Calabria, a Crotone il lockdown della cultura non è mai finito: ancora chiuso il Museo archeologico di Capo Colonna
Giovanni Bosi, Capo Colonna / Crotone
Dovrebbe costituire il biglietto da visita, il fiore all'occhiello di quello splendido parco archeologico che è Capo Colonna, uno dei simboli indiscussi della Calabria, ricca di un patrimonio storico, artistico e culturale che tuttavia in molti casi è ancora difficile da fruire. Come ad esempio il Museo Archeologico nazionale a due passi dalla Colonna solitaria che svetta sul promontorio Lacinio. Ancora chiuso per la grande delusione di migliaia di turisti arrivati in zona non solo per le vacanze, ma anche per scoprire i tesori tornati alla luce. Ma qui il lockdown non è ancora finito.
(TurismoItaliaNews) Si potrebbe quasi dire che piove sul bagnato. In un'Italia che fa i salti mortali per riprendersi partendo anche dalla cultura, a Crotone i beni archeologici si fanno inspiegabilmente desiderare. E sì perché mentre altri contenitori espositivi della regione hanno (per fortuna) riaperto i battenti, come il Museo nazionale archeologico della Sibaritide, il Parco archeologico di Sibari e il Museo archeologico nazionale ‘Vito Capialbi’ di Vibo Valentia, per i musei crotonesi – da quello di Capo Colonna all'Archeologico di città – le chiusure permangono: dai problemi di sanificazione a quelli di condizionamento degli ambienti, fino a quelli cronici di personale. Fino alla totale assenza di servizi di supporto: un punto ristoro, un bookshop, una biglietteria che consentirebbe quanto meno di sostenere le casse delle strutture periferiche del Mibact, contribuire alla manutenzione ordinaria, creare opportunità di lavoro in un territorio che ne ha più che bisogno. Tutto questo a Capo Colonna non c'è.
Così qui è un'estate 2020 senza museo, eppure giornalmente è stata registrata in agosto una presenza media di 600 visitatori. Delusi davanti ai cartelli che confermano la chiusura del museo. Questo parco archeologico, affacciato sullo Jonio cristallino, è famoso in tutto il mondo: una cinquantina di ettari sulla punta più orientale del promontorio conosciuto in antichità come “Lakinion akron”, con la colonna unica superstite del grande tempio dorico di Hera Lacinia, costruito intorno al 470-460 a.C. sul ciglio della falesia, e intorno una serie di edifici, tra cui i resti di un più antico luogo di culto arcaico nel quale gli archeologi hanno riportato alla luce i preziosi oggetti votivi del Tesoro di Hera, conservati nel Museo archeologico nazionale di Crotone. Ma anche questi off-limits: il piano della struttura in cui sono esposti è chiuso al pubblico e dunque non si possono vedere. Il pezzo forte che fa da attrazione è il mitico diadema della dea tornato alla luce qualche decennio fa.
Non meno interessante è il Museo di Capo Colonna, inaugurato nel 2006 e articolato in tre sezioni allestite in ampie sale open space. La prima sezione è dedicata all'abitato romano e propone una selezione delle principali classi ceramiche e alcuni oggetti di uso comune; la seconda sezione accoglie i rinvenimenti effettuati nell'area del santuario e la ricostruzione di uno spaccato della copertura marmorea del tetto del tempio identificato con la lettera A; nella terza sezione sono esposti reperti provenienti dai fondali della costa crotonese; di particolare interesse il carico di marmi di età romana del relitto di Punta Scifo.
Desolatamente chiuso dallo scorso marzo il museo attende ancora di essere riaperto, mentre una parte del personale del parco archeologico è stato destinato alla spettacolare struttura de Le Castelle di Isola Capo Rizzuto, visitabile (non si sa ancora per quanto) solo di mattina anche in questo caso per cronica mancanza di personale. Crotone sconta anche un'altra chiusura: quella della fortezza medievale di Carlo V, dove una bonifica da attuarsi da parte dello Stato attende ugualmente. Qui a Crotone attendono invece – senza esito – da mesi un intervento del ministro Dario Franceschini e della Direzione generale del Mibact perché si ponga fine a questo oblio dei musei archeologici.