I ventuno secoli di mistero della nave romana naufragata sulla spiaggia: a Comacchio un viaggio nella storia
Giuseppe Botti, Comacchio / Ferrara
Ha atteso per duemila anni di essere individuata e svelata con tutto il suo carico per raccontare pagine di storia avvincenti e per certi versi ancora misteriose. E’ la nave romana di epoca augustea rinvenuta a pochi chilometri da Comacchio e i cui reperti sono oggi esposti nel Museo del carico della Nave Romana, là dove una volta si marinava il pesce del Delta del Po.
(TurismoItaliaNews) E’ nelle antiche carceri e in parte degli storici magazzini dove si compiva il rito tradizionale della marinatura delle anguille e del pescato nelle Valli di Comacchio, che oggi è raccolto il carico di questa misteriosa imbarcazione commerciale naufragata sulla costa nei pressi dell'antico delta del Po, in un territorio che alla fine del I secolo a.C. era sostanzialmente diverso da quello odierno. Proprio il mutare dei luoghi ha di fatto consentito a questa barca - lunga poco più di 20 metri e costruita secondo l’antica tecnica delle sutiles naves – di arrivare fino ai nostri giorni con tutto quello che trasportava a bordo.
Secondo una ricostruzione effettuata da archeologi ed esperti, al momento del naufragio l’imbarcazione probabilmente si apprestava a risalire il delta del fiume, verso approdi più interni, muovendosi lungo l’antico litorale romano, molto più arretrato rispetto a quello odierno. Proprio questo dettaglio, unito al rapido insabbiamento, ha consentito la conservazione per duemila anni dell'intero carico, evitando che ci fossero saccheggi e permettendo di trovare tutto così come era ancora dal giorno del disastro, i cui contorni non sono comunque comprensibilissimi visto che quanto era all’interno è stato praticamente abbandonato lì per sempre, senza che nessuno dell'equipaggio tornasse ad effettuare un recupero. Ecco allora che si ipotizzano come cause una burrasca in mare aperto oppure una mareggiata violenta che potrebbe aver portato l’imbarcazione alla deriva mentre era attraccata in porto.
Ed è stato così che nel 1981 in località Valle Ponti, a pochi chilometri da Comacchio, durante i lavori di dragaggio di un canale di scolo, a ridosso di una spiaggia prossima a una foce fluviale, la benna di un escavatore si è imbattuta in quell’imprevedibile presenza. Ma cosa c’era esattamente nell’imbarcazione? Intanto va detto che la nave romana era adibita secondo alcune ipotesi ad attività di trasposto di grosse partite commerciali e vendita al minuto di merci diverse nei mercati interni della pianura Padana. Recentemente si sta però facendo strada anche una diversa interpretazione, secondo la quale la barca serviva a trasportare viveri e scorte per i legionari romani impegnati in uno dei tanti scenari di conquista di Roma. Dettagli su questa specifica possibilità sono arrivati da Alberto Angela nel corso di “Superquark”, tenendo conto che fra i diversi reperti in cuoio trovati dentro all’imbarcazione c’era anche una sarcina, vale a dire una sacca in dotazione proprio ai legionari. Non solo: le borchie di caliga lasciano intendere la presenza di sandali pesanti, del tipo calzati dai legionari, così il ritrovamento di un sandalo femminile lascia pensare che fosse presente pure una donna a bordo. Non solo: parti di un gladio, inclusa la sua impugnatura con paramano decorato con orsi e leoni, al pari del fodero di un pugnale stretto e sottile potrebbero presupporre la presenza di un ufficiale.
Ma torniamo all’imbarcazione. La mancanza di una vera e propria chiglia che non le garantiva stabilità, conferma che era utilizzata per la navigazione marittima di cabotaggio (cioè lungo la linea costiera) e per quella interna, fluviale e lagunare, ma non certo in mare aperto. E quel che c’era dentro è visibile nelle sale del museo, accanto al quale è conservata in perfetta sicurezza ambientale anche lo scafo vero e proprio, al momento non visibile in quanto in fase di restauro. Nella prima sala del Museo del carico della Nave Romana sono esposti strumenti di governo e manutenzione della nave (mazzuoli, pialla, accetta, chiodi, caviglie, fasce di lana per le riparazioni, scopette per l'acqua di sentina), oggetti di uso quotidiano per la pesca e per lo svago, calzature e indumenti di cuoio, il necessario per la cucina e per l'igiene personale. Nella seconda è esposto il carico commerciale che si compone di 102 lingotti di piombo, anfore vinarie, ceramica comune e in terra sigillata, lucerne, balsamari per profumi e unguenti. I sei tempietti miniaturistici in piombo costituiscono l'unico ritrovamento di questo genere: si tratta di ex voto destinati alla vendita e legati alla devozione popolare, agli dei e all'imperatore.
Museo del carico della Nave Romana
Via della Pescheria, 2 – 44022 Comacchio (Fe)
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www.turismocomacchio.it
tel. 0533-311316
Orari di apertura: da novembre a marzo venerdì, sabato, domenica e festività natalizie (chiuso il 25 dicembre e la mattina del 1° gennaio). Da aprile a ottobre: aperto da martedì a domenica. Chiuso il lunedì. Dalle ore 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30. Su prenotazione, sempre aperto per gruppi organizzati e scuole.
Biglietti: intero 4,50 euro; ridotto 2,50 euro – anni 11/18 anni, over 65, gruppi min. 20 persone, soci Touring, Amici Ravenna Antica. Biglietto gratuito: minori 11 anni accompagnati dai genitori, diversamente abili, guide turistiche, militari, giornalisti.
Per saperne di più
Il sito istituzionale del Comune di Comacchio
I.A.T. di Comacchio
Via Mazzini, 4 - 44022 Comacchio (Fe)
tel. 0533 314154
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Po Delta Tourism
Strada Statale 309 Romea, 6 - 44022 Comacchio (Fe)
tel. 346-5926555 / 0533-81302
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