Il Castello dell’Innamorato: il maniero di Torrechiara racconta l’appassionata storia d’amore di Pier Maria Rossi e Bianca Pellegrini da Como
Giovanni Bosi, Castello di Torrechiara / Emilia-Romagna
Lo chiamano “il Castello dell’Innamorato”. A distanza di oltre seicento anni rende perpetua una storia d’amore tramandata al futuro così come si poteva fare nel Quattrocento, ben più efficace e romantica di quanto riescono fare oggi una fotografia, un video o addirittura un post sui Social, destinato in realtà all’oblio. Quel che a Langhirano ha fatto il nobile Pier Maria Rossi, conte di San Secondo e grande condottiero, per la sua amante Bianca Pellegrini nel Castello di Torrechiara, il loro incantevole nido d’amore, supera ogni tempo e racconta una vicenda preziosa e ammaliante.
(TurismoItaliaNews) Beh ragazzi, questo è il nido d’amore che tutti vorrebbero. Un po’ complicato gestirlo oggi, ma di sicuro Torrechiara è quello che si può definire castello per antonomasia con le sue torri, i suoi merli, i contrafforti, gli archi, con la sua naturale evoluzione da fortezza in residenza gentilizia.
Non a caso questo è il più famoso fra le rocche e i fortilizi che facevano parte del feudo di Pier Maria Rossi, che nel XV secolo vi pose mano per il loro rinnovamento. Nel piccolo borgo alto medievale di Torrechiara si può arrivare per tanti motivi e in tanti contesti, non ultima l’incredibile offerta enogastronomica del territorio. Una serie infinita di eccellenze che trovano in Langhirano, a due passi da Parma, il baricentro della produzione del Prosciutto Dop, tanto per citarne una. E poi perché questo maniero fa parte del circuito dei Castelli del Ducato, un concentrato di luoghi, location e storie da rivivere. Non ultima evidentemente la storia d’amore che lo rende imperdibile.
A partire dalla famosissima Camera d’Oro. Quando al termine delle sue imprese guerresche, Pier Maria Rossi decise di ritirarsi a vivere qui insieme a Bianca Pellegrini da Como (che per amor suo aveva lasciato il marito, Melchiorre d'Arluno) il duca volle impreziosire il Castello con una testimonianza destinata a rimanere nel tempo e a passare alla storia non solo nelle pagine di un gossip d’antan, ma anche in quelle della storia dell’arte: raffigurare letteralmente il loro legame sentimentale attraverso la decorazione a fresco di quella che viene chiamata Camera d’Oro.
E' la stanza più ammirata del castello ed è l’unica che ha conservato la decorazione quattrocentesca originaria, cantata per la sua magnificenza dai poeti contemporanei. Situata nella torre di nord-est, doveva fungere da camera nuziale del duca e deve il suo nome alle foglie d’oro zecchino che un tempo rivestivano le formelle alle pareti, affrescate tra il 1460 e il 1463 da Benedetto Bembo o, secondo ipotesi più recenti, dal meno noto fratello Gerolamo, con scene del rituale dell’amore cavalleresco e del pellegrinaggio d’amore di Bianca, che, in veste di pellegrina, va cercando, di castello in castello, l’amato, a celebrazione della potenza dell’amore e della vastità dei sui domini, restituiti con grande cura di particolari in vedute molto importanti dal punto di vista iconografico e storico, in quanto buona parte delle rocche raffigurate sono andate in tutto o in parte perdute.
Il ciclo pittorico risulta anche la più antica testimonianza dell’organizzazione architettonica del castello e del suo intorno paesaggistico. Trovarsi al cospetto di queste “immagini” fa venire la pelle d’oca, può essere addirittura commovente se si osserva la cura dei dettagli quegli affreschi mentre la guida che ti accompagna racconta con dovizia di particolari l’umana passione dei due amanti. Pier Maria Rossi sapeva il fatto suo: è certamente uno dei personaggi più interessanti del ‘400, spesso paragonato a Lorenzo il Magnifico. Alle doti del valente condottiero militare sapeva coniugare quelle del fine umanista e colto intellettuale, amava la musica e la poesia, conosceva le scienze astrologiche, matematiche ed architettoniche: è lui stesso il probabile artefice del complesso progetto del maniero di Torrechiara, nel quale si ritrovano per intero le sue qualità di mecenate del tempo.
