Riti e corredi dalla necropoli romana di Opitergium: a Oderzo per la prima volta in mostra con “L’anima delle cose”

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Cinquanta tra i più belli e significativi corredi, rinvenuti in più di trent’anni di scavi nella necropoli dell’antica Opitergium, in mostra per la prima volta. Fino al 31 ottobre 2021 nel Palazzo Foscolo e nel Museo Archeologico di Oderzo, in provincia di Treviso, in una visione d’insieme, alcuni tra i corredi più belli e significativi rinvenuti grazie alle indagini archeologiche che, a partire dagli anni Ottanta, hanno interessato il centro della città, portando alla luce importanti evidenze dell’antica centro romano e rivelando il glorioso passato dell’abitato. Esposto per la prima volta l'Apollo di Oderzo, l'elegante bronzetto rinvenuto negli scavi del 1984, visibile dopo tanti anni nell'antica Opitergium.

 

(TurismoItaliaNews) “L’anima delle cose. Riti e corredi dalla necropoli romana di Opitergium” presenta corredi per lo più inediti ed effettivamente rappresentativi per tipologia di rituale, arco cronologico, distribuzione topografica e materiali rinvenuti. Le indagini archeologiche, effettuate dal 1986 al 2013 hanno in particolare interessato, in anni successivi, l’area del canale Navisego Vecchio Piavon e della cosiddetta lottizzazione Le Mutere (a ovest), l’area del sottopasso ferroviario e della lottizzazione dell’Opera Pia Moro (sud) e l’ampia area di via Spiné, via degli Alpini, via Caduti dei Lager (sud est) e, relativamente all’età tardoantica in una fase di contrazione dell’abitato, la zona delle ex Carceri di Oderzo: sono queste le principali aree di provenienza dei reperti in mostra, tutti restaurati grazie a finanziamenti della Regione del Veneto e del Comune di Oderzo.

Via degli Alpini (1994), US 468-469 - Cavallino giocattolo - Ι - V secolo d.C. - Corpo ceramico arancio; ricomposto. Archivio fotografico SABAP-VE-MET

Sottopasso SS 53 (1999-2000) - Tomba 33 - Prima metà Ι secolo d.C. Tra i vari materiali: statuina fittile di cavallo e cavaliere e due volti fittili. Archivio fotografico SABAP-VE-MET

L'Apollo di OderzoIl segnale di ripartenza si rafforza ulteriormente con l'annuncio da parte di Oderzo Cultura e della Soprintendenza competente, è l'arrivo nelle collezioni museali opitergine di un reperto di grande forza espressiva, rinvenuto nel 1984 nel settore urbano nord orientale dell'antica Oderzo, tra i ritrovamenti di strutture abitative. La statuetta del I secolo d.C raffigurante Apollo ignudo, alta circa 21 centimetri in bronzo a fusione piena, gli occhi ageminati in argento, è uno dei più importanti reperti dello scavo condotto in quell'area. Dal 28 maggio, l' Apollo di Oderzo, questa mirabile piccola scultura, restaurata e studiata dagli specialisti della Soprintendenza è per la prima volta visibile al pubblico, arricchendo in maniera permanente le collezioni del Polo Museale di Oderzo Cultura. Di gusto classicista, l'Apollo, con i capelli divisi da una scriminatura centrale, racchiusi sulla nuca e trattenuti da una tenia, ha la gamba sinistra flessa. Il braccio sinistro è piegato e proteso in avanti, la mano è racchiusa nell'atto di stringere l'arco, di cui resta un frammento. Il braccio destro è abbassato e probabilmente stringeva una freccia.

Sei secoli di storia, dal I al VI secolo d.C., raccontati in un viaggio attraverso reperti inediti, alla scoperta dell’antica Opitergium e dei suoi abitanti. La mostra si sviluppa dunque nelle sale di Palazzo Foscolo, ove sono esposti i corredi suddivisi per tipologie di deposizione – incinerazione diretta, incinerazione indiretta, inumazione - e prosegue nel salone centrale del Museo archeologico, che raccoglie numerosi reperti provenienti da contesti funerari, spesso riutilizzati negli edifici cittadini, ricostruendo idealmente l’assetto di una via che conduce ad Opitergium.

