Montefiascone, sulla “ringhiera” della Tuscia si racconta tra realtà e fantasia la storia del beone che morì per amor dell’Est! Est!! Est!!! [VIDEO]

Giovanni Bosi, Montefiascone / Lazio
Ci sono tanti buoni motivi per arrivare a Montefiascone. Siamo nel Lazio, o meglio ancora nella Tuscia viterbese, al cospetto del lago di Bolsena e a 100 km giusti giusti dalla tomba di San Pietro, dunque sulla Via Francigena. Alla bellezza del paesaggio fa pendant il borgo a 600 metri di quota, spettacolare balcone che concede allo sguardo di correre dal monte Amiata all’Umbria, dalla valle del Tevere fino al mare e ai monti della Tolfa e ai monti Cimini. C’è ne abbastanza. Ma c’è anche una storia che riecheggia nel nome del vino, troppo allettante per non solleticare l’enoturismo: la leggenda dell’Est! Est!! Est!!!
(TurismoItaliaNews) Chiamatela storia, leggenda, tradizione. Chiamatela come volete, ma di sicuro quella che aleggia intorno al vino testimonial di questo territorio, ormai famoso in tutto il mondo, è un un misto di realtà e fantasia che la dice lunga sull’attaccamento della gente di qui al suo Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. E guai a dimenticarsi i punti esclamativi! Perché, in effetti, sono proprio l’ardimento e l’enfasi nel declinare il nome che si apprezza per intero la sua storia. Ma andiamo per ordine.
Città del vino per antonomasia (e non solo perché, neanche a farlo apposta, il suo nome evoca in qualche modo uno tra i più famosi contenitori di vetro, rivestiti di paglia intrecciata), Montefiascone quando si arriva nella sorprendente Tuscia è una tappa obbligata. Dalla cattedrale di Santa Margherita alla Rocca, il centro storico si rivela una piacevole escursione in cui scoprire gli affacci che qua e là si aprono tra gli edifici. La Cattedrale del resto, insieme alla rocca costituisce l’elemento caratteristico del panorama del borgo. La sua cupola è la terza per grandezza in Italia e se è svetta da fuori, non meno interessati sono le decorazioni visibili all’interno: gli affreschi mostrano il trionfo dei tre santi patroni Margherita, Flaviano e Felicita, scene del loro martirio e il racconto di due eventi accaduti durante il soggiorno di papa Urbano V a Montefiascone.
E poi le statue di Apostoli ed Evangelisti, otto angeli simboleggianti le Virtù o le Beatitudini, i busti dei Padri della Chiesa, angeli che si identificano con le Virtù teologali e la Verità. Per questo edificio sacro si sono spesi nomi illustri dell’architettura come Bramante e Antonio Sangallo il Giovane, con Alessandro Farnese, poi Paolo III, tra i fautori della sua realizzazione. Anzi, sembra proprio la pianta ottagonale si debba a un disegno di Bramante. La Rocca è ciò che rimane dell’imponente castello medievale, costruita per disposizione di Urbano IV nel tredicesimo secolo sul punto più alto della città.
Però non si vive di sola arte e di sola storia. Lo sanno bene a Montefiascone, da tempo impegnati nella promozione – in un ragionamento complessivo di valorizzazione della Tuscia, che ha portato alla nascita della Dmo Expo Tuscia – delle eccellenze del territorio, a partire dal vino Est Est Est, agli squisiti formaggi pecorini, salumi e prosciutti, l’olio extravergine di oliva Dop. Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, dunque. Ma cos’ha di così particolare questo Bianco a Denominazione di Origine Controllata? Il nome sicuramente. Ma diciamo innanzitutto che nasce dai vitigni Trebbiano toscano, qui chiamato Procanico (dal 50% al 65%), Trebbiano giallo, detto Rossetto (dal 5 al 40%); Malvasia bianca lunga e/o Malvasia del Lazio (dal 10 al 20%); il disciplinare ammette anche altri vitigni di colore analogo, non aromatici, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, da soli o congiuntamente (nella misura massima del 35%). La Doc, in particolare, è riferita a 3 tipologie di vino bianco (“Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”, “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone spumante” e “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico”).
