La tradizione dei pignattari che deriva dai figuli etruschi: a Vetralla si rimette mano alla ceramica rossa

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Giovanni Bosi, Vetralla / Lazio

Chi dice Vetralla, dice anche Via Francigena e ancor più Olio extravergine della Tuscia Dop. Eppure questo paesotto in provincia di Viterbo ha ancor più da raccontare e soprattutto da tramandare. Come l’arte dei pignattari, ovvero il modo di produrre ceramica utilizzando una speciale argilla che solo da queste parti si trova. L’amministrazione comunale ha lanciato un’idea che punta a diventare anche un’occasione di lavoro.

 

(TurismoItaliaNews) Siamo nella Tuscia viterbese, dove la storia è un elemento fondante del territorio. Gli Etruschi hanno lasciato dappertutto le loro testimonianze: basti considerare che il nucleo abitato è sorto tra il X e il IX secolo avanti Cristo e il colore del tufo caratterizza ancora gli edifici più antichi. Giocoforza, in un momento in cui turismo si traduce in esperienze e motivazioni, e c'è la necessità di reinventarsi anche sul fronte dell’occupazione, il Comune di Vetralla – in ossequio alla sue tradizioni – ha deciso di incentivare la lavorazione dell’argilla per il recupero e la valorizzazione della ceramica tipica della cittadina.

E’ nato così un corso cofinanziato dalla Regione Lazio con il patrocinio del Sistema Museale di Ateneo, del Museo della Tuscia Rupestre e della Pro Loco aperto ai giovani e agli appassionati, interamente gratuito per 15 persone. Finito il corso e formati gli operatori, adesso la sfida è proseguire su questa strada perché l’esperienza acquisita si traduca in opportunità occupazionale ed economica. Del resto questa è una delle più antiche forme d'arte: si fa tutto con le mani e con i piedi, con cui si fa girare il tornio sul quale si modella la creta e si forma di tutto - piatti, brocche, vasi, pignatte - per poi passare alla cottura e la decorazione. Quella tipica di Vetralla è un ramoscello di ulivo con le olive. Neanche a dirlo…

“La lavorazione della ceramica rossa è parte della nostra storia – sottolinea Carlo Postiglioni, assessore all'agricoltura e al commercio – e per questo abbiamo voluto promuovere questo corso di formazione, nell’intento soprattutto di riavvicinare i giovani ad una tradizione artigianale che in passato occupava numerose famiglie qui a Vetralla. Possiamo dire che la qualità dell’argilla che viene estratta nella cava di creta rossa sul Monte Panese è molto alta, particolarmente resistente al fuoco e dunque adatta anche per utilizzi della ceramica prodotta a fini alimentari”.

A Vetralla c’è un’intera strada, via dei Pilari, dove erano attive le botteghe e le fornaci ricavate in grotte scavate nel tufo, ancora visibili e apprezzabili. Basti pensare che l’ultima fornace chiamata “di Checco Lallo” è rimasta attiva fino ai primi anni del 2000. E’ una grossa sfida, ma la volontà di creare una filiera agganciata alle altre eccellenze del territorio è forte e almeno l’interesse c’è. Come quello della giovane Sara, che ha frequentato il corso di formazione: “Può diventare un’attività importante, vorrei avviare un’attività di questo tipo e spero che possano esserci sostegni del Comune e dello Stato, magari attraverso gli interventi pensati per l’imprenditoria femminile”.

Le terracotte di Vetralla sono vanto dell’artigianato locale, sono conosciute per l’utilizzo di vernici vetrificate, piombo, manganese ed antimonio: l’arte della manifattura delle terraglie è stata trasmessa di padre in figlio, tanto che ciascuna famiglia ha conservato i proprio antichi segreti alimentando la leggenda di derivare direttamente la propria abilità dai figuli etruschi. Adesso c’è l’opportunità di ricominciare.

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