Galatina: la taranta, le tarantate e l’acqua del pozzo che libera dall’inquietudine e dall’isterismo

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Giovanni Bosi, Galatina / Salento

Fede, suggestioni, tradizioni, ritmi travolgenti e coinvolgenti. E’ un mix di sensazioni sacre e profane quello che assicura Galatina, la città d’arte del Salento che conserva e tramanda una delle leggende più misteriose e avvincenti di questa terra pugliese. E’ a Palazzo San Paolo che si conserva gelosamente il pozzo da cui veniva attinta l’acqua capace di liberare dall’inquietudine e dall’isterismo provocato dal morso della tarantola. E che evoca la musica più amata del Salento…

 

(TurismoItaliaNews) Tutto per un morso di ragno. O comunque di “animali velenosi come scorpione, vipera, falangio e simili” si legge nel saggio “ De tarantulae anatome et morsu” pubblicato nel 1741 da Nicola Caputo. Che racconta: “Una notte San Paolo Apostolo, non si sa in quale occasione, mentre dopo la predicazione di Pietro navigava per i nostri mari, trovandosi a passare per il promontorio di Santa Maria di Leuca, giunse a Galatina in incognito per timore dei persecutori, allo scopo di rendere visita ai neofiti. Qui fu accolto e ottenne notizie presso la casa di un religioso, che c'è ancora oggi e che per questa ragione è chiamata la Casa di San Paolo. I cittadini di questa città narrano varie cose in rapporto alla leggenda: ma ciò che più importa dicono che San Paolo, per compensare la pietà del religioso, a favore suo e dei suoi discendenti ottenne da Dio, per meriti di Gesù Cristo, il potere di risanare - facendo il segno della croce sulla piccola ferita - quanti fossero stati morsi facendoli bere a tempo stesso l'acqua d'un pozzo della stessa Casa di S. Paolo. Ora, estinta che fu la discendenza di quel religioso, alcuni malati morsi dalla taranta, scorpione o vipera, essendo venuti a quel pozzo - anch'esso ancor visibile - mentre il veleno era ancora in atto, e avendo chiesto la guarigione a San Paolo, si dice che, dopo aver bevuto quell'acqua guarissero subito e tornassero a casa con l'animo lieto e rendendo grazie al loro benefattore”.

La Cappella di S. Paolo è un luogo di culto significativo per la storia di Galatina e per i riti collegati al "morso della tarantola" che caratterizzano gran parte della cultura salentina

La Cappella di S. Paolo è un luogo di culto significativo per la storia di Galatina e per i riti collegati al "morso della tarantola" che caratterizzano gran parte della cultura salentina

La Cappella di S. Paolo è un luogo di culto assai significativo per la storia di Galatina

Quel pozzo è ancora lì, a documentare il mito o leggenda o tradizione che dir si voglia, e che Galatina ha opportunamente riscoperto e valorizzato. E se una volta il pellegrinaggio era di quanti volevano guarire da quel fenomeno isterico convulsivo provocato dal morso di ragni, in preda ad uno stato di offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive, adesso a spingersi fino al pozzo sono i tanti turisti desiderosi di saperne molto di più, anche perché la tradizione del tarantismo è in qualche modo sopravvissuta con la messa-esorcismo del 29 giugno nella cappella di San Paolo.

Proprio quest’ultima, realizzata nel XVIII secolo, rappresenta un luogo di culto particolarmente significativo per la storia di Galatina e per i riti collegati al “morso della tarantola” che caratterizzano gran parte della cultura salentina. “E’ in questa cappella, durante la festività del santo, il 29 giugno – ci spiega la giornalista Carmen Mancarella, che da anni si occupa della valorizzazione dei territori salentini - si recavano le donne che erano state morse dalle tarantole, dette appunto tarantate”. Le donne dunque pregavano San Paolo (protettore dai morsi e dalle punture degli animali velenosi sulla base della devozione riconducibile ad un miracolo che compì a Malta) e bevevano l'acqua prodigiosa attinta dal pozzo retrostante la cappella. Ma c’è un ulteriore, particolare dettaglio che aggiunge fascino e curiosità: la musica come ulteriore rimedio curativo per il tarantismo. “In occasione della festa – ci rivela ancora Carmen Mancarella - le tarantate si esibivano in danze sfrenate a suon di tamburello, violino, chitarra e organetto. I suonatori dovevano creare un ritmo giusto che riuscisse a placare gli effetti del veleno del ragno”.

Quel pozzo è ancora lì, a documentare il mito o leggenda o tradizione che dir si voglia, e che Galatina ha opportunamente riscoperto e valorizzato

La Notte della Taranta è uno degli appuntamenti più attesi dell'estate salentina

In alto: in questa cappella, durante la festività del santo, il 29 giugno, si recavano le donne che erano state morse dalle tarantole, perciò dette tarantate. Sotto: uno spettacolo della Notte della Taranta, uno degli eventi dell'estate salentina più atteso

 

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