Il Rinascimento a Brescia: “Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552”, la nuova mostra al Museo di Santa Giulia
Come si viveva nel Cinquecento in una delle città più popolose dell'Europa moderna? Quali sentimenti muovevano gli animi? Quali mode erano in auge? Come si metteva a fuoco e fiamme una città, con quali armi? A quali santi si era devoti? A chi si chiedeva protezione? Come ci si informava? Come ci si vestiva e come ci si faceva ritrarre? Come ci si sposava? E il ruolo delle donne? Quali libri si leggevano, che musica si ascoltava? Quale il rapporto con la natura e con l'antico? E l'amore? E la morte da che parte stava? Cosa rese la pittura bresciana straordinaria? E cosa la pose come base della rivoluzione artistica di Caravaggio? Chi fu Fortunato Martinengo? Tante domande, una sola risposta. La mostra “Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552” in calendario a Brescia dal 18 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 al Museo di Santa Giulia.
(TurismoItaliaNews) La nuova mostra di Fondazione Brescia Musei, a cura di Roberta D'Adda, Filippo Piazza e Enrico Valseriati, cerca di rispondere a queste domande attraverso oltre 50 opere d'arte, con prestiti nazionali e internazionali, provando a restituire al pubblico di oggi lo spirito di un'epoca. Troppo spesso il Cinquecento bresciano con Moretto (1498 circa – 1554), Romanino (1484/1487 – 1560) e Savoldo (1480 circa – post 1548) è stato raccontato come un episodio isolato, confinato nella storia dell'arte: questo progetto dimostra ben altro e cioè una risultanza di fatti, sentimenti e di un contesto che lega la storia degli uomini e delle donne, la politica, la cultura e la religione all'arte. In particolare, dimostra come e perché la pittura raggiunse risultati sorprendenti, facendosi linguaggio precursore di maestri come Moroni e Caravaggio, base della straordinaria tradizione della cosiddetta pittura della realtà. Il Cinquecento a Brescia è eccentrico, tormentato da tensioni religiose e dai drammi della guerra, alla ricerca dell'armonia, tra il lusso delle famiglie nobiliari di una città ricca e potente, l'operosità di molti e il fermento culturale.
In mostra: dipinti, oggetti, libri, armi, strumenti musicali diventano testimoni di un periodo che si apre con il brutale Sacco della città (1512), la crisi sociale, economica, morale che ne consegue e prosegue con la rinascita, colma di inquietudine così come di desiderio verso un nuovo tempo di pace e prosperità. Un trauma che, come capita, generò fermento: si avviò infatti un 'nuovo clima' che questa mostra vuole raccontare attraverso le opere, perlopiù pittoriche, e gli artisti che vissero in quegli anni tanto complessi quanto intensi.
Il volto di questo progetto ma anche il termine cronologico, è Fortunato Martinengo, nobile bresciano nato nel 1512 e morto nel 1552: il suo ritratto dipinto da Moretto - in mostra grazie allo straordinario prestito dalla National Gallery di Londra - è uno dei più affascinanti del Cinquecento, con una posa che ricorda la tradizione della melanconia, trasognata e misteriosa e riesce a sintetizzare lo spirito del tempo.