Il perimetro di produzione delimita, in Provincia di Viterbo, una superficie di circa 36.500 ettari, e comprende un territorio di media e alta collina, situato sulle pendici del distretto vulcanico Vulsino: Montefiascone, Bolsena, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro e Gradoli. Da ricordare che questo è un territorio dalla grande storia: con gli Etruschi la coltivazione della vite ha raggiunto un grande progresso, favorito anche da evolute conoscenze tecniche e dalla raccolta di vitigni di varia origine, grazie agli ampi rapporti commerciali di questo popolo. “La storia recente di questo vino – sottolinea Vincenzo Peparello, presidente della Dmo Expo Tuscia - è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la creazione della Cantina sociale, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza dell’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone.
E allora ecco alla storia, tra mito e leggenda, realtà e fantasia. Ha affascinato i viaggiatori di ogni tempo attratti dai “mirabilia”: si racconta che nel 1111 un personaggio di rango (per alcuni un vescovo o un prelato, per altri un nobile), chiamato dai più Johannes Defuk, giunto in Italia al seguito dell'Imperatore Enrico V, conservando una grande predilezione per il buon vino e sapendo di trovarne di ottima qualità in Italia, abbia invitato il suo servitore Martino a precederlo lungo il tragitto alla ricerca del vino migliore e gli abbia chiesto di segnare il posto in cui degustava il più buono con il contrassegno Est.
Defuk scendeva da cavallo e gustava il vino ogni volta che si imbatteva in questo segno. Giunto a Montefiascone incontra la porta di un'osteria non con uno, non con due, ma con tre Est come segno di eccellenza. Vinto dall'amore per l'ottimo vino che beve per due giorni, decide di abbandonare il corteo imperiale diretto a Roma e di trasferirsi a Montefiascone. Continua a bere quel vino delizioso fino alla morte avvenuta nel 1113, ma, prima di morire, lascia un testamento in cui dice di voler essere seppellito nella chiesa di San Flaviano, dov’è ancora oggi, e su questa chiede che venga versato vino in abbondanza in occasione di ogni anniversario della sua morte. Sulla sua lapide in peperino grigio, si legge: “Per il troppo Est! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”. In riconoscenza dell'ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un'eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d'epoca, che fanno rivivere questa leggenda.
Qui a Montefiascone i Papi hanno sempre avuto un ruolo. Le origini ufficiali della Rocca, sorta agli albori dell’organizzazione temporale della Chiesa, risalgono alla fine del XII secolo, quando Innocenzo III, nel gioco alterno della lotta al potere, la scelse come sede del rettore del Patrimonio di San Pietro. Il Papa, dopo essere entrato trionfalmente nel borgo, ha fatto fortificare il castello demolendo alcuni delle costruzioni addossate e costruendo, nei pressi del palazzo, una chiesa dedicata alla Madonna (Santa Maria in Castello). Da quel momento una moltitudine di Papi e di personaggi celebri hanno dominato per secoli la vita della città. Incluso Alessandro VI Borgia, che nel 1495 vi si è rifugiato.
Montefiascone, per il suo valore strategico, era ambita soprattutto da suo figlio Cesare, il "duca Valentino", che nell'ambizioso disegno di conquista dell'Italia voleva trasformare la fortezza nel caposaldo inespugnabile del suo futuro regno nell'Italia centrale. Alessandro Farnese, dopo l’elezione al soglio pontificio, nel 1540 fece progettare ad Antonio da Sangallo il Giovane la Rocca Paolina di Perugia, ove fece trasferire anche i cinque grandi cannon della Rocca di Montefiascone. L’episodio ha costituito l’inizio del lento declino della fortezza montefiasconese.
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