[ REPORTAGE ] Armenia, alle origini della civiltà: viaggio tra pietra, mito e storia nella fortezza di Garni

Giuseppe Botti, Yerevan / Armenia
Un altopiano affacciato sul fiume Azat custodisce uno dei siti archeologici più affascinanti del Caucaso. È Garni, antica fortezza e culla di civiltà millenarie, dove storia, religione e natura si intrecciano tra le pieghe del tempo. Siamo nel cuore dell’Armenia, ad appena 28 chilometri dalla capitale Yerevan. E questo è molto più di un monumento.
(TurismoItaliaNews) Collocata su una spettacolare terrazza triangolare ai piedi dei monti Geghama, la cittadella di Garni costituisce una delle testimonianze più significative dell’Armenia precristiana. Il nome stesso deriva dai Giarniani, popolo insediato in questa regione già nell’VIII secolo a.C., ma le tracce di presenza umana risalgono addirittura all’ultimo quarto del IV millennio a.C. Un luogo che ha resistito a secoli di guerre, invasioni e cataclismi, e che oggi offre un raro affaccio sulla stratificazione culturale dell’Armenia.
Il tempio di Mihr, icona dell’Armenia pagana
Il simbolo indiscusso del sito è il Tempio di Garni, l’unico tempio greco-romano colonnato ancora esistente in Armenia. Costruito nel I secolo d.C. dal re Tiridate I in onore del dio del sole Mihr, rappresenta un capolavoro architettonico in stile ionico, armoniosamente integrato nel paesaggio montano che lo circonda. Dopo la conversione dell’Armenia al cristianesimo nel IV secolo, il tempio venne probabilmente riadattato come residenza estiva per la nobildonna Khosrovidukht, sorella di Tiridate III. Altri studi suggeriscono che potesse trattarsi di una tomba reale, spiegando così la sua sopravvivenza alla sistematica distruzione dei luoghi di culto pagani. Nel 1679, un terremoto ha raso al suolo il tempio, che è stato ricostruito solo nel ventesimo secolo (tra il 1969 e il 1975) grazie ad un progetto archeologico ambizioso. Oggi è uno dei principali poli turistici del Paese e sede rituale del neopaganesimo armeno, che qui trova il suo santuario più emblematico.
La fortezza di Garni: bastione millenario
Oltre al tempio, Garni custodisce i resti di un’intera fortezza strategica, citata dallo storico romano Tacito come Gorneas. Posta in posizione dominante sulla valle dell’Azat, la struttura fu un punto nevralgico per la difesa della piana dell’Ararat. Le incursioni tra il XIII e il XVII secolo la danneggiarono gravemente, e fu solo nel 1830, dopo le guerre russo-persiane e russo-turche, che alcuni profughi armeni provenienti da Maku, in Persia, ne ripopolarono l’area. L’intero complesso monumentale comprende le rovine del tempio di Mitra, resti di mura, un palazzo reale, bagni termali di epoca romana decorati con mosaici, una stele Vishap (drago in lingua armena), fondamenta di una chiesa del VII secolo e diverse costruzioni di valore storico-artistico.
Il Palazzo reale e il torchio vinario
A pochi metri dal tempio si estende l’antico complesso di palazzo, costruito su un costone roccioso con vista mozzafiato. Gli scavi hanno portato alla luce una grande sala ad arco e numerose stanze dai diversi usi, alcune delle quali ancora conservano frammenti di intonaco rosa scuro, testimonianza delle originarie decorazioni parietali. Di particolare interesse è il torchio a tre sezioni, che racconta un frammento inedito della vita quotidiana dei sovrani armeni: il mosto d’uva veniva raccolto, filtrato e trasferito da una brocca all’altra attraverso un ingegnoso sistema di tubi in terracotta. Sotto le rovine del palazzo si trovano le basi della chiesa di S. Sion, una delle prime costruzioni cristiane della zona, a pianta circolare tetraconca e dotata di cupola centrale. Un altro indizio della continua trasformazione religiosa e culturale del sito, passato dal culto di Mihr alla spiritualità cristiana.
Una meta per viaggiatori consapevoli
Garni non è solo un museo a cielo aperto, ma un invito a riflettere sulla resilienza culturale di un intero popolo. Ogni pietra, ogni rilievo e ogni restauro raccontano storie di distruzione e rinascita, tra religione, arte e ingegneria. Immerso in un paesaggio di rocce basaltiche, gole profonde e vegetazione rigogliosa, il sito rappresenta una delle tappe imprescindibili per chi visita l’Armenia. Il villaggio moderno di Garni, con i suoi 8.000 abitanti, accoglie i visitatori con strutture turistiche, artigianato locale e una cucina che affonda le radici in secoli di tradizione.
Garni è dunque più di un monumento: è un viaggio nel tempo che attraversa epoche e civiltà, ideale per chi cerca nel turismo un’esperienza autentica, tra natura incontaminata e grande storia.