Civitanova Marche: la rievocazione della Sciabica rilancia la memoria e il futuro della pesca in Adriatico

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Giovanni Bosi, Civitanova Marche

È tornata sulla spiaggia civitanovese, seppur solo per una rievocazione simbolica, la sciabica, antica tecnica di pesca con la rete a strascico che ha segnato per secoli la vita dei pescatori lungo le coste adriatiche. L’evento, organizzato dall’associazione “Ricordi d’A Mare”, guidata con passione da Pierluigi Cipolla, ha attirato residenti, turisti e curiosi, accomunati dalla voglia di riscoprire una tradizione marinara ormai scomparsa ma ancora profondamente radicata nella memoria collettiva del territorio. 

 

(TurismoItaliaNews) La sciabica – oggi non più consentita dalla normativa italiana in quanto tecnica invasiva per l’ambiente marino – veniva praticata fino alla metà del Novecento anche lungo le coste marchigiane, con reti tirate a mano da gruppi di uomini direttamente sulla spiaggia. L’antico sapere di questi pescatori, fatto di forza, coordinazione e conoscenze dei fondali, è stato riproposto nel corso della rievocazione grazie al contributo di alcuni ex pescatori civitanovesi e al lavoro di ricerca svolto negli ultimi anni dall’associazione. Ma attenzione: uomini, ma non solo. Perché se l’azione in mare era compito dei pescatori, a terra era compito delle donne di occuparsi del resto della filiera, inclusa la vendita del pesce.

Civitanova Marche: la rievocazione della Sciabica rilancia la memoria e il futuro della pesca in Adriatico

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Pierluigi Cipolla

L’iniziativa di Civitanova Marche in occasione di GustaPorto 2025 non si limita ad una celebrazione nostalgica del passato. È infatti in fase avanzata il progetto di un Museo della Pesca, che aprirà i battenti – si auspica entro il 2026 – proprio qui a Civitanova. Si tratterà di un centro multifunzionale, con l’obiettivo di diventare luogo di conoscenza, formazione e incontro per i giovani, ma anche uno spazio vivo per tutta la comunità. “Stiamo raccogliendo materiali storici, attrezzi, fotografie, testimonianze orali e scritte - ci spiega Pierluigi Cipolla - la risposta della cittadinanza è stata sorprendente: in tanti hanno deciso di donare oggetti, reti, libretti di bordo, barometri e persino diari di pesca. È come se la memoria avesse atteso a lungo un luogo dove potersi raccontare”.

Il museo porterà il nome dell’associazione stessa, Ricordi d’A Mare, diventando così il coronamento di un percorso iniziato dieci anni fa da un gruppo di appassionati della storia locale del mare. Il Comune ha già messo a disposizione un ex magazzino del porto che sarà ristrutturato con fondi regionali e del Pnrr dedicati alla rigenerazione urbana e alla valorizzazione del patrimonio marittimo.

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Eugenio Marresi è stato un pescatore e falegname a Civitanova Marche

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Civitanova e le reti da pesca: un’eccellenza artigiana

La rievocazione ha anche acceso i riflettori su una realtà produttiva ancora vivace: a Civitanova Marche si producono reti da pesca di altissima qualità, vendute in tutta Italia e anche all’estero. Alcune aziende artigiane, tramandate di generazione in generazione, continuano a realizzare reti con metodi semi-manuali e materiali innovativi, destinate non solo alla pesca professionale, ma anche all’acquacoltura e alla sicurezza in ambito marittimo. Secondo i dati 2025 della Camera di Commercio delle Marche, il settore delle reti da pesca e dei prodotti connessi ha registrato un +6% di esportazioni rispetto al 2024, trainato da una crescente richiesta di articoli personalizzati e sostenibili.

Una memoria che diventa futuro

Il progetto del museo, insieme alla valorizzazione delle competenze ancora presenti sul territorio, si inserisce nel più ampio disegno di promozione del turismo culturale e marittimo delle Marche. La Regione ha recentemente incluso Civitanova Marche tra le tappe del nuovo itinerario “Vie del Mare”, pensato per far conoscere ai visitatori non solo le bellezze naturali, ma anche la storia, i mestieri e le tradizioni legate al mare Adriatico.

