Scozia: tra le rovine del Castello di St Andrews, agognato e conteso da Inglesi e Scozzesi e tanti aneddoti da raccontare

Giovanni Bosi, St Andrews / Scozia
Saranno anche rovine, eppure il fascino di questo luogo nel Royal Burgh costiero di St Andrews, in Scozia, resta immutato nei secoli. Ha indubbiamente conosciuto tempi migliori, ma le suggestioni che evoca sono tantissime, perché tra queste mura è successo di tutto. Il castello di St Andrews, risalente in parte al tredicesimo secolo, sorge su un promontorio roccioso che domina una piccola spiaggia chiamata Castle Sands e il Mare del Nord. Ecco perché non puoi perdertelo.
(TurismoItaliaNews) Dici Scozia e dici rocche e castelli. L’indomita nazione del Regno Unito, dove è fortissimo il senso di appartenenza (e dove non sono pochi i distinguo rispetto a Londra), resta tra le destinazioni più amate, magari da girare con un’auto a noleggio (occhio, perché qui si circola a sinistra) per non perdersi i mille scorci suggestivi perfetti per Instagram. Tra Highlands e Lowlands c’è un mondo (per non parlare di Isole Orcadi, Shetland ed Ebridi), fra città del calibro di Edimburgo, Glasgow, Dundee, Aberdeen. Lungo le strade più spettacolari si incontrano i testimonial del passato, perfettamente conservati oppure ridotti a minimi termini, ma pur sempre alfieri di un passato glorioso quanto movimentato. Perché il Paese del cardo e della croce di Sant’Andrea, delle cornamuse e del whisky, nei secoli è stato spesso un campo di battaglia, dall’arrivo dei Romani e fino alla regina Anna, ultima monarca Stuart, con il passaggio dello scettro ai discendenti dei casati di Hannover e di Sassonia-Coburgo-Gotha, vale a dire gli odierni Windsor di Carlo III.
Il Castello di St Andrews è stato durante gli anni prima della Riforma protestante la residenza principale dei vescovi e degli arcivescovi della città omonima sulla costa orientale del Fife, chiamata fino al decimo secolo Kilrymont, prima di prendere il nome da Sant’Andrea Apostolo, punto focale della Chiesa nella Scozia medievale. Oggi è un centro universitario, famosa per essere il centro mondiale del golf in quanto sede del Royal and Ancient Glolf Club fondato nel 1754, e per possedere l’affascinante chiesa della Santissima Trinità costruita nel 1144. A poca distanza, là dove ci sono anche i resti della cattedrale di Sant’Andrea, c’è il castello che fu utilizzato pure come prigione e fortezza, subendo poi nel tempo demolizioni e ricostruzioni, compresa una revisione di raffinatezza secondo i canoni rinascimentali, per renderlo più palazzo che angusto maniero. Sono la storia e soprattutto i tanti aneddoti che aleggiano intorno ai suoi resti a renderlo un’attrazione.
Tanto per farvi capire: durante le guerre di indipendenza scozzesi, il castello è stato distrutto e riedificato più volte mentre passava di mano tra gli Scozzesi e gli Inglesi. Subito dopo il sacco di Berwick nel 1296 da parte di Edoardo I d'Inghilterra, il castello fu conquistato e adeguato per il re inglese nel 1303. Ma durò poco: nel 1314, dopo la vittoria scozzese a Bannockburn, il castello fu riconquistato e riparato dal vescovo William Lamberton, Guardian of Scotland, fedele sostenitore del re Robert the Bruce. Gli inglesi l'avrebbero riconquistato di nuovo nel 1330 rafforzandone le difese nel 1336, ma non riuscirono a tenerselo. Sir Andrew Moray, reggente di Scozia in assenza di Davide II, lo riconquistò dopo un assedio durato tre settimane. Poco dopo, nel 1336-1337, fu distrutto dagli Scozzesi per impedire agli inglesi di usarlo ancora una volta come roccaforte. E così via, con continui capovolgimenti.
Rimasto in questa condizione di rovina fino a quando il vescovo Walter Trail non lo ha ricostruito all’inizio del secolo, il suo castello costituisce la base di ciò che si può vedere oggi. Diverse figure importanti hanno trascorso del tempo qui, come Giacomo I di Scozia (1406–1437) che vi ha ricevuto parte della sua educazione dal vescovo Henry Wardlaw, fondatore della St Andrews University nel 1410. La prigione sotterranea, che ancora oggi è una fossa umida e senza aria scavata nella solida roccia sotto la torre nord-ovest, ha ospitato malfattori locali che cadevano sotto la giurisdizione del Vescovo, ma anche diversi personaggi importanti come David Stuart, duca di Rothesay nel 1402, e Murdoch Stewart, secondo duca di Albany nel 1425.
Passeggiare tra le rovine, coglierne i dettagli costruttivi con le tante decorazioni in pietra che evidenziano un gusto per il bello, spingono ad immaginare come poteva essere il Castello nel periodo del suo massimo splendore e come poteva essere la vita quotidiana nelle sue stanze. Sempre che si potesse stare tranquilli visti i continui rovesciamenti di fronte…
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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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