BARUMINI | La magia degli amuleti: Umbria e Sardegna vicine o lontane? Collezionismo e archeologia in mostra
“La magia degli amuleti. Umbria e Sardegna vicine o lontane? Collezionismo e archeologia” è la mostra allestita dalla Fondazione Barumini Sistema Cultura al Centro Giovanni Lilliu. La Sardegna si unisce all’Umbria grazie alle bellezze della loro storia. Una storia lontana ma solo sulle carte geografiche, perchè a unirle è l’archeologia. L'esposizione nasce dalla collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna e il sostegno del Comune di Barumini, della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Direzione regionale dei Musei Umbria, l’Antiquarium Arborense e la Biblioteca Universitaria di Cagliari.
(TurismoItaliaNews) La mostra nasce proprio dalla volontà di far conoscere i materiali sardi presenti in Umbria e custoditi all’interno del Muso archeologico nazionale dell’Umbria e dalla Soprintendenza dell’Umbria. Si tratta di materiali antichi di diverse tipologie tra archeologia nuragica, amuleti, la collezione del Bellucci, oltre all’antica corrispondenza epistolare di antiche lettere che proprio Bellucci scambiava con il Canonico Spano. Nelle varie sezioni in esposizione, oltre ai materiali nuragici e alle raccolte di tipo collezionistico, c'è anche uno spazio dedicato dalla Soprintendenza di Cagliari e Oristano ai reperti nuragici diffusi nel Mediterraneo a mostrare proprio la vicinanza tra Sardegna e Umbria grazie ai ritrovamenti archeologici.
Ad illustrare la mostra - alla presenza del sindaco di Barumini Michele Zucca, del presidente della Fondazione Barumini Sistema Cultura, Emanuele Lilliu, della direttrice del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, Tiziana Caponi, della soprintendente Sabap per la città metropolitana di Cagliari e province di Oristano e Sud Sardegna, Monica Stochino - Tiziana Caponi, Dorica Manconi, Fulvia Lo Schiavo, Gianfranca Salis, Andreina Ghiani e Caterina Lilliu.
L’allestimento porta il visitatore ad ammirare materiali antichi di diverse tipologie tra archeologia nuragica, amuleti e all’importante collezione di Giuseppe Bellucci (archeologo e studioso di spicco della società perugina dell’800 che ha animato la vita culturale di quegli anni), senza dimenticare l’antica corrispondenza epistolare che proprio il Bellucci scambiava con il Canonico Spano. Nelle varie sezioni in esposizione, oltre ai materiali nuragici e alle raccolte di tipo collezionistico, il visitatore può immergersi nello spazio dedicato dalla Soprintendenza di Cagliari e Oristano ai reperti nuragici diffusi nel Mediterraneo a mostrare proprio la vicinanza tra Sardegna e Umbria grazie a questi ritrovamenti.
"La mostra rappresenta un altro tassello fondamentale all’interno del nostro progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e artistico sardo. In sintonia con la nostra apertura al Mediterraneo, ci inseriamo in un sistema di connessioni, unendo realtà distanti legate da una storia comune e dalla ricca eredità di antiche civiltà - dice Emanuele Lilliu, presidente della Fondazione Barumini Sistema Cultura, aprendo i lavori della giornata. "La Fondazione Barumini Sistema Cultura contribuisce a questo dialogo culturale che trascende i confini geografici e si fa promotrice di questo percorso, offrendo uno sguardo condiviso sulle nostre radici storiche e artistiche al pubblico sardo, nazionale e internazionale - conclude - questi appuntamenti ci danno l’opportunità di ampliare l'offerta per i turisti e di consolidare le importanti collaborazioni con i maggiori musei italiani e della Sardegna, che portiamo avanti insieme alle istituzioni dei bei culturali, in particolare la Soprintendenza".
Il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, con la sua direttrice, Tiziana Caponi ha voluto rimarcare “l’importanza di questo tipo di collaborazioni che arricchiscono le nostre realtà”, auspicando la possibilità di portare questa mostra in un prossimo futuro anche al Museo Archeologico dell’Umbria a Perugia.
La mostra è visitabile tutti i giorni sino al 20 giugno 2024.
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