Molise, quel Brodetto che parla di passione per la cucina e amore per la propria terra: a Termoli “U bredette” di Nicolino è una sinfonia di mare
Giovanni Bosi, Termoli / Molise
Si fa presto a dire Brodetto di pesce. Sì, perché se questo piatto è condiviso lungo la Riviera Adriatica, in ogni luogo nel tempo la tradizione ha messo del suo nella ricetta e nel modo di prepararla. Così, anche se il nome è analogo, la sostanza è diversa. Insomma, porto che vai, brodetto che mangia. Perché il bello di tutto questo, è che dietro ciascun Brodetto c’è una storia fatta di uomini, donne, passione per la cucina e amore per la propria terra. Come a Termoli, in Molise, dove se dici Brodetto dici Nicolino Caruso. Anzi, se dici Nicolino, dici “U bredette”, in perfetta lingua locale. Una vera sinfonia di mare. Provare per credere.
(TurismoItaliaNews) “Da Nicolino” è un’istituzione a Termoli. Il ristorante di famiglia, avviato da Nicolino Caruso nel 1975 e adesso portato avanti dal figlio Francesco (dopo i prestigiosi trascorsi di calciatore in Serie B), è la mecca del brodetto alla termolese. Ecco perché quando arrivi in città, cuore medievale ed unico porto del Molise, è imprescindibile accomodarsi da loro a tavola, ai piedi del Castello Svevo e del borgo antico, a due passi dal mare con vista sulle Isole Tremiti. La filosofia dei Caruso si può racchiudere benissimo in un’osservazione di Francesco: “Questo sappiamo fare e questo facciamo”. Una dichiarazione di onestà e di osservanza della tradizione. Il loro è un ristorante di pesce in piena regola (imperdibili i calamari in Purgatorio) ma è “U bredette” la star del locale.
“Solo pescato di giornata dell’Adriatico” ci dicono all’unisono Nicolino e Francesco riferendosi all’ingrediente principe del piatto, ricco di varietà come scorfano, gallinella, razza, sogliola, moscardini, gamberi, calamari, seppia, triglia, merluzzo, mazzancolla, cozze, vongole… A seconda di quello che dona il mare. E a ben guardare un piatto che è anche una commistione tra terra e mare per la presenza del peperone verde. E, attenzione: l’uso esclusivo di pomodori pelati. Quando Francesco mi mostra il pesce che di lì a poco diventerà il nostro brodetto, l’acquolina è immediata:
“Questo è espressione della vera cucina, di qualità semplice e genuina, fatto come una volta e diventato un piatto di fama internazionale”, anche se – pensate un po’ – nato come un insieme di pesce “povero”. I pescatori utilizzavano infatti il pescato invenduto, per lo più pesci di piccole dimensioni. Oggi evidentemente non ha senso usare questo termine, dato che quello che un tempo era il cosiddetto pesce povero è stato giustamente riabilitato come eccellenza del nostro mare.
Nicolino resta una colonna del ristorante, il testimonial, il capostipite del rilancio di una tradizione che tutti gli riconoscono: “Abbiamo cominciato con l'intento di tramandare il patrimonio autentico della cucina marinara termolese nel mondo” sottolinea. A parlare per lui è la bontà di quello che propone, che lo fatto diventare un punto di riferimento per gli amanti della tavola a Termoli e che ha affascinato migliaia di avventori, anche a livello internazionale. L’attenzione agli ingredienti è fondamentale: non solo pesce freschissimo, ma anche utilizzo di presìdi Slow Food e pasta di grano di semola Senatore Cappelli, prodotta dall’azienda “Colombo Antonio” di Santa Croce di Magliano, un km 0 realizzato con grano italiano e lavorato artigianalmente con macinatura a pietra e trafilatura in bronzo; l’olio extravergine di oliva è il “Gentile da Colle Coppere” della Tenuta Berchicci. Una sottolineatura necessaria per capire come la sinergia tra aziende sia un punto di forza in un programma di valorizzazione territoriale.
Quando “U bredette” arriva in tavola, inizia il rito: su un piatto vengono serviti spaghetti cotti e tritati sui quali viene versato il solo brodetto. Degustata questa prima parte, si passa al pesce. Un tripudio di sapori e colori, a cui si accompagna pane bruschettato. A proposito: l’esperienza insegna che quando si mangia il brodetto ci si può sporcare di sugo e dunque ci si “imbandisce” con una maxi bavagliola che protegge se stessi e pure i vicini…
A fine cena Nicolino a sorpresa ci regala un’altra maxi bavagliola, stavolta personalizzata e con tanto di dedica, ricordando che Termoli e il suo ristorante sono parte attiva (e coinvolgente) degli “Autentici percorsi”, il piano di comunicazione e promozione integrata della destinazione turistica in quattro Comuni del Molise (gli altri sono Campomarino, Guglionesi, San Giacomo degli Schiavoni). Una destinazione e un brand sostanzialmente nuovi perché realmente basati sui valori che questa regione poco abitata e poco conosciuta può garantire. Andare a trovare Nicolino e Francesco Caruso è dunque un modo per conoscere ancor meglio questi luoghi, decisamente da provare. E premuratevi di prenotare, perché non è così facile mangiare lì… Anche fuori stagione…
