un paese medioevale guardato a vista da un maestoso castello e stretto da una bella cinta muraria, lungo le cui strette strade si affacciano palazzi nobiliari e case torri.
Borgo Val di Taro, attraversarlo è un piacere
Gli edifici di interesse storico e artistico di Borgo Val di Taro sono tutti concentrati all'interno del vecchio circuito delle mura medievali: la prospettiva di Via Nazionale, con i suoi palazzi nobiliari del XVII-XVIII secolo, ricchi di affreschi e di stucchi, come Palazzo Boveri, la gotica chiesa di San Domenico, Palazzo Bertucci, l'arco Bertucci di piazza Farnese e il monumento ad Elisabetta Farnese del 1721, opera di Giuliano Mozani (+1734). Unico in Europa, è stato voluto dagli abitanti per ricordare il passaggio e la sosta nel Borgo della futura Regina di Spagna nel suo viaggio alla volta del Paese iberico. Da ammirare anche l'ex ospedale di Santa Maria e Lazzaro, massiccia costruzione cinque-seicentesca con lesene e cornicioni in pietra, oggi denominato Palazzo Tardiani e sede dell'Unione del Comuni, e il Palazzo Pretorio, sede del Comune, con loggiato costruito sui ruderi di un edificio di epoca medievale, che domina con la sus mole la piazza centrale. Vicina all'ex ospedale si trova la chiesa di Sant'Antonino, fondata nel 1226 e ampliata nel 1636, con facciata del 1925 e altare monumentale in legno dorato. Passando da Porta Portello, antico ingresso al paese e luogo del mercato dei funghi, e superando il ponte che unisce il centro storico con la stazione della lines ferroviaria, si trova la cinquecentesca chiesa di San Rocco dalla facciata barocca.
Per saperne di più
galdelducato.it
castellidelducato.it