“Non vogliamo che il nostro mare sia solo sfondo di cartoline estive – tengono a dire a Civitanova Marche - il mare è la nostra identità, e luoghi come il futuro Museo della Pesca aiuteranno le nuove generazioni a comprenderne il valore, anche economico e sociale”. La sciabica, allora, non è più soltanto una rete: è diventata un simbolo, una chiave per tessere nuove reti di comunità, cultura e sviluppo sostenibile.

Civitanova Marche: la rievocazione della Sciabica rilancia la memoria e il futuro della pesca in Adriatico

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[ L’approfondimento ]

E la Sciabica viaggia anche per posta: nell’Italia del dopoguerra una serie di francobolli ha raccontato il valore del lavoro e delle tradizioni locali

Eugenio Serlupini

Nel 1950, nel pieno del secondo dopoguerra, l’Italia si trovava impegnata in una profonda ricostruzione materiale, morale e identitaria. In questo contesto, l’emissione della serie di francobolli “Italia al lavoro” rappresentò non solo un’operazione filatelica, ma anche un manifesto culturale e politico: un omaggio alla dignità del lavoro, ai mestieri tradizionali e alla varietà del tessuto produttivo del Paese.

(TurismoItaliaNews) La serie di 19 francobolli (quando ancora il Molise era di fatto accorpato con le Puglie, è stata emessa tra il 1950 e il 1953 e raffigura scene di lavoro provenienti da diverse regioni italiane. Ogni francobollo è un piccolo quadro, stilizzato ma ricco di significato, che rappresenta un’attività tipica del territorio, incarnando insieme l’identità locale e il valore universale del lavoro. Le incisioni, realizzate con grande cura da Corrado Mezzana, e stampati in rotocalco dall'Officina Carte Valori Ips di Roma, mostrano contadini, artigiani, pescatori, operai, tutti colti nel gesto quotidiano del loro mestiere.

Civitanova Marche: la rievocazione della Sciabica rilancia la memoria e il futuro della pesca in Adriatico

Tra le immagini evocative c’è pure il francobollo dedicato alla pesca con la sciabica, tradizione costiera diffusa in tutta Italia, soprattutto lungo le rive adriatiche. Il valore da 20 lire mostra un pescatore intento a tirare la rete a riva, con il mare sullo sfondo che restituisce un senso di fatica e armonia con la natura. La sciabica, una rete a strascico tirata manualmente da terra, era uno strumento antico e collettivo, che richiedeva coordinazione, forza e conoscenza del mare. Attraverso questa immagine, il francobollo restituisce la memoria di un’Italia in cui il lavoro non era solo sopravvivenza, ma cultura condivisa.

La scelta di raffigurare mestieri tradizionali — come il pastore sardo, la ricamatrice calabrese, il contadino umbro, il fabbro valdostano o il muratore lombardo — era un chiaro segnale di volontà celebrativa, ma anche pedagogica. In un’epoca in cui l’Italia cercava di affermarsi nel nuovo equilibrio europeo, il lavoro era il fondamento di una ritrovata dignità nazionale. I francobolli “Italia al lavoro” costituirono così una sorta di affresco ideologico, volto a riaffermare l’identità produttiva del Paese attraverso le sue radici più autentiche.

Non a caso, la serie ha avuto ampia diffusione e rimase in uso per diversi anni, diventando una delle emissioni più iconiche nella storia postunitaria della filatelia italiana. Oggi, a settantacinque anni dalla loro comparsa, questi francobolli sono ricercati non solo dai collezionisti, ma anche da studiosi e appassionati di storia sociale e visiva. Ogni esemplare racconta una storia, ogni figura rappresenta un gesto antico che parla di terra, di mare, di fatica e di orgoglio. In un’epoca digitale che sembra aver smarrito il senso del lavoro manuale, la serie “Italia al lavoro” resta un prezioso documento visivo, capace di restituire con eleganza e sobrietà la bellezza del fare. Un’Italia operosa, silenziosa, ma straordinariamente viva, impressa su piccoli rettangoli di carta che continuano a parlare al nostro presente.

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