Canterino 1919 – 2019, la breve storia del villaggio dei minatori: per il centenario arriva il libro di Ardenio Ottaviani

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Ardenio Ottaviani è figlio di uno dei minatori di Cabernardi che nel 1952 occuparono la miniera per trentanove giorni. Da diversi anni collabora con l’associazione culturale “La Miniera” Onlus, dedicandosi alla divulgazione delle vicende delle miniere di zolfo e alla ricerca storica. A cento anni esatti dalla nascita di Canterino, il villaggio dei minatori, esce dalla sua penna un libro che ripercorre tutte le fasi storiche di questo luogo, legato per sempre alla miniera di zolfo.

 

(TurismoItaliaNews) “Canterino è oggi un ameno paese del Comune di Sassoferrato che gode della salubrità dell'aria, del silenzio e della vasta panoramica offerta dagli oltre 500 metri di altitudine. Alle sue spalle si staglia il profilo diagonale ed appuntito di Poggio Ranco, come un bastione che si erge a difesa del lato orientale dell’ampia groppa di Monte Rotondo. Ci vivono stabilmente solo otto persone. Erano circa trecento quando i fumi della lavorazione dello zolfo della miniera di Vallotica-Percozzone si diffondevano ovunque oscurando il panorama e stravolgendo l'ambiente circostante. Era il rovescio della medaglia, uno dei conti da pagare allo sviluppo, al benessere, alla ‘crescita’; lo era allora come ai nostri giorni. La differenza sta solo nelle dimensioni dei danni che si arrecano alla casa comune; e nella distanza che separa il livello dei disastri ambientali provocati dalle attività umane dal punto del non ritorno”: è questa la premessa al libro “Canterino 1919 – 2019. La breve storia del villaggio dei minatori” di Ardenio Ottaviani, dedicato alla memoria dei minatori di Cabernardi e di Percozzone.

Canterino, il villaggio dei minatori

“Chi giunge a Canterino per la prima volta, senza essere a conoscenza della sua storia singolare, potrebbe credere di trovarsi di fronte soltanto ad uno degli innumerevoli villaggi disseminati tra le colline dell'entroterra delle Marche: silenzioso, ordinato, immerso nel verde, in posizione panoramica, abitato da pochi residenti, animato solo durante le vacanze – si legge nella premessa - percorrendone le tre vie parallele, però, il visitatore non potrebbe non notare la sua diversità: senza un centro storico plurisecolare, senza un edificio pubblico, senza una chiesa con campanile svettante nel punto più alto, senza acciottolato, mura, palazzi padronali... Chi chiedesse le ragioni di ciò, troverebbe risposte nelle bacheche poste sotto il Palazzone e nella chiesetta sorta, sul finire del secolo scorso, su un lato dell'ex circolo ricreativo dei minatori (fu donato dalla Montecatini alla diocesi di Nocera Umbra all'indomani della rinuncia alle concessioni minerarie)”.

“Al suo interno, parte del materiale dell'arredo sacro proviene da accessori o strumenti di lavoro nelle miniere: la croce è formata con pezzi della corda della gabbia del pozzo di Vallotica, la statuina di Santa Barbara è stata recuperata dal 13° livello della miniera di Cabernardi e per la cornice del quadro della Madonna del Buon Consiglio sono stati utilizzati frammenti di legno di una guida della gabbia del pozzo – racconta Ardenio Ottaviani - all'esterno, la croce che sovrasta il campanile a vela è stata realizzata con una punta di fioretto da minatore; un'altra croce, posta sulla facciata, è stata ricavata da una rotaia di binario della miniera”.

Sassoferrato, la Miniera di Cabernardi negli Anni '30 (foto Archivio Museo della Miniera)

Sassoferrato, la Miniera di Cabernardi

“I minatori non ci sono più da oltre sessant'anni, ma tutto ciò su cui il visitatore posa lo sguardo racconta che era usato da loro e che per loro era stato costruito: le casette, il circolo, il forno, gli "stalletti", la terrazza, la fontana, le scalette, il Palazzone, “l’alloggio degli scapoli", la mensa. E' tutto ancora lì, come lo hanno lasciato, si direbbe pronto per essere usato di nuovo; e Canterino sembra aspettare che tornino. Intanto, dall'alto, vigila mestamente sui sottostanti ruderi della miniera di Vallotica” chiosa Ottaviani.

“Da anni pensavamo che l'approssimarsi del centenario fosse l'occasione per scrivere la storia di Canterino e Ardenio Ottaviani, prezioso socio e collaboratore della nostra associazione, ha messo a disposizione di questo progetto la sua esperienza di professore di storia e attento ricercatore, appassionato alle vicende della miniera di zolfo di Cabernardi e Percozzone perché figlio di un minatore – commenta nella prefazione Patrizia Greci, presidente dell’associazione culturare ‘La Miniera Onlus’ – è iniziata, così, la minuziosa esplorazione degli archivi dei Comuni e delle Parrocchie, alla ricerca di atti e documenti necessari per comporre su basi scientifiche uno scritto che raccontasse le origini e la vita di un paese che ha soltanto cento anni. Posso essere testimone dell’entusiasmo che lo ha guidato per mesi nel suo paziente lavoro immerso nei faldoni: ricordo il giorno in cui scoprì, nel vero senso della parola, l’atto ufficiale di nascita di Canterino con rivelazione sulle origini del nome. Credo sia stata una delle sue più grandi soddisfazioni. Con eguale impegno Ardenio non ha trascurato le fonti orali, sempre preziose per tracciare la vita vissuta di una comunità. Anche qui il lavoro non era semplice, pochi i testimoni da intervistare, ma non si è perso d'animo ed ha raccolto ricordi di alcuni protagonisti del tempo”.

Sassoferrato, la Miniera di Cabernardi

Il libretto di paga del minatore Giuseppe Cicetti

L'elenco di nomi che hanno abitato Canterino e pubblicato nel llbro, dimostra quanta sia stato capillare suo studio e rappresenta senz'altro un omaggio ai minatori, alle loro famiglie, ai loro discendenti e a tutti quelli che in questo minuscolo gruppo di case possono ritrovare le loro radici. La pubblicazione di questo libro colma un vuoto nella produzione letteraria che negli ultimi decenni è fiorita intorno alle vicende delle miniere di zolfo di Cabernardi e Percozzone, ma soprattutto offre spunti e stimoli per proseguire nell'attività di recupero e valorizzazione di un ricco patrimonio materiale ed immateriale capace di restituire nuova vitalità ai territori abbandonati dalla Montecatini alla fine degli anni '50 del secolo scorso. “E' doveroso un sincero ringraziamento al professor Ardenio Ottaviani, senza il suo impegno questo volume non avrebbe mai vista la luce. Il desiderio dell'autore e di chi scrive queste semplici note è quello di raccogliere tanto materiale, reperti, fotografie, scritti, documenti, tutto quanta può essere salvato dall'inesorabile azione di oblio prodotta dal tempo che passa. E chi potrà aiutarci a scrivere un altra libro per il centenario del battesimo di Canterino del 2030? Tutti coloro che incoraggiati, motivati o semplicemente provocati da questa prima pubblicazione, apriranno i cassetti del cuore e della memoria” conclude Patrizia Greci.

 

Benvenuti all’inferno: nel villaggio di Canterino e nella miniera di Cabernardi fra storia, lavoro, sacrifici e speranze

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