Migliaia di pellegrini ebrei a Djerba alla sinagoga della Ghriba: grande festa insieme a musulmani e cristiani
Giovanni Bosi, Djerba / Tunisia
Sono arrivati a migliaia da vari luoghi del mondo: dall'Europa, da Israele, dagli Stati Uniti. Sono gli ebrei che in Tunisia hanno partecipato – tra eccezionali misure di sicurezza – al pellegrinaggio 2017 alla sinagoga di Ghriba, centro dinamico del giudaismo nell'odierno mondo musulmano, per celebrare la festa ebraica di Lag Ba'omer. E questo antichissimo luogo santo è anche una delle principali attrazioni dell'isola di Djerba, dove le 3 religioni monoteiste convivono in pace da sempre. Siamo venuti a vedere.
(TurismoItaliaNews) L'atmosfera è quella della festa condivisa. Della gioia di vivere e soprattutto della gioia di esserci, nonostante i tempi cupi in cui un evento come questo richiede il massimo sforzo per garantire la sicurezza a chi partecipa, con polizia ed esercito schierati in campo. Ben presenti, ma discreti nel loro lavoro. Per la Tunisia una prova di maturità importante dal punto di vista dell'azione anti-terrorismo: un modo per ribadire che questa è una terra sicura e che i turisti possono tornare per le loro vacanze come un tempo neppure troppo lontano.
Anche questo è il senso del pellegrinaggio annuale della Ghriba, il cui culmine in questo 2017 si è avuto domenica 14 maggio (33° giorno dalla Pasqua ebraica) con la grande festa nel villaggio di Erriadh (Hara Sghira), una delle due città ebraiche sull'isola, e poi la chiassosa processione con la Torah di bronzo. Ma prima ancora, è stato il tempo della preghiera nella sinagoga, l'accensione delle candele e la simbolica deposizione di gusci d'uovo - su cui vengono scritte preghiere per invocare la guarigione di disturbi o invocare la fertilità - in una cavità nella parte più antica dell'edificio sacro, che secondo la leggenda è stato costruito intorno al 500 a.C. da ebrei fuggiti da Gerusalemme dopo la distruzione romana del Tempio di Salomone.
Migliaia i partecipanti, tra i quali anche musulmani e cristiani, perché qui a Djerba le tre grandi religiosi monoteiste vivono e convivono insieme in uno spirito di reciproco rispetto e fraterna amicizia. “Siamo cugini” ha detto Rabbi Raphael Cohen Zfat, arrivato dal nord di Israele: nel suo abito nero e con una lunga barba bianca, ha lodato la Ghriba come un “simbolo di tolleranza e di coesistenza pacifica” tra musulmani ed ebrei e ha accolto con favore quella che ha definito "una presenza di sicurezza rassicurante”. Tra i presenti, anche il premier tunisino Youssef Chahed, il quale ha osservato che "la Tunisia resterà un Paese di apertura e coabitazione di religioni"; e poi i ministri del turismo Salma Elloumi Rekik e della cultura Mohamed Zine el-Abidine, l'ambasciatore di Francia in Tunisia, Olivier Poivre d’Arvor e la delegazione diplomatica degli Stati Uniti. Oltre a 2.500 ebrei, sono circa 12mila i visitatori accorsi nell'isola in occasione del pellegrinaggio, secondo il ministro Elloumi Rekik.
Nell'edificio prospiciente la sinagoga, una sorta di caravanserraglio deputato ad accogliere i pellegrini visita, si svolge il momento più gioioso della festa, con canti e balli tradizionali a cui tutti partecipano. E come detto, non solo ebrei. Poi verso il tardo pomeriggio, ci si prepara alla processione, con la formazione di un lungo serpentone multicolore e rumoroso. Le donne, incluse le bambine, sono vestite con il loro abito migliore, il sorriso è sulla bocca di tutti.
A stare qui, per il pellegrinaggio della Ghriba, si ha la sensazione che nel mondo non esistano frontiere e steccati religiosi, così come ha detto lo stesso rabbino Raphael Cohen Zfat, mutuando le parole di Papa Francesco: noi stiamo insieme, non abbiamo problemi.