Austria, lassù dove osano le aquile: la fortezza inespugnabile di Hohenwerfen conquistata dai turisti ammaliati dalla sua bellezza
Giovanni Bosi, Werfenweng / Austria
Domina la vallata ed è come se mettesse subito le cose in chiaro: sono qui come presidio di sicurezza da quasi mille anni. Oggi il suo ruolo di avamposto di difesa sullo sperone naturale di 155 metri sulla valle del fiume Salzach, a due passi da Werfen e dalla splendida perla delle Alpi Werfenweng, è stato sostituito dalla fortissima attrazione turistica, complice la cornice delle Alpi di Berchtesgaden e dei monti di Tennen. E’ la fortezza di Hohenwerfen, ad una quarantina di 40 km a sud di Salisburgo, in Austria.
(TurismoItaliaNews) Un castello da favola in un panorama da cartolina. Il primo approccio con questa fortezza costruita tra il 1075 ed il 1078 durante il periodo della lotta per le investiture, per ordine di Gebhard von Helfenstein, principe-arcivescovo di Salisburgo, lo abbiamo di notte: illuminato in modo da renderlo suggestivo e impressionante, fa subito crescere la voglia di andarlo a vedere di giorno, esplorando ogni sua torre ed ogni camminamento. E’ fin troppo chiaro che il colpo d’occhio da lassù dev’essere notevole…
E infatti ogni aspettativa viene abbondantemente ripagata quando l’indomani ci presentiamo per una visita guidata. L’accesso può avvenire attraverso un mini-trekking lungo il sentiero che si inoltra nello sperone naturale, coperto da vegetazione lussureggiante da cui spuntano mura e pinnacoli delle torri, oppure (decisamente in modo più comodo) attraverso la cabinovia movimentata con funi d’acciaio. Se il percorso a piedi è spettacolare, non è da meno quello meccanizzato, che dona scorci mozzafiato a strapiombo sulla pianura sottostante.
Se la storia della fortezza parte un migliaio di anni fa, l’assetto di Hohenwerfen ha subìto via via modifiche e adeguamenti strutturali con un'attenzione maggiore verso l'estetica e orientata secondo i grandi modelli italiani, passando dalla costruzione pensata al mero scopo di difesa e sorveglianza, ad un complesso decisamente più romantico per volontà dell’arciduca Johann, fratello dell’imperatore d’Asburgo, intenzionato a farne nel 1824 il proprio castello di caccia. E comunque non prima di essere passato più volte di mano, fino ad essere acquistato nel 1898 dall’arciduca Eugenio, che continuò i lavori facendone la sua dimora principesca e arricchendola con una grande collezione di opere d’arte e di armi. Oggi è un museo pubblico e i visitatori non rinunciano ad arrivare a frotte e a lasciarsi coinvolgere dalle guide in rigorosi abiti medievali, per assistere infine allo spettacolo di falconeria che evoca una tradizione del passato mai sopita.
Dalla corte interna si dirama il percorso di visita, che include anche la cappella, die Kappellenbastei, la cui struttura originale risale alla prima metà del XVI secolo ed ampliata in seguito, rimanendo comunque una delle parti più antiche di tutta la struttura; lo stile si rifà al romanico e l’altare è del 1650, opera di Konrad Schwarz, mentre è del 1480 la statua della Madonna con Bambino che campeggia al centro. Ma di grande interesse sono anche gli affreschi tornati alla luce sulle pareti di un camminamento, uno dei quali mostra un cavaliere con tanto di elmo, scudo, spada e maglia metallica. Certo è che se queste mura potessero parlare, racconterebbero ogni sorta di drammatici episodi: la fortezza è stata infatti testimone di guerre e incendi, prigionie atroci, devastazioni e complotti. Anche se con la sua mole è quasi sempre riuscita a porre un freno alle scorribande degli eserciti invasori. Secondo la storia che si racconta, solo due volte il maniero è stato sopraffatto: la prima intorno al 1278 durante l’imprevedibile attacco di Konrad von Goldegg armatosi contro il principe vescovo di Salisburgo; la seconda nel 1525 con l’assalto dei contadini che lo diedero alle fiamme; l’epilogo fu però una repressione durissima.
La visita svela ogni particolare sia costruttivo, che di utilizzo, grazie anche alla presenza di oggetti che rimandano al sistema difensivo o alla repressione, come nel caso degli strumenti di tortura; fino al complesso meccanismo dell’orologio apposto sulla torre circolare più massiccia, in cima alla quale è sistemata la grande campana di bronzo decorato che non lesina i propri rintocchi. Dal punto di vista della scenografia naturale, Hohenwerfen è una perfetta “fabbrica nel paesaggio”. Ammirando il territorio circostante dalle feritoie dei camminamenti e delle torri, un leggero vento proveniente dalle imponenti montagne circostanti avvolge il visitatore curioso.
Lo spettacolo di falconeria rievoca con grande suggestione la caccia dei secoli scorsi: ai voli acrobatici di falchi, nibbi, aquile di mare testabianca e grifoni si accompagna la fanfara di ottoni. Non c’è dubbio che vivere nel Medioevo, epoca alquanto difficile, era arduo: lo dimostrano le avvincenti scene di combattimento, così come il lavoro degli artigiani, quali l’intagliatore di legno, il fabbro, il forgiatore di armi che attraverso la loro manualità presentano la quotidianità di quel tempo.
Non solo: questa fortezza è stata anche una star del cinema. Per il grande schermo è stata la location del famosissimo film “Dove osano le aquile” (1968) con Richard Burton e Clint Eastwood, ambientato durante la seconda guerra mondiale. La mission di un commando anglo-americano di paracadutisti era quella di liberare generale statunitense Carnaby, ideatore del piano d'invasione dell'Europa, catturato dai tedeschi e tenuto prigioniero in un castello sulle Alpi bavaresi. Storia nella storia. Passando da queste parti non resisterete alle tentazione di visitare Hohenwerfen. E’ garantito.
Per saperne di più
www.salzburg-burgen.at
Il sito ufficiale del Turismo di Werfenweng
Werfenweng, vacanza green nella Perla Alpina avventurosa o in totale relax: nel Salisburghese una meta ideale per l’estate
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – twitter: @giornalista3