Pelourinho, il caldo colore africano del Brasile

Giovanni Bosi, Salvador de Bahia / Brasile
Si chiama Pelourinho ed è il cuore del Brasile più vero, se non altro quello più tradizionale. E’ il quartiere storico di Salvador, la capitale dello Stato di Bahia, una regione grande quanto metà Europa. La sua gente è l’essenza speciale di una terra che racconta di deportazione, schiavitù, voglia di riscatto, difesa delle proprie radici e voglia di vivere.
(TurismoItaliaNews) Musica, colore e ritmo sono le prime cose che noti quando arrivi al Pelourinho, perché non puoi dire di essere stato a Salvador se non sali su questa collina che domina la Baia di Tutti i Santi, quella scoperta da Amerigo Vespucci e le cui acque si incontrano con l’oceano.
Tra mille contraddizioni, perché le differenze sociali si colgono in pieno, i brasiliani che vivono qui sono ben consapevoli di essere i custodi di un patrimonio mondiale dell’Umanità, visto che l’Unesco ha voluto tutelare il più grande e meglio conservato complesso di architettura coloniale delle Americhe. Tra i moltissimi caseggiati costruiti dai conquistatori portoghesi, le donne in abiti tradizionali cercano di guadagnare qualcosa facendosi fotografare con i turisti, che non si sottraggono al rito. Tra i milioni di persone che ogni anno arrivano qui, non tutti vengono per il mare, che resta comunque una splendida attrazione con i suoi mille chilometri di costa che si affacciano sull’Atlantico. Il panorama è suggestivo e i colori sono imprevedibili, persino il grigio del cielo quando minaccia pioggia diventa una straordinaria variante dell’arcobaleno che prima o poi fa capolino.
Per certi versi Salvador è più africana dell’Africa, complice la volontà di non dimenticare i luoghi di provenienza di gran parte dei suoi oltre due milioni di abitanti. Se questa è la terra degli Indios, dei primi abitanti della regione brasiliana, la componente nera ha finito col caratterizzare tutto: dal cibo alla musica fino al ballo. Già il ballo: come non citare la Capoeira, fusione tra danza, canto e arte marziale, simbolo di libertà. I lottatori si muovono all’interno di un cerchio di persone che accompagnano i movimenti cantando e battendo le mani. Agilità e duro allenamento rendono tutto molto suggestivo.
C’è persino un tocco di Umbria che ti fa capire l’universalità di certi messaggi: la chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, nel cuore del Pelourinho, con il suo convento è una delle maggiori espressioni del barocco in Brasile, con pale d’altare ricoperte di fogli d’oro. Le ceramiche portoghesi che adornano la navata riproducendo la nascita del Poverello e la sua rinuncia ai beni materiali nella piazza di Foligno, sono in stile barocco. Visiti i monumenti, poi ti tuffi nel ritmo della notte, quello che porta in strada un numero incredibile di ragazzi che si cimentano con le percussioni e splendide ragazze che ballano da far impallidire il Carnevale di Rio. Una caipirinha e via: la vita ci aspetta.
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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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