Trento, Urbs picta: col trekking urbano si scoprono palazzi affrescati che raccontano antiche storie

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Giuseppe Botti, Trento

L’hanno chiamata Urbs picta, la città dipinta. E in effetti quello che può esibire Trento, perché di questa città si parla, è un patrimonio artistico notevolissimo, che documenta la ricchezza delle famiglie nobili che le hanno lasciato in dote palazzi frutto di riadattamenti di strutture molto più antiche realizzati per lo più tra il XV e il XV secolo. Con risultati a dir poco straordinari.

 

(TurismoItaliaNews) Quando si parla di Trento balza subito in mente la scenografica Piazza Duomo, una delle più belle d’Europa, con la Torre Civica. Ma in realtà Trento è una vera e propria “città dei palazzi”, ognuno dei quali racconta una delle storie che insieme costituiscono l’epopea di questo territorio. Da Palazzo Geramia, perla gotico-rinascimentale, a Casa Balduini; da Palazzo dei Panni (edificato alla fine del ‘600, un tempo di proprietà della famiglia dei conti d’Arco) a Palazzo Alberti Poja di fine '700 (attualmente destinato alla valorizzazione delle raccolte del Museo Civico attraverso mostre temporanee ed esposizioni permanenti) è un susseguirsi di veri e propri monumenti.

Così un trekking urbano nel cuore di Trento si rivela una scoperta dietro l’altro. Ecco dunque alcuni di questi palazzi, destinati a richiamare la attenzione vostra attenzione quando andrete alla scoperta della città.

Palazzo Quetta Alberti-Colico
La facciata è caratterizzata dalla sovrapposizione di affreschi cinquecenteschi a preesistenze quattrocentesche. Motivi floreali e fregi all’antica denotano l'influenza sensibile del colorismo veneto. La partitura del prospetto, frutto dell'accorpamento di due preesistenti lotti medievali, è arricchita dall'inserimento del balconcino con bifora e della trifora in asse con il portale, sovrastato dal monogramma di San Bernardino sorretto da due angeli scolpiti a rilievo.

Municipio Vecchio
Antica sede del Magistrato Consolare, è un complesso di edifici che si estende tra via Cavour (l'antica Contrada di Santa Maria) e via Belenzani (l'antica Contrada Larga). Il prospetto orientale è stato completamente rifatto in stile neoclassico dall'ingegner Antonio Bassi nel biennio 1837-1838: è sormontato dall'aquila civica e da quattro statue settecentesche già collocate nel giardino del Castello del Buonconsiglio. II motto latino “Montes Argentvm Mihi Dant Nomenqve Tridentvm” (I monti mi danno l'argento e il nome di Trento) allude alla mitica origine del nome della città.

Palazzo Geremia
Perla della Trento gotico-rinascimentale, è oggi la sede di rappresentanza del Comune di Trento. L'edificio, costruito a cavallo tra XV e XVI secolo, è uno dei primi esempi compiuti dell'architettura rinascimentale trentina e anticipa molte soluzioni adottate nei palazzi di epoca clesiana. L'anonimo pittore che affrescò la facciata manifestò una cultura figurativa affine a quella veronese e vicentina di fine Quattrocento. In evidenza temi storico-morali quali l'incontro dell'imperatore Massimiliano I con la cittadinanza, la ruota della Fortuna, Marco Curzio a cavallo, il sacrificio di Muzio Scevola e di Lucrezia. Anche l'inquadramento degli elementi in pietra, scandito dalle eleganti quadrifore, riporta a schemi tipici della coeva architettura veneta.

Palazzo Thun
Il palazzo è una delle più significative residenze gentilizie della città. Per quattro secoli, a partire dal 1454, fu proprietà della famiglia Thun, il cui stemma campeggia sugli spigoli della facciata e sulla chiave d'arco del portale. Il prospetto sull'antica via Larga presenta tracce di una decorazione a finto bugnato. Accorpato ad altri edifici, venne radicalmente rinnovato alla metà del XVI secolo. Fu utilizzato per alcune congregazioni nella fase finale del Concilio di Trento, quando ospitò i cardinali legati Ercole Gonzaga e Giovanni Morone. Essenziali opere di restauro, dirette dall'architetto bresciano Rodolfo Vantini, si svolsero a partire dal 1831.

