Marocco, le straordinarie concerie di Fes

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Giovanni Bosi, Fes / Marocco

Il rametto di foglie di menta sotto al naso fa parte del gioco. Quasi una necessità, ma più che altro un modo di fare che è parte integrante della tradizione di questa città. Le concerie di Fes, la più antica delle capitali imperiali del Marocco, sono famose in tutto il mondo e visitarle è un’emozione forte. Siamo andati a vederle.

 

(TurismoItaliaNews) E’ come ritrovarsi all'improvviso indietro nel tempo. L’impatto con il grande teatro delle vasche colorate dove si conciano pelli di mucca, cammello, pecora e capra è inevitabilmente dall'alto. Nel quartiere Blidas, nei pressi del Wadi Fès, c’è il Chouara, il quartiere dei conciatori: si entra in uno dei tanti negozi che nel suk della medina propongono in vendita i prodotti finali e cioè borse, cuscini, portafogli, cinture, babouches, puf, perfino indumenti, per poi trovarsi condotti per mano in una terrazza mentre ti offrono contemporaneamente una tazza di tè alla menta ed un ciuffo di foglie di menta.

Lì per lì non ti rendi conto a cosa serva il secondo, poi affacciandoti l'odore forte e penetrante ti fa intuire subito che il profumo della menta messo sotto al naso serve a coprire (per quanto possibile) lo sgradevole olezzo della conceria. Ma lo spettacolo è troppo bello per rinunciarvi. Dall'alto si ammirano bene le vasche messe una accanto all'altra (alcune delle quali in attività da secoli) dove colori diversi dei liquidi messi all'interno documentano le fasi della lavorazione o della coloritura.


Tutto avviene rigorosamente a mano e non potrebbe essere diversamente: prima si tolgono peli e residui di carne dalle pelli dell'animale, poi si immergono nelle vasche per ammorbidirle e colorarle, quindi si stendono al sole per farle asciugare sui tetti o nei piazzali delle altre costruzioni della medina. Il lavoro è frenetico e per niente facile. Ma le tante persone che si agitano intorno o dentro le vasche sanno il fatto loro. Ogni tanto alzano la testa a guardare incuriositi i turisti che li osservano. Poi riprendono il lavoro.

 

I prodotti sono tutti naturali: per tramutare il pellame in pelle lavorabile si usano estratti dalla corteccia della mimosa o del melograno, mentre come ammorbidente va benissimo una soluzione grassa. Piante e minerali offrono poi i pigmenti per le diverse colorazioni, anche se in questo caso ormai cominciano a non mancare più i prodotti dell'industria chimica. Qui la filiera è corta: pronte le pelli, dalle concerie arrivano nei laboratori degli artigiani marocchini che affacciati lungo le stradine tortuose dei suk mettono poi in vendita il risultato del loro lavoro. Abdul, la nostra guida che ci accompagna alla scoperta di Fes, sorride divertito quando si accorge che gli effluvi del rametto di menta hanno esaurito il loro compito di “copertura” Ma in fondo non si potrebbe rinunciare alla vista della scena delle concerie, nel cuore della città che è patrimonio mondiale dell’umanità per decisione dell'Unesco.

 

Fes è per la quantità di popolazione il terzo centro del Marocco, tra le terre fertili del Sais e i boschi del Medio Atlante, a metà strada fra Mediterraneo e oceano Atlantico. Oltre alle concerie c’è molto altro da vedere, come le tombe Merinidi, la sontuosa medersa Bou Inania (cioè un istituto sia culturale che religioso), il palazzo reale o l’antico quartiere ebraico.

 

 

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