Vittorio Veneto, ecco il Prosecco Docg Abbazia che nasce tra le mura del monastero cistercense

Romina Gobbo, Vittorio Veneto
Colore giallo paglierino, perlage finissimo e persistente, profumo minerale con presenza di fiori bianchi, e frutta a pasta bianca. Ideale con crostini di radicchio e formaggio Piave mezzano, e con primi a base di carni bianche. Ottimo anche con frittura di pesce. Il Prosecco Docg Abbazia nasce tra le mura del monastero cistercense dei santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia, a due passi da Vittorio Veneto, tra le colline trevigiane patrimonio dell'Unesco.
(TurismoItaliaNews) Da quando il monastero fu aperto, nel 1909, le monache coniugano il motto benedettino "Ora et labora", producendo, miele, lavanda e aloe, realizzando particole per le parrocchie e cucendo paramenti sacri. Ma le necessità impellenti dovute al rincaro delle bollette, hanno stimolato a trovare altri orizzonti. La madre superiora, la brasiliana suor Aline Pereira Ghammachi, 38 anni, mente prammatica e una laurea in Business Administration, ha deciso di creare un proprio vino, assieme all'azienda vitivinicola "La Vigna di Sarah”, della giovane imprenditrice Sarah Dei Tos, che fornisce l'expertise. Un'iniziativa nata per diversificare le produzioni, ma nell'ambito di un progetto culturale più ampio, per far conoscere questo luogo di preghiera e di arte, attraverso visite guidate e degustazioni, in un'ottica di riflessione e spiritualità.
Il monastero è in realtà una villa settecentesca, uno degli edifici storici più belli e rappresentativi del territorio. All'interno dell'area, racchiuso tra due barchesse, esisteva da tempo un vigneto, la cui uva veniva data a lavorare alle cantine. Da qualche anno invece le monache si sono impegnate a creare un vino proprio a doppio marchio, quello del monastero e quello de' "La Vigna di Sarah". Al lavoro più specializzato pensano i professionisti. Mentre le religiose si dedicano a tagliare l'erba in mezzo ai filari e a irrorare le vigne con una soluzione di solfato. “Il nostro vino è a concimazione organica senza trattamenti di origine chimica per la produzione di uva biologica - spiega la superiora suor Aline Pereira Ghammachi - così come biologici sono i prodotti del nostro orto, perché dobbiamo avere attenzione per il creato, come insegna l'enciclica Laudato si' di papa Francesco”.
Presentato lo scorso dicembre, alla presenza del vescovo della diocesi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che di prosecco se ne intende assai, il Docg Abbazia nei giorni successivi si è aggiudicato il “Premio alla viticoltura bio ed eroica”, assegnato alle monache in occasione dell'ottava edizione della "Vendemmia notturna sul Cor di Luna", appuntamento nato da un'idea di Sarah Dei Tos. Tremila metri quadri di vigneto a 150 metri sul livello del mare, circa 3.000 piante per ettaro, la cui uva, unita a quella della Vigna di Sarah, fornisce vino per una media di 6-7000 bottiglie, vendute a 18 euro ciascuna.
“Al momento sono in vendita da Sarah - spiega suor Aline - abbiamo anche noi la nostra rivendita ma, poiché il monastero è di clausura, è possibile acquistare solo in occasione di giornate specifiche. Ci apriamo all'accoglienza secondo quello che la nostra Regola concede. Per esempio, il cimitero interno, che accoglie le salme delle monache, è visitabile solo in alcune festività: il 2 novembre, la domenica delle Palme, il Corpus Domini. Su richiesta, nel chiostro organizziamo anche presentazioni di libri. Per chi volesse fare una gita fuori porta, la cosa bella è che siamo ad un crocevia, da qui si arriva velocemente a Conegliano, Venezia, Belluno”. Suor Aline è a San Giacomo di Veglia dal 2006. Eletta madre superiora nel 2018, è alla guida di una ventina di consorelle, di tutte le fasce di età, dai 36 ai novant'anni, di varie nazionalità. Le più giovani lavorano nel vigneto, le altre pregano per la sua buona produzione. “La nostra spiritualità va declinata nell'umanità di Cristo, ed è perciò soprattutto concretezza Per noi preghiera e lavoro sono complementari. Così i nostri filari crescono supportati da cura, amore e lode al Signore”, conclude la superiora.