L’Isola di Procida ritrova lo smalto mediterraneo con il ritorno ai suoi colori autentici
Giuseppe Botti, Procida / Campania
LUOGHI E’ uno dei pochi luoghi in cui la storia e la natura convivono senza entrare in conflitto. E che oggi si attiva per tutela se stessa anche attraverso il colore e l’immagine, fondamentale per un turismo a tutto tondo. Siamo a Procida, dove il Piano del Colore per il patrimonio immobiliare voluto dal Comune diventa operativo per la valorizzazione complessiva dell’Isola.
(TurismoItaliaNews) Ogni azione di impulso allo sviluppo del territorio passa necessariamente per iniziative volte ad incentivare la crescita turistica ed economica dell’Isola, anche attraverso forme di collaborazione con vari soggetti ed istituzioni. Come con l’Associazione operatori turistici Procida per la gestione dell’Infopoint nella Stazione marittima portuale. Ma certamente anche la tutela delle tradizioni e la conservazione del paesaggio sono fondamentali, compresa “la fabbrica nel paesaggio” come la definiscono i Club per l’Unesco.
L’obiettivo è dunque salvaguardare e tutelare il patrimonio storico-architettonico isolano unico nel Mediterraneo e questo passa anche per la piena operatività del Piano del Colore voluto dal Comune di Procida attraverso l’istituzione dello specifico ufficio preposto all’interno dell’ente locale, il quale dovrà sostanzialmente istruire le pratiche edilizie nel rispetto degli obiettivi e delle procedure del Piano varato nel febbraio 2015 per mettere un freno al degrado che mina e compromette i beni architettonici dell’Isola. Così si cercherà di riguadagnare l’immagine e le consistenze perdute o alterate, tornando all’utilizzo di elementi che erano propri di questo territorio, come intonaci, infissi e balconi, definendo le modalità per i progetti di rifacimento delle facciate.
Del resto, Procida è una sorta di patrimonio universale: quando la scrittrice Juliette Bertrand l’ha scelta nel 1950 come luogo ideale per le sue vacanze si meravigliò di incontrare gruppi di turisti francesi, i quali fin dall’800 avevano conosciuto l’isola di Graziella grazie al romanzo omonimo del poeta romantico Lamartine. Poi nel 1954 è arrivata a Procida Elsa Morante, la quale catturata dal mare, dalle coste e dai giardini ha trovato nell’isola ispirazione per il suo romanzo “L’isola di Arturo”, il cui grande successo ha contribuito a far conoscere Procida agli italiani e non solo. Infine nel 1994 il colpo di fulmine grazie a Massimo Troisi che a Procida ha voluto girare il suo ultimo film “Il Postino” che, candidato all’Oscar, lo ha vinto per la colonna sonora. Da quel momento l’isola di Procida è stata conosciuta in tutto il mondo anche come L’isola del Postino. E da allora i turisti che scelgono Procida non si contano più: arrivano da ogni parte del globo, in primavera, in estate e in autunno.
La storia dell’Isola del resto ha sempre fatto i conti con coloro che arrivavano da fuori, sin dagli insediamenti benedettini a partire dal 1029 e dalle successive incursioni saracene. È con la fine di queste ultime che Procida ha potuto sviluppare le attività commerciali e marinare incrementando la sua flotta e diventando un punto di riferimento essenziale in Europa e nei Mediterraneo, fino a contare nel periodo tra il 1795-97 un organico di 400 tartane. Ed è certamente il legame con il mare e le sue potenzialità economiche che contraddistingue anche i momenti storici successivi, con lo sviluppo della Regia Scuola Nautica fondata nel 1833. Un legame, un destino, che si propone ancora oggi per lo sviluppo futuro dell'isola.
Un futuro legato soprattutto alla conservazione ed alla valorizzazione del suo patrimonio ambientale e culturale. Procida è certamente un'isola diversa dalle sue sorelle napoletane Ischia e Capri, meno mondana, aperta a un turismo rispettoso delle sue tradizioni. Negli ultimi tempi l’isola, scoperta e amata negli anni sessanta, da Elsa Morante, Alberto Moravia e Cesare Brandi ha rilanciato la propria immagine nel mondo intero. Parlare di sviluppo, di futuro per Procida, significa necessariamente pensare al centro storico a partire da piazza dei Martiri dedicata alle vittime isolane della Rivoluzione del 1791, a Terra Murata.
Terra Murata è il nucleo più antico dell'insediamento dell'isola, un borgo medievale che costituì fino al XVI secolo l'unica area abitata del territorio. Un assetto che nel corso del tempo ha subìto modifiche che non hanno fatto comunque perdere i luoghi l’originaria bellezza, con episodi architettonici di eccezionale attrattiva fra cui l’Abbazia di San Michele Arcangelo (il santo protettore dell’isola), un vero e proprio tesoro d'arte e storia.
Terra Murata per oltre un secolo e mezzo è stata sede di uno dei più importanti istituti di pena d'Italia, mentre Vivara è un'oasi di verde e fauna mediterranea che è stata riconosciuta come Riserva Naturale dello Stato. Campagne di scavo e di esplorazione subacquee hanno permesso agli archeologi di riportare alla luce tracce di insediamenti collocabili nell'Età del bronzo. Da queste testimonianze è venuto prepotentemente alla luce il ruolo fondamentale di Vivara nell'ambito di traffici e scambi intensi che in questa fase preistorica dell’umanità, quando divenne uno dei principali centri per il commercio del metallo del bacino centrale del Mediterraneo, crocevia obbligato nelle rotte tra oriente e occidente. L'isola di Procida possiede così quello che si può definire forse il più antico ed originale patrimonio archeologico relativo alle origini della navigazione nel Golfo di Napoli.