Liguria, il Cinque Terre Doc celebra i 50 anni dal riconoscimento: la vite (e l’ulivo) sussistenza economica del territorio

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Angelo Benedetti, La Spezia

Un’occasione strategica per ripensare un territorio straordinario, amatissimo dal turismo internazionale, anche dal punto di vista dell’agricoltura, attività storica di questo lembo di Liguria che ha disegnato il famoso paesaggio a fasce terrazzate. Le celebrazioni per il 50° della Doc Cinque Terre, istituita nel 1973, è il momento per ragionare sulla millenaria coltura della vite che ha rappresentato un elemento capace di modificare in profondità la fisionomia delle Cinque Terre.

 

(TurismoItaliaNews) La sottolineatura della sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia la dice lunga sull’attenzione che c’è sul tema. "Il mantenimento dell'agricoltura rappresenta l’unico modo per salvaguardare la cultura e l’economia complessiva delle Cinque Terre ed è anche la migliore risposta al problema del dissesto idrogeologico. Un obiettivo che non può gravare solo sulle spalle degli agricoltori. È necessario l'intervento delle istituzioni – l'Europa, il Governo, la Regione - che devono supportare le amministrazioni locali perchè si possa realizzare un piano di incentivi all'agricoltura, una progettazione di medio e lungo periodo ed interventi normativi, capaci di superare gli ostacoli che fino ad oggi hanno reso inadeguate le forme di intervento adottate”. Sappiamo bene quanto l’agricoltura e l’esercizio di tutte le buone pratiche connesse siano un elemento fondamentale ed irrinunciabile anche per la tutela del territorio, soprattutto in un territorio così fragile e delicato come la Liguria. Guardando indietro nel tempo si rileva come nel passato proprio “l’agricoltura era rivolta in particolare alla coltivazione della vite; limitatamente ad alcune zone si coltivavano olivi ed agrumi e, solo marginalmente, alcune porzioni di terreno erano destinate alle produzioni orticole. I tratti di terreno più alti erano coperti da boschi (come del resto ancora oggi), che fornivano frutti spontanei (soprattutto castagne), legname e foglie da interrare per fertilizzare il terreno coltivato a vigneto” spiegano dal Parco delle Cinque Terre.

Liguria, il Cinque Terre Doc celebra i 50 anni dal riconoscimento: la vite (e l’ulivo) sussistenza economica del territorio

Liguria, il Cinque Terre Doc celebra i 50 anni dal riconoscimento: la vite (e l’ulivo) sussistenza economica del territorio

Il cinquantesimo anniversario della Doc Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà è pure un’opportunità per riscoprire le proprie origini, come le zone da cui nei secoli indietro sono arrivati i primi abitanti dei borghi, quali i comuni del primo entroterra: Pignone, Beverino e Riccò del Golfo. Fino all’inizio del Novecento la superficie vitata si aggirava oltre i mille ettari, progressivamente diminuita fino al centinaio di oggi. A riprova di come quelli che si producono da queste parti sono veramente dei vini eroici. Di cui il pregiatissimo Sciacchetrà è l’alfiere: questo vino passito, dolce e liquoroso, espressione delle Cinque Terre, nasce dalle uve dei vitigni Bosco, Albarola e Vermentino. L’origine del nome sembra avvolta nel mistero - per alcuni deriva dal termine semitico "shekar" con il quale, nella Palestina di 3.000 anni fa, venivano definite le bevande fermentate, mentre per altri scaturisce dal verbo dialettale “sciacàa”, ovvero “schiacciare”, che sta a indicare l'operazione di pigiatura dell'uva. Quello dello Sciacchetrà è un profumo fruttato, floreale, che ricorda le essenze della macchia mediterranea: “sentori di frutta secca, confettura d'albicocca, pesca gialla e vaniglia, miele di castagno e spezie. Un colore caldo e intenso: dal giallo dorato all'ambra, tendente al topazio” spiegano gli esperti. Un sapore dolce, ma mai stucchevole, caldo, di buon corpo, vellutato e suadente, ben equilibrato, da una piacevole e lievissima tannicità. E dentro c’è tanta Liguria.

“Ad oggi, soprattutto dopo l'istituzione del Parco Nazionale – sottolineano dall’ente - gli sforzi per recuperare la tradizione legata all'attività vitivinicola sulle terrazze delle Cinque Terre hanno dato buoni risultati nonostante i circa cento ettari coltivati oggi a vigneto non siano minimamente paragonabili ai 1.400 di un secolo fa. A scoraggiare l'investimento di energie e risorse nella coltivazione della terra contribuisce il fatto che il territorio delle Cinque Terre risulta essere di difficile coltivazione soprattutto per la conformazione geo-morfologica del terreno che consente di avere superfici coltivabili molto strette; questo impedisce un'efficace meccanizzazione dell'attività agricola, con conseguente difficoltà per i coltivatori. Le monorotaie, importate dalla Svizzera solo a partire dagli anni Ottanta, sono le uniche macchine agricole utilizzabili”. Ecco perché gli obiettivi sui quali oggi ci si concentra sono, attraverso un piano di investimenti mirato, il ripristino dei binari monorotaia, il miglioramento dei servizi idrici, il recupero e il restauro dei muretti a secco, il superamento del problema dei diritti di reimpianto e il sostegno alle aziende agricole.

Liguria, il Cinque Terre Doc celebra i 50 anni dal riconoscimento: la vite (e l’ulivo) sussistenza economica del territorio

Liguria, il Cinque Terre Doc celebra i 50 anni dal riconoscimento: la vite (e l’ulivo) sussistenza economica del territorio

In questo territorio, che è un Parco Nazionale, Patrimonio Unesco il ruolo dell'uomo è fondamentale. Per non disperderne l'identità occorre garantire che gli abitanti rimangano a vivere qui sostenuti nel faticoso compito di mantenere un equilibrio costante con una natura complessa in un territorio difficile, che è però culla di prodotti eccellenti e di tradizioni millenarie. "Partendo dal presupposto che l'agricoltura rappresenta l'elemento fondamentale per la salvaguardia del patrimonio e dell'identità stessa delle Cinque Terre – ha avuto modo di ribadire la sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia - riteniamo prioritario procedere allo sviluppo di un progetto, finanziato anche dalle risorse che porta il turismo, che miri a disegnare un nuovo modo di fare agricoltura, anche con il contributo dei nostri ospiti che con noi partecipano al dibattito, per intraprendere insieme questo importante e inevitabile percorso”.

Il sito ufficiale del Parco delle Cinque Terre

Museo Archeologico di Lentini

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