Distrutto l’antico Minareto della Grande Moschea di Aleppo: era stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco

Giovanni Bosi, Roma
E’ un massacro che si consuma nella totale indifferenza e con la squallida copertura di alcuni Paesi che pensano solo agli equilibri politici. Ma quando gli uomini si accaniscono contro i loro simili e distruggono i segni identitari della propria cultura, allora siamo alla fine. E’ quanto sta accadendo in Siria, dove la follia – dopo la strage di quasi ottomila persone – ha firmato la distruzione dell’antichissimo minareto della Grande Moschea di Omayyadi ad Aleppo, patrimonio mondiale dell’Umanità dell'Unesco. Risaliva al 1090 e l’intero complesso era considerato il più bell'esempio di architettura medievale in Siria.
(TurismoItaliaNews) E’ fin troppo evidente che il primo pensiero corre per le tantissime, troppe persone che hanno perso la vita finora nella stupenda Siria: tra loro 2.343 bambine e 5.494 bambini; di questi 1.930 avevano meno di 10 anni, mentre 348 erano neonati. Un bilancio inaccettabile, intollerabile. E adesso si aggiunge anche una testimonianza inestimabile di quel Paese: la distruzione ad Aleppo del minareto della moschea di Omayyadi. Il governo siriano sostiene che il crollo è stato provocato da “terroristi del gruppo Jabhat al-Nusra” mentre sul versante opposto si addebita la devastazione all’esercito del regime.
Comunque stiano le cose, si tratta di una perdita gravissima per il mondo intero. Situazione che riconduce a precedenti come il bombardamento del ponte di Mostar in Bosnia o ancor prima della Frauenkirche di Dresda. Aleppo è famosa nel mondo per la sua bellezza: chiese, moschee, la Cittadella, il vicino Mercato coperto. Una lunghissima storia che parla di un insediamento fiorente fin dal III millennio avanti Cristo, favorito dalla posizione strategica della “capitale del nord” a meta strada tra l’Eufrate e la costa mediterranea, preda agognata di ittiti, egizi, assiri, persiani, greci e romani.
Fino ad essere stata conquistata, nel 636, dagli arabi che hanno assicurato ad Aleppo un periodo di grande prosperità culturale ed economica sotto le dinastie Omayyadi, Abbasidi ed Hamadani, con il califfo Saif ad-Dawla che destinò a sua residenza la fortezza mamelucca. Nel IX secolo a corte venivano accolti musici, scienziati e poeti ed erano fortissimi gli scambi commerciali tra Oriente ed Occidente, tanto che la Repubblica di Venezia decise di aprire in città un suo consolato.
La Grande Moschea è lo specchio di tanto splendore e il minareto distrutto era la testimonianza più antica. Fondata dagli Omayyadi all'inizio dell’VIII secolo su quello che era il sagrato della cattedrale bizantina, è stata completamente ricostruita da Nur ad-Din nel 1169, con la sola eccezione del minareto, datato al 1090. Era alto 45 metri ed era considerato insieme alla moschea il più bell’esempio di architettura medievale in Siria.
L’umanità intera ha perso una testimonianza preziosissima. Certo assolutamente meno preziosa delle tante vite umane che si perdono quotidianamente in Siria. Serve l’impegno di tutti perché questa follia finisca quanto prima.
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