A Zante, Grecia, per scoprire il meraviglioso parco marino dove si riproducono le tartarughe marine Caretta caretta
Giovanni Bosi, Zante / Grecia
Non poteva che essere questo angolo di Mediterraneo uno dei luoghi prediletti dalle tartarughe marine Caretta caretta per deporre le loro uova, perpetuando il ciclo della vita di questa amatissima specie tra le più rare e purtroppo a rischio estenzione. Nell’area protetta del golfo di Laganas, dove si affacciano spiagge meravigliose e affiorano gli isolotti di Marathonisi e Pelouzo, sulla costa meridionale di Zante, questi veri e propri personaggi marini compiono il rito della riproduzione. Siamo andati a vedere.
(TurismoItaliaNews) Il Parco nazionale marino di Zante è stato il primo in Grecia e tra i più blasonati del Mare Nostrum proprio per essere uno dei maggiori siti di nidificazione delle Caretta caretta, con una media di oltre 1.300 nidi all’anno: all'inizio della primavera, dal Mediterraneo centrale dove trascorrono il periodo invernale, arrivano nel golfo di Lagana per accoppiarsi, mentre i nidi vengono creati a partire dalla metà di maggio sino alla fine di agosto, con un’incubazione che dura da 42 a 70 giorni per il 60-70% delle uova. Quando da Laganas si volge lo sguardo a 180 gradi sul golfo, la bellezza del mare azzurro ti conquista subito. E non si può non notare come la silhoutte dell’isolotto di Marathonisi assomigli incredibilmente ad una tartaruga che spunta dal pelo dell’acqua. Scherzi della natura. Questa parte di Zakynthos è effettivamente il santuario delle Caretta caretta con le spiagge di nidificazione di Gerakas, Sekania, Kalamaki, Marathonisi e Pelouzo, nello specchio di Jonio delimitato dalle punte di Matathias e Vasilikos.
E allora davanti a tanta bellezza, ci mettiamo subito in mare per raggiungere Marathonisi, disabitata e di fatto destinata a questo miracolo della natura. La lunga spiaggia che dà verso Laganas è bassa e sabbiosa (a differenza dell’altro versante, dominato dalla scogliera) e arrivando scorgiamo subito che tante tartarughe vi hanno realizzato il loro nido: a segnalarlo sono i piccoli recinti in legno con cui biologi e volontari del Parco marino individuano e proteggono immediatamente il punto in cui sono state deposte le uove. “I nidi sono creati a partire dalla metà di maggio sino alla fine di agosto – ci spiega uno degli addetti alla sorveglianza - le femmine escono durante la notte sulla spiaggia e, dopo aver scelto il punto adatto, scavano con le pinne un nido di 40-50 centimetri di profondità, dentro il quale depositano una media di 120 uova; questa procedura, di solito, si ripete 3-4 volte durante l'estate. Le uova hanno le dimensioni di una pallina da ping pong con guscio morbido, per non rompersi”.
Una curiosità: lo sapevate che il sesso delle tartarughine dipende dalla temperature della sabbia? Con una temperatura superiore ai 29° nascono femmine, mentre a temperature inferiori nascono principalmente maschi. Le piccole tartarughe, che hanno una lunghezza di circa 5 centimetri, escono dalla sabbia soprattutto la sera e con l'aiuto del riflesso della luce delle stelle e della luna nell'acqua, trovano il mare. “Durante il percorso dal nido al mare, le piccole tartarughe regolano la loro 'bussola magnetica' e devono farlo da sole, affinché dopo anni possano ritornare nella stessa zona e riprodursi. Il programma di ricerca del Parco 'L’Odissea della Caretta' ha mostrato il carattere mondano delle tartarughe, che visitano numerosi Paesi mediterranei durante la loro vita” ci spiegano ancora a Marathonisi.
Lasciamo l'isolotto per spostarci di nuovo su Zante, in una spiaggia incantevole, ritenuta la più bella dell'isola principale, Gerakas, altro santuario del parco marino che include anche le Strofadi, due piccole isole situate a circa 30 miglia a sud. Anche a Gerakas stesso scenario: decine e decine di piccoli recinti di legno messi a protezione delle uova sotterrate nella sabbia, incubatore naturale. Qui in una fascia ristretta si trovano ombrelloni e lettini, posizionati in modo tale da non impedire di giorno eventuali arrivi imprevisti mentre di notte tutto viene “sollevato” per lasciare via libera. Le regole sono ferree: basti pensare che i castelli di sabbia sulla spiaggia si possono fare ma solo a una distanza di 1-2 metri dalla riva del mare e prima di andare via bisogna rimettere tutto com'era, evitando così che le tartarughine si ostacolino nel loro sforzo di raggiungere il mare. E l’argilla sulla spiaggia di Gérakas costituisce un fenomeno geologico unico dell’area, tanto che non è consentito sottrarla o utilizzarla.
