Tra il nulla e il vuoto: poetry and aphorisms di Stefano Taikyō Zanarini, l’artista, poeta, filofoso, personaggio-non personaggio

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Giovanni Bosi, Foligno / Umbria

Essere o non essere? Essere, non c’è dubbio amletico nel caso di Stefano Taikyō Zanarini. Artista, poeta, filofoso, personaggio-non personaggio questo eclettico uomo è quanto di più autentico possa esserci. Nel nome della coerenza. Come emerge, una volta di più, dalla sua ultima produzione letteraria “Tra il nulla e il vuoto (poetry and aphorisms)”.

 

(TurismoItaliaNews) Posso fregiarmi del titolo di Amico nei suoi confronti: l’ho scoperto tardi come tale, ma da quel momento in poi c’è sempre stata una conferma. Prima apprezzando le sue opere pittoriche senza tempo (e spesso senza titolo), poi le sue poesie e i suoi aforismi. Dice quello che pensa, dice quello che sente. Dice tutto in punta di penna e di lingua, nel pieno rispetto di quello stile di vita che si chiama Zen. E cioè meditare, pensare.

Quando Stefano mi ha portato il suo ultimo volumetto “Tra il nulla e il vuoto” (Se-Dizioni 2023, in copertina l’opera “Senza titolo”, 1986) mi sono imposto di sfogliarlo un po’ per volta, prima scorrendo veloce i suoi scritti, poi tornando indietro e soppesando parola per parola. Una scelta non facile, a ben guardare. Perché spesso questo folignate buddista può apparire ermetico, impenetrabile. E tuttavia conoscendo il suo pensiero al di sopra di ogni sospetto e soprattutto limpido, mai farcito di dietrologia e sempre pronto a dire quello che pensa, a chiunque sia, la lettura è scorsa via confermandosi lo specchio del suo cuore e della sua mente. Spesso essere “cani sciolti” (termine bruttissimo, ma efficace) non è semplice, anzi complica la vita. Ma nel caso di Stefano Taikyō Zanarini è l’essenziale. Se non fosse così, non sarebbe chi è. Del resto la sua biografia nella seconda di copertina del volumetto (le cui pagine non sono numerate, perché si potrebbero anche leggere dalla fine all’inizio) avverte subito il lettore (qualora non lo conosca): “Stefano Taikyō Zanarini nacque a Foligno il 30 maggio 1954… e da allora abbandonò subito se stesso… forse. Nel 1997 cominciò ad estinguersi”. Meraviglioso.

Stefano Taikyō Zanarini

Vorrei allora citarvi alcuni aforismi che mi hanno colpito e che in pratica servono ad inquadrare meglio il maestro che dall’84 si esercita con il suo pensiero: mostre, installazioni e performance, operando con quegli strumenti tradizionali dell’arte occidentale come le matite, i colori, le tele. Poi l’abbraccio con il Buddismo lo ha portato a confrontarsi con quei materiali che arrivano dall’Oriente, più intriganti e forse più inclini ad esprimere la sua creatività: la carta di riso o la stecchetta composta da fuligine e colla che si tramuta in inchiostro. “Lo Zen? Uno stato di rivoluzione-rivelazione permanente che va mantenuto con una pratica strenua e costante” annota Zanarini. E ancora: “Il potere può essere ‘buono’, solo se esercitato da individui liberi da se stessi”. Ovverosia tenersi alla lontana dalle tentazioni umane. Aggiunge: “La strategia? Conosco solo quella della sincerità!”. E poi: “Canto nel coro solo se lo spartito è dodecafonico… altrimenti preferisco gli assoli”. Ancora: “Bisogna essere contenti senza mai accontentarsi, altrimenti si diventa infelici”; Ulteriormente: “ Non pacifista! Ma pacifico, anche quando la guerra si fa inevitabile”. Infine: “Il fascino è qualcosa che va al di là della forma, anche se legato strettamente ad essa”. Pensieri colti in libertà nelle pagine della sua ultima produzione. Letti tutti di fila anche se lontani tra loro, esprimono una coerenza totale. Un irriducibile anarchico? No, l’uomo delle regole, più di quanto si possa immaginare. Mai fermarsi alle apparenze.

“Tra il nulla e il vuoto (poetry and aphorisms)” del 2023 segue la raccolta “Imbarazzanti Metamorfosi (poetry and aphorisms)”. Chioso come ho fatto per la recensione di quella uscita, più convinto che mai: Il maestro Stefano Taiko Zanarini? Non un “personaggio contro”, ma un “uomo per”.

 

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