Umbria, Abbazia di Sassovivo: l’antico complesso benedettino testimone di pace: San Marone restituito alle montagne siro-libanesi

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Giovanni Bosi, Foligno / Umbria

E’ stata riconosciuta Monumento testimone di una cultura di pace dalla Federazione Italiana dei Club e Centri Unesco per la sua presenza millenaria sul territorio e come luogo emblematico della cultura. La sua mole possente la rende uno dei simboli più straordinari dell’Umbria mistica e ancora oggi continua a svelare segreti del suo passato. E’ l'abbazia Santa Croce di Sassovivo, a Foligno.

 

(TurismoItaliaNews) Si fa notare già dalla pianura l’antichissima struttura benedettina adagiata sulle pendici del monte Serrone, a pochi chilometri da Foligno. Quando si imbocca la strada che sale verso l’Abbazia ci si rende conto man mano della sua imponenza e soprattutto della sua posizione strategica, lasciando intendere quale capolavoro di architettura sia. Non è un caso che grazie all’iniziativa del Club Unesco Foligno e Valle del Clitunno, sia arrivato il riconoscimento di “Monumento testimone di una cultura di pace” da parte della Federazione Italiana dei Club e Centri Unesco e la motivazione, nel delinearne storia e ruolo, lo spiega chiaramente: nel corso dei secoli ha raccolto sotto di sé, facendo da ala protettiva, persone in difficoltà provenienti da più parti del mondo. E’ stato l'eremita Mainardo, proveniente dal Monastero di Sitria, sul Monte Catria, ad iniziare la costruzione intorno al 1070, con la cripta di San Marone che costituisce l'elemento emblematico e simbolico del sentimento di pace: qui è ambientata la storia delle reliquie del santo anacoreta siro-libanese vissuto nel V secolo.

Il cuore dell’Abbazia di Santa Croce di Sassovivo è il chiostro romanico (1229) ordinato dall’abate Angelo e portato a termine dal maestro marmoraro romano Pietro de Maria e da Nicola Vassalletto. È a pianta quadrangolare ed ha 58 archi sorretti da un doppio ordine di 128 colonnine elicoidali con capitelli gigliati. Nel 1340 è stata aggiunta una grande cisterna centrale e nel 1623 è stato costruito un pozzo. Al suo interno è anche custodito un affresco della "Vergine in trono con Bambino" del XIV secolo. Il monastero conserva anche un affresco dell'Ultima Cena del 1595 e i dormitori del Duecento. Di grande valore è pure la Loggia del Paradiso, con frammenti di affreschi del XV secolo.

L’erudito folignate del Settecento, Jacobilli racconta del ritorno dalla prima crociata (1098) di Michele degli Atti, conte di Uppello e feudatario di Sassovivo, portando il teschio del santo e dondolo ai monaci dell'Abbazia. Nel 1952 un vescovo libanese è giunto a Foligno per pregare davanti alla reliquia di San Marone e nel 1998, in accordo con il patriarca maronita Sfeir, le autorità religiose e civili italiane, il ministero dei Beni culturali e la Direzione dei Musei hanno dato il permesso di riprendere la reliquia del Santo che è stata riportata nel monastero dove era stata prelevata dieci secoli prima, nelle montagne siro-libanesi. La cripta di San Marone è il luogo posto a memoria di queste vicende, improntate al rispetto per le radici storiche della devozione religiosa ma anche all'apertura e alla comprensione reciproca; sono questi alcuni aspetti che confermano la funzione dell'Abbazia di Sassovivo quale luogo simbolico del dialogo, elemento che costituisce il presupposto imprescindibile per una cultura di pace.

Ma l’Abbazia di Sassovivo anche in tempi più recenti ha saputo ritagliarsi un ruolo: dal 1951 al 1957 ha accolto una piccola comunità monastica di Benedettini cecoslovacchi appartenenti alla Congregazione Slava di Sant'Adalberto, fuggiaschi a causa delle persecuzioni politiche: questi monaci hanno trovato riparo nella struttura e l’hanno resa di nuovo fruibile (dopo era divenuta fatiscente già sul finire del ‘400); nel 1979 ha poi accolto i Piccoli Fratelli e Piccole Sorelle della "Comunità Jesus Caritas" di Padre Foucauld, eremita e missionario del Sahara (1819-1916) ispiratore di un monachesimo in armonia con lo spirito dell'ora et labora benedettino.

E oggi l’Abbazia è ancora un “cantiere” che svela tasselli di storia ancora più antica. Ad esempio facendo lavorare insieme giovani, esperti e docenti di tre università alla ricerca, alla scoperta e alla catalogazione di reperti trovati nelle campagne di scavo che si sono susseguite nel 2014 e 2015. Scavi che hanno consentito di riportare alla luce tombe di membri della comunità monastica ma anche di esponenti dell’aristocrazia e del clero:resti di adulti e di bambini ma anche una fossa comune, forse legata a pestilenze e carestie. All’attività di ricerca, condotta sotto la guida della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria e della Soprintendenza Belle arti e paesaggio dell’Umbria, con la direzione scientifica della Scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio della Sapienza Università di Roma, hanno partecipano la facoltà di Storia e beni xulturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana e l’Hungarian Natural History Museum-University Eötvös Loránd di Budapest.

Gli antropologi dell’ateneo ungherese si sono occupati dello studio delle numerose sepolture e dei resti scheletrici, rinvenuti nell’area dello scavo, i cui risultati hanno permesso l’acquisizione di fondamentali dati antropometrici – cioè età, patologie, abitudini alimentari, tipo di lavoro svolto - sugli antichi abitanti di Sassovivo, aprendo un campo d’indagine di grande interesse finora inesplorato. Di grande interesse anche i frammenti di una ciotola dell’età del bronzo che risale al XV avanti Cristo. E secondo gli esperti è importante proseguire il lavoro avviato perché l’archivio dell’abbazia è ancora praticamente inedito e le campagne di scavo potrebbero riservarci, in futuro, altre scoperte.

E chi arriva all’Abbazia non può perdersi una passeggiata alla vicina Cripta del Beato Alano e lungo la cosiddetta Passeggiata dell'Abate, un sentiero che si dipana tra i boschi di leccio, ginepro e pino d'Aleppo. La cripta (risalente all’XI secolo) con ogni probabilità è il primo nucleo di Sassovivo: attualmente versa in condizioni di deterioramento che non la rendono visitabile per ragioni di sicurezza.

 

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