Quattro generazioni in cantina: a Borgo di Collaredo l’epopea della famiglia Di Giulio, la tradizione si perpetua nei calici
Giovanni Bosi, Campomarino / Molise
E’ la quarta generazione a rinnovare una vocazione di famiglia che racconta una storia di terra, di sostenibilità e di dedizione per i luoghi in cui vivono da sempre. E per ciascuno di loro definirsi agricoltori è un fiore all’occhiello. Questo è il filo conduttore della famiglia Di Giulio, che nelle Cantine di Borgo di Collaredo perpetua la passione per il vino avviata dal bisnonno Enrico e consolidata da nonno Silvio, cui si deva la creazione della prima cantina nel 1977. Quando dietro un’azienda c’è una storia da raccontare, il valore aggiunto è assicurato.
(TurismoItaliaNews) L’epopea comincia negli anni Sessanta sul territorio collinare di Campomarino, a un tiro di schioppo dalla riviera adriatica del Molise. I pendii sono leggeri, rivolti verso il mare e dunque ideali per la coltivazione della vite grazie al clima dolce e temperato. Non è un caso se questa è la zona con la più alta concentrazione di superfici vitate, dove se dici vino dici Falanghina, Montepulciano, Aglianico, Greco… Ma anche Tintilia, vitigno autoctono del Molise per eccellenza, considerato per secoli un’eccellenza qualitativa e che ha rischiato di andare perso per sempre se non fosse sceso in campo l’agronomo Giuseppe Mogavero che nel 1975 riprese a coltivarla.
Nelle Cantine di Borgo di Collaredo, oggi i due fratelli Enrico e Pasquale Di Giulio, il primo enologo, il secondo agronomo, terza generazione di vitivinicoltori, insieme alla gioventù di famiglia hanno definitivamente potenziato ed accresciuto l’azienda agricola, grazie a progetti e programmi che continuano. Come il prossimo restyling della cantina. Gli ettari coltivati sono oggi un’ottantina (quasi raddoppiati dalla consistenza iniziale) per una produzione annua di 200mila bottiglie, di cui poco meno della metà destinato all’export prevalentemente europeo.
“Accanto ai vitigni tipici della tradizione meridionale, abbiamo dato spazio all’innovazione – ci racconta Enrico - con l’ampliamento del patrimonio viticolo a Garganica, Chardonnay e Syrah. E l’inserimento di pratiche sostenibili come il fotovoltaico, perché la terra è prima di tutto il luogo dove nasce la vita. La salute della nostra terra è l’eredità più preziosa da consegnare alle generazioni future. Per questo, per il massimo rispetto dell’ambiente, nella coltivazione dei nostri vigneti abbiamo scelto metodi di difesa integrata. Crediamo nella forza delle risorse naturali e scegliamo, a parità di condizioni, le tecniche a minore impatto ambientale”.
Tra i vini di punta, c’è il Gironia Biferno Rosso, Doc Riserva di grande personalità e struttura ottenuto da un blend di uve Montepulciano (80%) ed Aglianico (20%,), dal profumo complesso ed intenso, con bouquet di frutta rossa matura, amarena e prugna, e nette note di spezie dolci, vaniglia e liquirizia, con note finali di tostatura e cioccolato. E naturalmente il Falanghina, bianco ottenuto da uve vinificate in purezza, dotato di grande personalità e buona aromaticità.
All’azienda si associa la Masseria Le Piane, realizzata là dove passa l’antico tracciato dei tratturi della transumanza. E’ la cornice per i momenti speciali e per quegli eventi che meritano di essere celebrati, come l’attribuzione dei numerosi riconoscimenti ai vini Borgo di Colloredo. E magari il luogo ideale dove gustare la Pampanella, piatto tradizionale di San Martino in Pensilis preparato con carne di maiale speziata con aglio e peperoncino. Una delizia. “E sì – chiosa Enrico Di Giulio - qui regna l’atmosfera degli antichi tempi…”.