Un complesso monumentale assolutamente unico in Etruria potrebbe essere il teatro più antico della storia

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Giovanni Bosi, Vetralla / Lazio

E se fosse il teatro più antico della storia? Interrogativi affascinanti circondano ancora il complesso monumentale, assolutamente unico in Etruria, realizzato nel tufo nella prima metà del VI secolo avanti Cristo. Sullo sfondo del gigantesco tumulo destinato a una potente famiglia gentilizia del luogo, a Vetralla, nella Tuscia viterbese, c’è un sito archeologico che riporta direttamente indietro nel tempo…

 

(TurismoItaliaNews) Grotta Porcina - così si chiama quest’area archeologica nella campagna di Vetralla, al confine con il territorio di Blera, in provincia di Viterbo – ha questo nome soltanto perché richiama il suo ultimo utilizzo, ricovero per maiali, prima che scattasse una doverosa azione di tutela. In ogni caso purtroppo tardiva, perché i tombaroli l’avevano già alleggerita di tutto quello che si poteva portare via. Ed è anche vero che nel corso dei secoli l’insieme è stato profondamente modificato all’interno a causa della sua riutilizzazione come stalla, anche se resta apprezzabile una parte degli originari soffitti cassettonati.

Di fatto il fascino del luogo resta intatto e immutabile, perché evoca brani di storia importanti per questo territorio, scenario dell’epopea degli Etruschi. Il sito nei pressi del torrente Grignano, oggi risulta in piena campagna, lontano da centri abitati, ma 2.600 anni fa qui l’assetto era completamente diverso: “Arrivando a quell’epoca avremmo trovato piccoli insediamenti rurali creati dalle città di Tarquinia e Cerveteri – ci spiega Sabrina Moscatelli, guida turistica, escursionistica e ambientale nonché presidente dell’associazione Antico Presente, che ci accompagna nella nostra visita a Grotta Porcina – oggi è rimasto soltanto il grande tumulo circolare che raccoglie una tomba a tre camere, ma che in ogni caso ci fornisce informazioni puntuali su come era la quotidianità degli Etruschi”.

Certo, se i tombaroli non avessero sottratto tutto, sarebbe stato possibile saperne molto di più: “I tombaroli hanno provocato danni irreparabili – ammette Sabrina Moscatelli - perché hanno portato via oggetti fondamentali per capirne di più sulla storia dei personaggi che sono legati a queste tombe e allo straordinario complesso monumentale situato a poca distanza”. Anche perché almeno uno di loro doveva essere un personaggio molto importante a giudicare dall’aspetto principesco della sepoltura: “E’ una piccola collina scavata per ricavarne una tomba grandiosa, 28 metri di diametro e 4 di altezza, 3 stanze allineate con soffitti a cassettoni, c’erano letti a colonnine scolpite e altre decorazioni tipiche della tipologia cervetana – sottolinea Sabrina Moscatelli - la tomba era come una casa: per gli Etruschi la vita proseguiva dopo la morte e proseguiva là dove venivano sepolti. Ecco perché le tombe sono le uniche a darci informazioni sulla loro quotidianità. La sottrazione dei corredi funerari ci ha tolto l’opportunità di saperne di più…”.

E’ a breve distanza che si trova il singolare altare sacrificale scavato nel tufo e contornato da gradini destinati agli osservatori dei riti officiati, tanto che qualcuno pensa possa trattarsi addirittura del primo e più antico “teatro” d’Italia legato al culto funebre. Alla sommità del basamento, oggi perduta insieme al vero e proprio altare che doveva coronarlo, era possibile accedere tramite una sorta di ponte collegato con una “cavea” quadrangolare che presenta su tre lati gradoni che - appunto come in un “teatro” - servivano per la sistemazione degli intervenuti alle cerimonie che dovevano svolgersi in onore dei defunti, probabilmente gli stessi titolari del tumulo monumentale, chiamato “Grande Ruota” per la sua forma. La decorazione a bassorilievo, di cui restano delle parti, interessava il tamburo del basamento e le fiancate del “ponte” ed era costituita da un corteo di animali in stile orientalizzante: felini, bovini e cavalli, separati da lunghe palmette verticali graffite a spina di pesce.

Tutt’intorno il territorio è quello tipico della Tuscia, caratterizzato da vasti pianori intervallati da valloni scavati dall’acqua, in cui si individuano alcune “tagliate” etrusche, ovvero strade scavate nella roccia. Arrivare a Grotta Porcina è semplice: all’altezza del km. 26,6 della Sr 1-bis Aurelia, provenendo da Vetralla o da Tarquinia, si imbocca una strada rurale asfaltata (località Dogane) e si seguono le indicazioni. Dopo aver camminato per circa un chilometro tra gli olivi, ci si ritrova in una sorta di anfiteatro naturale dove si erge la collinetta scavata per le tombe.

Il sito dell’associazione Antico Presente

 

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