Celebrazioni doppie per Piacenza: la Cattedrale compie 900 anni, per la Basilica di Santa Maria di Campagna è il quinto centenario
Eugenio Serlupini, Piacenza
Due centenari di grande richiamo per la città di Piacenza, che in questo 2022 mette al centro due luoghi straordinari di arte, fede e cultura: sono la Cattedrale di Piacenza, costruita ben 900 anni fa, e la Basilica di Santa Maria di Campagna, della quale ricorre il quinto centenario della posa della prima pietra. La prima è da annoverare tra i monumenti più importanti del Romanico padano, mentre la seconda ha una decorazione interna concepita come un grandioso inno per immagini innalzato alla gloria della Vergine, a cui presero parte va artisti tra ‘500 e ‘800. Due luoghi assolutamente da vedere.
(TurismoItaliaNews) “Piacenza è terra di passo” scriveva Leonardo d Vinci nel Codice Atlantico. Per sua stessa collocazione, al crocevia tra quattro regioni, è infatti la porta dell’Emilia, fondata sulle rive del Po e racchiusa nell’abbraccio delle colline e delle montagne dell’Appennino. Colonia Romana, poi importante centro medievale, fu da sempre una sosta ideale nel passaggio di principi e pellegrini, crociati e templari, commercianti e artisti che qui lasciarono il segno. Una vocazione all’ospitalità che è parte del suo dna e che ancora oggi invita alla visita… La suggestiva sottolineatura è di Visit Piacenza, che fa parte del Sistema di Informazione al Turista (SITur) della Regione Emilia-Romagna che ha il suo principale punto di accesso nel portale Emilia Romagna Turismo. Un sistema che nel suo insieme vuol offrire al turista, all’operatore e al cittadino tutti i riferimenti utili sulla vasta panoramica delle opportunità e dei luoghi. E Piacenza è una di quelle città che si fa subito amare. In questo 2022 c’è anche un doppio pretesto in più per esserci: ovvero visitare la Cattedrale di Piacenza nel nono centenario della costruzione, e la Basilica di Santa Maria di Campagna, nel quinto centenario della posa della prima pietra.
“La cattedrale di Piacenza è da annoverare tra i monumenti più importanti del Romanico padano. Si ritiene ineludibile un’iscrizione sulla facciata che indica nel 1122 l’anno di inizio lavori. Per quanto sia difficile formulare ipotesi circa l’avanzamento del cantiere medievale è possibile individuare due campagne, la prima tra il 1122 e il 1155/60, la seconda che va dall’inizio del XIII secolo al 1235/50 – spiega Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Piacenza – Bobbio - la prima fase vede una chiesa già ultimata e coperta con volte a crociera, con un transetto forse non ancora sporgente dai muri perimetrali (Romanini 1954). Una seconda fase, riguarderebbe la trasformazione dell’impianto romanico in uno gotico, con il generale ampliamento dei transetti, lo slancio verticale delle strutture con la creazione del cleristorio, l’innalzamento delle volte esapartite e dei contrafforti, l’erezione del tiburio e della cupola”.
L’apparato scultoreo medioevale, di grande importanza, è ben noto agli studi. I bassorilievi sulla facciata con protiri sono ascritti a Wiligelmo e a Niccolò, ritenuto autore dell’archivolto con lo Zodiaco, tra i più antichi nella cultura occidentale. Il campanile (72,5 m) fu concluso nel 1333 e reca sulla cuspide l’“Angil dal Dom”, statua segnavento posizionata nel 1341. L’interno della cattedrale è a croce latina con tre navate in corpo longitudinale, transetto e presbiterio sopraelevato chiuso da absidi. Sulla quarta campata centrale si imposta il tiburio ottagonale. Le colonne della navata mediana recano le formelle dei Paratici ricondotte all’officina di Niccolò e ai primi decenni del XII secolo, contributo delle Corporazioni di Arti e Mestieri all’erezione delle stesse. Della stessa epoca sono i Profeti, il Cristo Pantocrator, la Madonna col Bambino e le sante scolpite sulle chiavi di volta. “Le pitture murali conservatesi datano tra Medioevo e Rinascimento. Il presbiterio e l’abside sono qualificati da un ciclo pittorico prestigioso dedicato a Maria Vergine, approntato da Camillo Procaccini, Ludovico Carracci, Lorenzo Garbieri e Giacomo Cavedoni (1605-1609) – aggiunge ancora il direttore Manuel Ferrari - la cupola funge da magnifico coronamento all’edificio, impreziosita nel 1625-1627 da affreschi di Morazzone e Guercino con Profeti, Sibille e Storie della vita di Gesù”.
