[ REPORTAGE ] George Town, il Patrimonio Unesco che in Malesia parla di multiculturalità tra Oriente e Occidente (inclusa la street art)

Giovanni Bosi, George Town / Malesia
Una storia incredibile che racconta oltre 500 anni di scambi commerciali e culturali tra Oriente e Occidente nello Stretto di Malacca. Con meravigliose testimonianze dell’influenza di Asia ed Europa che hanno arricchito la città di patrimonio multiculturale, al contempo tangibile e intangibile. Siamo a George Town, in Malesia, capitale dello Stato di Penang, in un’area metropolitana che accoglie ben 2,5 milioni di persone. Un territorio che l’Unesco ha voluto inscrivere nel Patrimonio mondiale dell’Umanità insieme a quello di Melaka. Oggi qui si convive tra passato e futuro. Con la street art che strizza l’occhiolino ai viaggiatori che arrivano da tutto il mondo.
(TurismoItaliaNews) Diciamo pure che non sai dove poggiare lo sguardo. Gli occhi spaziano a tutto tondo e cuore e mente intuiscono all’unisono che da qui sono passate un’infinità di culture che hanno lasciato ben più di semplice tracce e che ancora oggi raccontano storie di vita vissuta. E non è poco. Venire a George Town (che in tandem con Melaka è una delle città storiche dello Stretto di Malacca, in Malaysia) permette di scoprire un’altra dimensione tra la bellezza dei tanti passati che ha vissuto. A partire dal nome George Town, il quale rivela subito che il periodo storico di riferimento è quello britannico: quando l’isola di Penang nel 1786 è stata ceduta a Londra dal sultano di Kedah, è arrivata anche l’intitolazione in onore di Giorgio III, all’epoca sovrano di Gran Bretagna e d’Irlanda.
Se Malacca City con i suoi edifici governativi, le chiese, le piazze e le fortificazioni, dimostra le prime fasi di questa storia che ha avuto origine nel sultanato malese del XV secolo, con l’ulteriore sviluppo dei periodi portoghese e olandese dall’inizio del XVI secolo; George Town rappresenta l’era britannica da fine XVIII secolo. “Insieme le due città costituiscono un paesaggio urbano architettonico e culturale unico senza eguali in Asia orientale e sud-orientale” ha rimarcato l’Unesco.
In sostanza, Malacca e George Town sono esempi notevoli di città coloniali storiche, dimostrazione evidente di una serie di influenze storiche e culturali, frutto del ruolo di porti commerciali che univano Oriente e Occidente. E dunque con un patrimonio multiculturale che ha avuto la sua origine nelle rotte commerciali dalla Gran Bretagna e dall’Europa attraverso il Medio Oriente, il subcontinente indiano e l’arcipelago malese fino alla Cina. Un patrimonio che è pure alfiere della tradizione dell’Asia, dove le numerose religioni e culture si incontravano, coesistevano e fondevano elementi culturali degli uni e degli altri: dell’arcipelago malese, dell’India, della Cina e dell’Europa. Il risultato sono stati un’architettura, una cultura e un paesaggio urbano unici. Luoghi straordinari e di grande fascino, insomma.
Così di luoghi imperdibili ce ne sono molti. Come il Buddha Sdraiato di Wat Chayamangkalaram. E’ un tempio buddista Theravada a George Town, considerato il punto focale delle festività annuali di Songkran, Loy Krathong e Vesak Day. Oppure il Khoo Kongsi, in Cannon Square, nel cuore della parte più antica di George Town, fra vicoli stretti e tortuosi e case pittoresche. Questa è la più grande casa del clan Hokkien in Malesia, dall’architettura elaborata e riccamente ornata, segno della presenza dominante dei cinesi a Penan. Diventata una delle principali attrazioni storiche della città, il tempio ha mantenuto la sua autentica ambientazione storica intorno ad una piazza lastricata di granito.
E poi il Kek Lok, ad Ayer Itam, il più grande tempio buddista in Malesia e un importante centro di pellegrinaggio per i buddisti di Hong Kong, Filippine, Singapore e altre parti del sud-est asiatico. L’intero complesso di templi è stato costruito in un periodo che va dal 1890 al 1930. La caratteristica principale è la Pagoda dei Diecimila Buddha a sette piani commissionata dal re thailandese Rama VI, con ben 10.000 statue di Buddha in alabastro e bronzo e una statua bronzea alta 36,57 metri di Guanyin (Kuan Yin), la dea della misericordia.
Ma anche qui a George Town nulla è statico e la città continua ad arricchirsi, soprattutto di espressioni artistiche. Street art in primis, che pure in questo caso riflette il mix di influenze malesi, cinesi, indiane, peranakan ed europee.
"Qui a George Town si può vivere uno spirito di autenticità e gioia nelle feste tradizionali, nelle architetture mozzafiato, nell’arte di strada spontanea e nel suo fascino del vecchio mondo. Gli stravaganti murales e la street art di Penang hanno fatto notizia a livello internazionale. Dietro ogni angolo di strada c'è un'opera d'arte che aspetta di essere scoperta!” annotano da Penang. Dove è nato un sito internet che fornisce tutte le dritte per non perdersi neppure un murales… Naturalmente anche il food è espressione di tante diversità.
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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