Così la Camera d’Oro è considerata una delle più alte espressioni pittoriche del Gotico internazionale in Italia: la stanza celebra il trionfo dell’amore dei due giovani signori del luogo, ma anche il prestigio della famiglia Rossi nel Parmense, attraverso il viaggio immaginario di Bianca, “pellegrina” per amore, tra i vasti possedimenti e le terre del feudo. Per gli storici dell’arte è un capolavoro mirabile che ha finito col diventare un documento iconografico prezioso per la minuziosa descrizione “al vero” dei castelli e del territorio: quando sei nella stanza ti senti avvolto e coinvolto in un susseguirsi dinamico quasi “cinematografico” di scene, dove “la protagonista avanza con soave leggiadria tra le balze appenniniche, sotto un sole che trapunta di fiammeggianti raggi dorati il cielo patinato di cobalto” sottolinea la nostra guida.
Nelle quattro vele della volta della Camera d’Oro sono raffigurati i castelli montani del feudo rossiano (Beduzzo, Pugnetolo, Corniglio, Graiana, Bosco di Corniglio, Berceto, Roccaprebalza, Comiana, Bardone, Roccalanzona, Fornovo Taro, Castel Maria, Sant’Andrea, Rivalta, Castrignano); nelle sottostanti lunette quelli di pianura e di collina (Basilicanova, Torrechiara, Neviano Rossi, Carona, Noceto, Segalara, San Secondo, Roccabianca), che fanno da sfondo alle scene che celebrano l’amore tra Pier Maria e Bianca. Di altissima qualità anche gli affreschi degli altri ambienti di rappresentanza del maniero, molti dei quali realizzati da Cesare Baglione e la sua scuola: le sale di Giove, degli Angeli, dei Paesaggi, il salone degli stemmi e il magnifico salone degli acrobati. L’intero complesso, che avvicenda a queste preziosissime sale suggestivi ambienti di servizio quali le cucine e le scuderie, è distribuito su due piani intorno al Cortile d’Onore, oggi teatro di importanti spettacoli ed eventi estivi. La struttura castellana è dotata di un ampio ed interessante sistema sotterraneo di segrete, aperte alle visite in alcune straordinarie occasioni; i recenti restauri hanno inoltre reso nuovamente fruibili gli originari e panoramici camminamenti di ronda.
Torrechiara, a pianta rettangolare, con tre cinte di mura e torri agli angoli, cammini di ronda, caditoie e un vasto cortile porticato, fu soggetto a vari ampliamenti e restauri: nel Seicento, sul lato a valle, furono aperte ampie logge panoramiche. Il salone, al secondo piano del corpo nord/est, è decorato a grottesche da Cesare Baglione. Imperdibile la vista dai punti più alti del castello, adagiato su dolci colli ricamati a vigneti, tanto da essere un’apparizione di incredibile suggestione per chi da Parma risale l’antica “valle del prosciutto” e una perla di raro valore artistico, perfetta unione tra Medioevo e Rinascimento. Dalla Camera d’Oro si accede ad un grande loggiato, realizzato alla fine del sedicesimo secolo, da cui si gode uno splendido panorama sulla valle sottostante: sulle pareti restano tracce di paesaggi dipinti ad affresco nel Quattrocento.
La porta tra Parma e Langhirano
Torrechiara è la “stargate” che introduce alle bellezze del territorio di Langhirano e dell’Appennino parmense orientale. Dopo una visita al Castello di Torrechiara, del Museo del Prosciutto, delle altre attrattive culturali e dopo le favolose esperienze enogastronomiche, il territorio propone anche una rigenerante passeggiata sugli antichi percorsi immersi nella natura, arricchita da altre testimonianze della tradizione locale: le maestà, le fontane, le pievi e i resti di antichi castelli.
Per saperne di più
unionemontanaparmaest.it
portaletorrechiara.it
castellidelducato.it
galdelducato.it
polomusealeemiliaromagna.beniculturali.it









