Molise, il borgo “dipinto” si racconta: i murales della tradizione arbëreshë svelano Campomarino e le tante, buone qualità

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Giovanni Bosi, Campomarino / Molise

Eccolo il borgo “dipinto” che ama le sue radici e stupisce con un racconto originale che arricchisce piazzette, stradine, edifici in un abbraccio corale. Campomarino, affacciato sull'Adriatico, è uno dei quattro comuni molisani di tradizione arbëreshë, espressione di quella vasta emigrazione albanese che nella seconda metà del Quattrocento ha raggiunto le coste del nostro Paese aprendo un capitolo nuovo. Così oggi la cittadina, grazie all'intuizione e all'arte della pittrice Liliana Corfiati, racconta se stessa con una cinquantina di murales dislocati in tutto il centro storico. La visita del borgo si alimenta in tal modo di meraviglia, curiosità, interesse e passione. Tanti buoni motivi per andarci.

 

(TurismoItaliaNews) E' il classico paese che non ti aspetti. I colori pastello che Liliana Corfiati fissa sui muri delle case fin dal 1999, sono diventati un'attrazione amatissima dai viaggiatori e un onore per i Campomarinèsi accoglierli sulle pareti delle loro case. Il colpo d'occhio è fantastico già da piazza Vittorio Veneto e dalla scorsa estate anche da via Skanderbeg, dove – ultimo in ordine di tempo – è comparsa la pittura che raffigura l'uomo celebrato qui a Këmarini, alias Campomarino, come eroe e come capostipite della tradizione arbëreshë: Giorgio Castriota Skanderbeg.

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Se (purtroppo) è vero che con il passare degli anni, complice la solita globalizzazione, la lingua d'origine è andata perdendosi per rimanere solo tra gli anziani, è pur vero che il passato è più vivo che mai, come attestano ad esempio le indicazioni stradali in doppia lingua. Ma non c'è dubbio che a fare la differenza sono proprio i murales di Liliana Corfiati, lei che ormai trasferitasi a Milano, torna ogni estate nel suo paese per arricchire la serie di pitture e mantenere freschi tutte le altre.

Passeggiare per le stradine del paese, caratterizzate da una bella pavimentazione che sembra diventare la cornice delle opere di Liliana, è come sfogliare le pagine di un lungo racconto di tradizioni, antichi mestieri, aneddoti, soggetti sacri (come Madre Teresa), momenti e tradizioni locali. Gli scorci e le prospettive si animano in tal modo di scenari le cui quinte sono le casette antiche del borgo e che ti ammaliano, ti assorbono, ti fanno sentire parte integrante della tradizione che continua a sopravvivere e si tramanda. Davvero una bella scoperta. Scorci peraltro assolutamente instagrammabili. Il tratto quasi naif della sua autrice rende ancor più amabili i racconti che diffondono.

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Nella nostra visita ci accompagna Marco Altobello, giornalista, scrittore, guida turistica, nonché una delle anime dell'associazione culturale no profit Istituzione Centro Servizi Turistici e Culturali, da tempo impegnato nella valorizzazione di Campomarino: “Il nostro borgo ha tanto da raccontare e da proporre ad un turista – ci dice - a partire dai murales che raccontano i mestieri del passato della comunità italo-albanese: il calzolaio, la ricamatrice, la fornaia, la lavandaia, la massaia... Oppure la serenata d'amore, con un giovane accompagnato da due violinisti che corteggia l'amata alla finestra, la scena di un matrimonio in costume tradizionale arbëreshë, un gruppo di giovani impegnati nella raccolta delle olive, coltura tradizionale del luogo”.

L'economia di Campomarino, che attraverso il Lido ha conosciuto il boom del turismo estivo, è ancora oggi legata alla vocazione agricola, tanto che qui c'è la superficie coltivata a vigneti più alta d'Italia, con una prevalenza del vitigno autoctono Falanghina. Ma anche Aglianico, Montepulciano, Sangiovese e la riscoperta Tintilia per i vini rossi, e il Greco per i vini bianchi. E dunque anche blasonate produzioni con i marche Molise Doc, Biferno Doc e Terre degli Osci Igp.

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Le premesse per una destagionalizzazione del turismo a ben guardare ci sono, se si considera che il libro aperto dei murales è lì sempre a disposizione. E non solo: arte, enoturismo, persino trekking nelle aree interne. A cui, neanche a dirlo, si associa una gastronomia con una vera e propria identità. Una cucina semplice che ha conservato nelle modifiche e negli arricchimenti progressivi, una insostituibile genuinità.

Non a caso, Campomarino è a pieno titolo insieme a Termoli, Guglionesi, San Giacomo degli Schiavoni in “Autentici Percorsi”, progetto ideato per fare rete e promuoversi con un’azione collettiva a sostegno e a tutela di un territorio che vuole coltivare la propria identità con orgoglioso spirito di appartenenza, per contrastare lo spopolamento in atto da decenni e per affermare la volontà di affrontare il futuro da protagonisti e non da comprimari. “Una svolta sinergica dunque, un’unione tra campanili resa possibile del finanziamento del Por Fesr-Fse Molise 2014-2020, che consente di canalizzare le risorse in progetti di crescita sostenibile,in una strategia a medio termine” chiosa Marco Zollo. Buoni motivi insomma per venire qui a Campomarino...

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