Mentre ci spostiamo in barca su questo Jonio azzurro meraviglioso, non mancano gli avvistamenti di Caretta caretta: “Durante il giorno – ci spiega il biologo che è con noi - si può scoprire la bellezza della zona navigando, nuotando, praticando immersioni subacquee in apnea o con l’autorespiratore. Parte di questa esperienza è proprio l’osservazione della tartaruga marina: qualora se ne incontra una, bisogna non avvicinarsi frontalmente, mantenere una distanza di almeno 15 metri e osservarla massimo per 15 minuti se si trova nel mare o per 10 minuti e si trova sulla superficie. In questo lasso di tempo non bisogna darle del cibo e non toccarla. Per non farla spaventare e farla scappare, occorre rimanere calmi, senza che si facciano movimenti improvvisi e bruschi, in particolare per le imbarcazioni”.
Davvero un'emozione vedere le tartarughe nel loro habitat naturale e soprattutto nuotare fiduciose. Dal punto di vista scientifico le Caretta caretta sono rettili di circa un metro di lunghezza che pur respirando con i polmoni, trascorrono quasi l’intera loro vita in mare, nutrendosi di meduse, molluschi e altri invertebrati. All'inizio della primavera, arrivano per accoppiarsi nel Golfo di Lagana dal Mediterraneo centrale dove trascorrono il periodo invernale. Oggi la loro presenza si estende soprattutto nel Mediterraneo nord-orientale e in particolare sulle coste greche e nell'area del Parco.
Ma la Caretta caretta non è l'unico abitante di prestigio nel National Marine Park di Zante: qui vivono più di 30 specie protette o minacciate di invertebrati, pesci e mammiferi, di particolare rilevanza ecologica ed economica (per esempio la pinna, il riccio viola, la cernia, il pesce pappagallo e il delfino comune). E c'è pure la foca mediterranea, costretta dalla presenza umana a rifugiarsi in grotte costiere inaccessibili; nelle acque greche si riproduce da agosto sino a dicembre. In effetti tra le minacce più importanti per la fauna marinaci sono quelle di natura antropica come l'inquinamento, la distruzione degli habitat e la pesca eccessiva e l'Ente Parco le affronta mediante l’applicazione di misure di gestione che possano garantire la protezione della biodiversità e dell’ecosistema marino in generale.
Non solo: l'area marina protetta ospita più di 170 specie di organismi vegetali che si estendono sia nelle parti rocciose che in quelle sabbiose del fondale marino e dove, attraverso la fotosintesi, producono l'ossigeno necessario nonché il materiale organico che sostengono la vita marina. I prati della Posidonia coprono il 45% dell'area marina protetta del Parco e ospitano più di 1.200 specie di organismi. Sono considerati al pari di "foreste tropicali" immerse del Mediterraneo e costituiscono campi di nutrimento o riposo per numerose specie, tra cui la stessa tartaruga marina. E nella zona terrestre si incontrano, pensate, quasi seicento specie di flora mediterranea.
Il cielo è invece solcato da circa 140 specie di uccelli, soprattutto durante l’emigrazione primaverile-autunnale: specialmente le Isole Strofadi, area di inestimabile valore ecologico, costituiscono il primo punto di terraferma durante l’emigrazione dall’Africa, su cui gli uccelli (la tortora, il falco eleonorae, ia berta maggiore, il buteo buteo e il falco subbuteo), sostano per riposarsi. Nella zona umida di Kerì si rifugiano l’egretta alba e il cigno cycnus olor; altre specie sensibili o in via di estinzione che giungono nell’area protetta sono l’aquila clanga, la papera aythia nyroca e il gabbiano larus audouinii. Per conoscere tutto questo a Gerakas è disponibile il Centro di documentazione sulla Caretta caretta.
Insomma un'autentico paradiso terrestre da vedere, ovviamente con grande rispetto.
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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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