Cosa resta del Vietnam di Ho Chi Minh? Hanoi pronta a ruggire nell’economia del sud-est asiatico
Giovanni Bosi, Hanoi / Vietnam
Oggi il Vietnam è un Paese socialista avviato decisamente sulla strada della modernizzazione, pronto a ritagliarsi un proprio ruolo (anche attraverso il turismo) nel laborioso sud-est asiatico. Se gli ultimi 150 anni sono stati durissimi con guerre che hanno opposto gli indomiti vietnamiti a francesi, cinesi, americani e giapponesi, Hanoi ha ormai intrapreso riforme economiche che attirano investimenti internazionali e connotano un mercato sostanzialmente libero. Cosa resta allora del Vietnam di Ho Chi Minh?
(TurismoItaliaNews) A ben guardare del Vietnam di Ho Chi Minh c’è praticamente tutto. Perché zio Ho, come lo chiamano qui, anche se scomparso nel 1969 resta un maestro, un faro, un esempio, il testimonial della libertà e del riscatto del popolo vietnamita. Leggendo la storia del Paese – drammatica e complessa – ci si rende subito conto che Ho Chi Minh non è stato un leader comunista qualsiasi, ma un autentico “trascinatore” che ha dato anima e corpo per restituire dignità ed autonomia al proprio Paese, quello nato dallo sfaldamento dell’Indocina e come restituito dalla tragica e pesantissima guerra con gli Usa.
Così per capire davvero meglio l’essenza di questo Paese, la visita non può che partire necessariamente da Hanoi e dal Lăng Hồ Chí Minh, ovvero il grandioso mausoleo al centro della piazza Ba Ðình che accoglie la salma imbalsamata dello statista. Per entrare in visita bisogna mettersi rigorosamente in fila di buon mattino con turisti e vietnamiti (tra cui tantissimi bambini in tenera età) non prima di aver lasciato borse e macchine fotografiche nell’apposito deposito e dopo il controllo del metal detector. Poi ancora in fila, che tuttavia scorre rapidamente sotto il controllo delle guardie d’onore in impeccabile divisa bianca.
E’ un’esperienza da provare, è come trovarsi direttamente in un libro di storia, addirittura è come se si attraversasse una stargate. Intanto perché il luogo è lo stesso dove il 2 settembre 1945 Ho Chi Minh lesse la dichiarazione di indipendenza che diede il via alla Repubblica Democratica del Vietnam. E poi perché dentro quella costruzione in marmo grigio - alta 21,6 metri e larga 41,2 metri, costruita fra il 2 settembre 1973 e il 29 agosto 1975 – c’è il corpo di un uomo stimato, odiato, amato e combattuto ma universalmente riconosciuto nella storia moderna non solo come un rivoluzionario, ma anche quale stratega di guerra, primo ministro del Paese dal 1946 al 1954 e suo presidente dal 1954 al 1969, anno della morte. Si potrebbe quasi dire che se qualche leader comunista è già caduto in oblìo, difficilmente questa sorte verrà riservata ad Ho Chi Minh. La stessa Unesco nella sua risoluzione lo ha qualificato “un eroe della liberazione nazionale e un grande uomo di cultura”.
La Casa Gialla è il Palazzo presidenziale di Hanoi
In fila dunque, scorrendo accanto alla struttura ispirata a quella del mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa di Mosca e su cui campeggia la grande scritta incisa “Chủ tịch Hồ Chí Minh”, ovvero “Presidente Ho Chi Minh”. Si accede quindi dal portone centrale: all’interno si salgono delle scale e subito si avverte la forte differenza di temperatura con l'esterno: la prima cosa che si nota è la frase incisa nel marmo che usava ripetere spesso “Niente è più importante dell’indipendenza e della libertà”. Il freddo è necessario per mantenere inalterato il corpo imbalsamato di Ho Chi Minh, posizionato nella camera centrale del mausoleo rivestito di marmo rosso, all’interno di un’urna di vetro lievemente illuminata. Il volto è ben leggibile e l’insieme, assolutamente suggestivo, incute rispetto se non altro per la storia di quest'uomo che è venerato dal suo Paese. Tutte le banconote vietnamite (da tempo non circolano le monete) riportano il volto sorridente dello statista comunista, mentre sul retro sono riportati monumenti e scenari più rappresentativi del Vietnam. La banconota più ricercata ai collezionisti (e più amata dagli stessi vietnamiti) è la vecchia versione da 10.000 dong stampata in colore rosso su carta (e non in polimero come le attuali). Il colore rosso è considerato infatti ben augurante e comunque insieme al giallo è anche uno dei colori del Vietnam, oltre ad essere rappresentativo del potere imperiale.