Romanizzata grazie alla costruzione della via Postumia - l’asse viario che metteva in comunicazione Genova con Aquileia - e soprattutto in seguito all’estensione della cittadinanza romana ai suoi abitanti negli anni compresi tra il 49 e il 42 a. C. (come per le popolazioni dell’intera Transpadana), Opitergium ha infatti una storia rilevante di interventi urbani in chiave monumentale, in linea con il modello della capitale, ma anche di coinvolgimenti nelle vicende politiche e militari della stessa. A fianco di Roma si posero i reparti opitergini nell’assedio di Ascoli Piceno tra il 90 e l’89 a.C.; mentre è tramandato da fonti storiche e letterarie il famoso atto eroico, di estrema fedeltà al partito cesariano, compiuto dal tribuno Caius Vulteius Capito e dei suoi 1.000 uomini, tutti opitergini, che nella guerra tra Cesare e Pompeo del 49 a. C. furono protagonisti di un suicidio collettivo pur di non cadere nelle mani degli avversari. Cesare ricompensò la città con l’esenzione ventennale dal servizio militare e l’aggiunta di trecento centurie all’agro opitergino. L’importanza e lo splendore di Oderzo e dei suoi abitanti in epoca romana, come pure la decadenza in età tardoantica, emergono con evidenza dalle indagini condotte nella necropoli della città di cui la mostra darà finalmente conto, esponendo ben 50 corredi funerari dei 94 appositamente selezionati e studiati dal comitato scientifico del progetto, composto dai Funzionari della Soprintendenza che hanno coordinato e sovrainteso alle diverse campagne di scavo - Marianna Bressan, Annamaria Larese, Margherita Tirelli e Maria Cristina Vallicelli - e da Marta Mascardi, Conservatore del Museo archeologico di Oderzo.

Sottopasso SS 53 (1999-2000) - Tomba 22 – Prima metà Ι secolo d.C. - Una lucerna a volute e dieci balsamari in vetro. Archivio fotografico SABAP-VE-MET

Sottopasso SS 53 (1999-2000) - Tomba 16 - Prima metà Ι secolo d.C. - Olle in ceramica e numerosi balsamari in vetro. Archivio fotografico SABAP-VE-MET

Filo conduttore dunque dell’esposizione è l’idea che, al di là del necessario confronto con il tema della morte, al quale il mondo romano si accosta in modo pragmatico, in una precisa scansione di rituali, gli oggetti del corredo siano strumenti per dare voce alle persone alle quali appartenevano. Emergono in questo modo, muovendosi tra le sale, i ritratti degli antichi opitergini: una donna con i suoi gioielli e uno specchio, un bambino con un sonaglio (la statuina di Genius Cucullatus) donato come passatempo ma anche a protezione dagli spiriti maligni, forse un soldato romano con il suo coltello. I corredi presentano esempi pregiati di vetri (piatti, bottiglie, piccoli balsamari), giocattoli, materiale ceramico, fibule bronzee, oltre alle caratteristiche monete. Il percorso si conclude, a Palazzo Foscolo, con una sezione fotografica dedicata al lungo processo di studio, analisi, restauro ecc. che porta il bene archeologico dallo scavo alla sua esposizione al pubblico, coinvolgendo tante competenze diverse; mentre al Museo archeologico il pubblico potrà ammirare in conclusione i cosiddetti «reperti notevoli», rinvenuti negli scavi della necropoli opitergina, ma non riconducibili a corredi precisi come un anello chiave, un bracciale in oro di probabile provenienza magno greca o un eccezionale secchio in bronzo rinvenuto all’interno di un pozzo della necropoli in Via Spiné grazie agli scavi del 2013 realizzato con un gran numero di laminette di reimpiego, assemblate tra loro con ribattini. L’attento restauro cui l’oggetto è stato sottoposto ha rivelato una laminetta figurata risalente addirittura alla seconda età del Ferro.

Oderzo continua duque a rivelare nuovi tasselli della sua storia e nuove incredibili testimonianze degli uomini e delle donne che hanno abitato queste terre. Lo studio approfondito dei corredi selezionati, preliminare al progetto espositivo, ha portato a una lettura sistematica dei diversi settori di necropoli, messi in rapporto con il centro urbano e le principali direttrici di traffico, e ad un più ampio discorso sulla ritualità funeraria opitergina, completando la documentazione sino ad oggi edita. Il progetto è accompagnato da un approfondito catalogo Edizioni Ca’ Foscari, curato da Margherita Tirelli e Marta Mascardi, nel quale sono raccolti saggi di Marianna Bressan, Bruno Callegher, Claudia Casagrande, Silvia Cipriano, Francesca Ferrarini, Anna Larese, Marta Mascardi, Elisa Possenti, Giovanna Maria Sandrini, Margherita Tirelli e Maria Cristina Vallicelli.

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