Palazzo Fugger Galasso
Detto anche Palazzo del Diavolo, da una leggenda citata da Goethe nel 1786, sorse nel 1602 per volere di Georg Fugger, discendente dalla potente famiglia dei banchieri di Augusta e marito della nobile trentina Elena Madruzzo. Fu eretto, in un severo e solenne stile classico, su disegno dell'architetto bresciano Pietro Maria Bagnadore (1550-1619) e in seguito acquistato dal maresciallo imperiale Mattia Galasso. L'annessa cappella, dedicata ai Martiri Anauniesi, fu eretta nel 1607 dallo stesso Bagnadore, che ne eseguì anche la decorazione pittorica, mentre i pregevoli stucchi si devono al comasco Davide Reti.

Palazzo Saracini Cresseri
La regolarità compositiva della facciata colloca il palazzo tra i migliori esempi dell'architettura rinascimentale cittadina. Nella disposizione simmetrica delle aperture primeggia la grande quadrifora centrale con i due balconi in pietra che incorniciano il portale a tutto sesto, opera di grande valore formate. La decorazione pittorica a finto bugnato e fregi risale alla fine del XIX secolo. Eretto dai Saracini verso la meta del Cinquecento, l’edificio passe) alla fine del secolo successivo ai baroni Cresseri, signori di Castel Pietra. Una lapide murata all'interno ricorda che nel 1777 vi morì il duca di Gloucester, fratello di re Giorgio III d'Inghilterra. Nella seconda metà dell'Ottocento il palazzo fu rimaneggiato e restaurato dai Pedrotti, che lo abitarono fino al 1954, anno in cui fu acquistato dalla Società degli Alpinisti Tridentini.

Palazzo Salvadori
Il palazzo venne edificato all'inizio del ‘500, nel luogo ove sorgeva l'antica sinagoga ebraica, dal maestro lombardo Ludo di Pietro. E’ un coerente e tipico esempio delle trasformazioni rinascimentali dell'edilizia urbana. La cappella interna, ora sconsacrata, fu decorata nel 1770 dal pittore bolzanino Carl Henrici. I due medaglioni in pietra che sovrastano i portali d'ingresso, opere settecentesche dello scultore Francesco Oradini, raffigurano il Martirio e la Gloria del Simonino: le due scene si riferiscono a un infanticidio rituale, in realtà mai avvenuto, di cui fu accusata nel 1475 la comunità ebraica trentina, che fu per questo perseguitata e dispersa.

Palazzo Meli Del Monte
Posizionato all'angolo tra via del Suffragio e via San Marco, nel quartiere tedesco della città, l'edificio è stato realizzato tra la fine del ‘400 e l'inizio del ‘500. L'unitarietà del progetto e la ricchezza delle decorazioni in pietra - tra cui spiccano tre eleganti balconi - lo distinguono quale esempio dell'evoluzione dalle forme dell'architettura tardogotica verso i caratteri del più maturo rinascimento. Di grande interesse è il ciclo affrescato, raffigurante le Fatiche di Ercole, figure di Sapienti e fregi fitomorfi. Fu realizzato da un anonimo pittore tra il 1515 e il 1519.

Magno Palazzo
Disposto a ridosso delle antiche mura urbiche, fu la residenza del cardinale Bernardo Cles (1485-1539), che lo fece edificare, accanto al Castelvecchio, tra il 1528 e il 1536, anno in cui venne ufficialmente inaugurato. I pittori Girolamo Romanino, Dosso e Battista Dossi e Marcello Fogolino sono gli autori dei cicli affrescati che adornano gran parte degli ambienti interni. Maestranze italiane, soprattutto venete e lombarde, si alternarono a quelle nordiche nella conduzione del cantiere e nell'esecuzione degli arredi di quella che è considerata una delle più ricche residenze principesche dell'Italia settentrionale.

Di grande interesse sono anche il Palazzo seicentesco in cui nacque Antonio Rosmini-Serbati, attuale sede della Biblioteca Rosminiana; la Centrale idroelettrica di Fies, importante testimonianza di archeologia industriale, è dal 2002 un centro di creazione e produzione delle arti contemporanee; Palazzo Eccheli – Baisi, settecentesca dimora nobiliare di campagna, oggi sede del Museo del fossile, del giardino botanico e di alcune mostre temporanee; Palazzo de Maffei, edificato a metà del ‘600 e composto da due case disposte ad angolo.

Per saperne di più
www.discovertrento.it
www.comune.trento.it
www.visittrentino.info

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