Per la verità Ho Chi Minh aveva scritto nel suo testamento di essere cremato, ma già mentre era in vita alcuni funzionari dell’establishment si erano recati a Mosca per apprendere le modalità di imbalsamatura poi applicate al presidente. Quando si vuole andare a visitare il mausoleo è bene informarsi su orari e giorni di apertura in quanto non sempre è possibile accedere.
Lo scalone principale del museo dedicato allo statista vietnamita
Da non mancare è anche la visita (da compiere preferibilmente prima di mettersi in coda per il mausoleo) del Museo dedicato ad Ho Chi Minh, allestito nella grandiosa vicina struttura che vuol simboleggiare un fiore di loto bianco e nella quale sono conservati documenti, ricordi, corrispondenze, oggetti personali di zio Ho, oltre 25.000 pubblicazioni. Il museo (con accesso da Ngoc Ha Street) non manca di documentare i momenti drammatici della guerra contro l’America, con una visione ovviamente dal punto di vista della resistenza vietnamita, e il racconto della presa di Saigon (la città del sud che oggi è proprio dedicata ad Ho Chi Minh). Del resto il museo, inaugurato nel 1990 in occasione del centenario della nascita, è stato costruito “per soddisfare le aspirazioni del popolo vietnamita per mostrare la propria profonda gratitudine al Presidente, per commemorare i suoi grandi meriti, per esprimere la volontà di studiare e seguire il suo pensiero, la moralità e stile di vita, e di essere uniti al fine di costruire il Vietnam in un Paese di pace, l’unità, l’indipendenza, la democrazia e la prosperità, l’amicizia e la pace in coltivare relazioni con i popoli di tutto il mondo”. Missione che oggi il Vietnam rispetto ed attua in pieno.
Il Parco Bach Thao. in alto il grande viale Hung Wuong Road con il Mausoleo di Ho Chi Minh
Davanti al mausoleo, il grande viale Hung Wuong Road viene utilizzato per le celebrazioni più importanti. Poco distante, praticamente immersa nel Parco Bach Thao, c’è la Casa Gialla, attuale Palazzo presidenziale (1906), singolare esempio di eclettico stile coloniale, il cui colore rappresenta (come in tutta l’Asia) la longevità e la felicità. Sempre qui sorge il caseggiato in cui ha abitato Ho Chi Minh, inclusa la palafitta di legno donatagli in ricordo del luogo in cui aveva trascorso l’infanzia nella provincia centro settentrionale di Nghe An, e dal 1958 sua sobria e modesta dimora. Molto bella è la Pagoda del 1049, a forma di fiore di loto, costruita su un unico pilastro (Chua Mot Cot). La sua unica e piccola sala custodisce la statua del Boddhisatva della Misericordia, in lingua locale Quan Am, quotidianamente omaggiata con candidi fiori di loto, elemento iconografico associato alla divinità in quanto simbolo di purezza e fonte d’ispirazione della forma stessa del padiglione. Qui si viene a pregare e si offrono in dono incenso, tè verde secco, frutta come il Phat Thi (mani di Buddha) non commestibile ma molto profumato e bello da vedere; e ancora torte di riso, candele. Gli oggetti commestibili si possono tornare a prendere dopo una ventina di minuti per essere riportati a casa. Praticamente sono "benedetti".
Del resto qui in questo Paese la storia parte davvero da lontano. I Viet fanno risalire la storia della loro stirpe a 2700 anni fa e riconoscono l’origine delle loro radici nelle limacciose e fertili terre del Fiume Rosso (Song Hong) che si estende verso il Golfo del Tonchino, dove rimangono ormai solo tracce archeologiche delle sue più antiche cittadelle fortificate a memoria di questo arcaico passato.
La Pagoda del 1049, a forma di fiore di loto, costruita su un unico pilastro (Chua Mot Cot). Sopra: la palafitta di legno donata ad Ho Chi Minh in ricordo del luogo in cui aveva trascorso l’infanzia