E c’è anche la Basilica di Santa Maria di Campagna, per la quale il 13 aprile 1522 fu posata la prima pietra. "La costruzione del nuovo tempio, portata a compimento nel 1528, fu fortemente voluta dalla comunità cittadina. Nel 1521 si costituì, allo scopo, la Congregazione dei Fabbricieri, per lo più composta da rappresentanti della nobiltà e della borghesia piacentina (la chiesa è dunque da sempre civica ed è oggi di proprietà del Comune), che affidò la progettazione all’architetto Alessio Tramello, allievo del Bramante” evidenzia Corrado Sforza Fogliani, presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza - nell’area in cui sorge la basilica Diocleziano martirizzò nel 303 d.C. un gruppo di cristiani e i poveri resti vennero occultati in un ipogeo. Qui sorse un piccolo santuario, detto ‘di Campagnola’, oggetto di crescente devozione e stazione di preghiera dei pellegrini grazie al diffuso convincimento delle proprietà taumaturgiche dell’olio scaturito dal ‘pozzo dei martiri’. Con l’aumentare dei pellegrinaggi (alla devozione per i martiri si aggiunse quella per la Madonna di Campagna, in nome della quale Papa Urbano II concesse indulgenze poi confermate da altri pontefici), la chiesuola di Campagnola non bastava più a contenere i fedeli in preghiera”.
Da qui l’esigenza di costruire un tempio più grande. Il Tramello addossò alla precedente chiesa il nuovo edificio a pianta centrale a croce greca. Le tracce della primitiva cappella scomparirono quando, nel 1791, i monaci decisero di ristrutturare il Coro, che oggi ingloba l’antico “pozzo dei martiri” (come recenti ricerche promosse dalla Banca di Piacenza hanno acclarato), nell’800 indicato a pavimento in correlazione con l’accesso all’altare maggiore, come indicato in pietra incisa a pavimento (Ferunt Hic Condi Martires – Dicono che qui siano sepolti i martiri). “La decorazione interna della Basilica venne concepita come un grandioso inno per immagini innalzato alla gloria della Vergine, a cui presero parte, tra ‘500 e ‘800, vari artisti (il Pordenone, a cui si deve la Cupola maggiore, le Cappelle di Santa Caterina e della Natività, il Sant’Agostino e il Dio Padre del lanternino, il Sojaro, che affrescò il tamburo della Cupola, Galeazzo, Giulio e Bernardino Campi, Camillo Procaccini, Malosso, De Longe, Bibiena, Stern, Avanzini)” aggiunge il presidente Corrado Sforza Fogliani. A questa Basilica (che i Farnese vollero affidata ai Francescani minori) i piacentini tutti erano – e sono – particolarmente affezionati, anche per il rituale “Ballo dei bambini” (con gli stessi protesi dai frati verso la statua della Madonna). La prima messa del giorno, quando viene scoperta la trecentesca statua della Madonna di Campagna dal velario che l’ha ricoperta durante la notte, i frati e i fedeli le si rivolgono con l’invocazione: “Tu che hai sempre difeso e protetto la città di Piacenza”.
Proprio il direttore Manuel Ferrari e il presidente Corrado Sforza Fogliani sono gli autori dei testi realizzati per il bollettino illustrativo dei due francobolli che l’Italia dedica ai due centenari di Piacenza e in circolazione dal 26 settembre 2022. Le vignette dei due valori postali riproducono, rispettivamente un disegno di Loreno Confortini raffigurante una veduta dall’alto della Cattedrale di Piacenza, in cui è rappresentata anche una parte dell’interno dell’edificio e su cui svetta, a destra, il logo celebrativo del nono centenario della costruzione; il prospetto della rinascimentale Basilica di Santa Maria di Campagna di Piacenza, firmato da Francesco Di Pietro. I due francobolli appartengono alla serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano con valore della tariffa B pari a 1,20 euro ciascuno.