Sardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di Sinis

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Giovanni Bosi, San Salvatore di Sinis / Sardegna

Il must per un viaggiatore che vuole immergersi fino in fondo nell’essenza più bella di un luogo? Evocarne la storia, i personaggi, le circostanze. E in che modo? Ad esempio ascoltando con le cuffiette collegate allo smartphone musica cult come “Per un pugno di dollari”, “C’era una volta il West” o “Il Triello” del mitico Ennio Morricone ed aggirarsi tra S’Arruga de Su Devotu e Pratza de Sa Festa, correndo con la fantasia ed assaporando ogni particolare del posto. Un’esperienza incredibile. Dove? Ovviamente nel villaggio di San Salvatore di Sinis, in Sardegna.

 

(TurismoItaliaNews) Questo villaggio a due passi da Cabras e dai Giganti di Mont’E Prama è un must. Per tanti motivi: per essere praticamente disabitato, per il suo inusuale assetto urbanistico, per la sua storia che affonda nell’antichità, per il curioso patrimonio edilizio, per la festa patronale che vi si svolge. Ma anche per essere diventato suo malgrado, visto che è una borgata medievale, un villaggio western in salsa sarda. Uno spettacolo. E sì, San Salvatore di Sinis ha molto da raccontare. Tanto che vi si arriva proprio sulla scorta della sua notorietà alimentata per oltre due decenni da una serie di film classificati come “spaghetti western” che sono nella storia della cinematografia italiana e che hanno avuto come location questo insolito luogo: da “Per un pugno di dollari” firmato dal regista Sergio Leone e con musiche di Ennio Morricone (1964) a “Dio perdoni la mia pistola” (1969), fino a “Figlia mia” di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher e “La leggenda di Kaspar Hauser”, con Vincent Gallo.

Sardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di Sinis

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Sardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di SinisSardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di Sinis

Non c’è pavimentazione, non c’è asfalto e la piazza, Pratza de Sa Festa appunto, è immensa, quasi inspiegabile per le sue dimensioni. Così aggirarsi per le strade su cui si affacciano coloratissime casette ad uno-due piani, ti fa sentire un viaggiatore del tempo e ti aspetti di trovare dietro l’angolo il saloon dove farsi un whisky o l’emporio dove andare a comprare i classici fagioli. Queste casette sono sas cumbessias, piccole e disadorne, edificate a fine XVII secolo, che tra agosto e settembre vengono soprattutto adibite all’alloggio dei pellegrini durante le novene in onore di San Salvatore.

E tuttavia fermarsi solo a questo, è limitativo per San Salvatore di Sinis. Che è molto di più. Perché se è vero che è una borgata medievale, è anche la straordinaria sovrapposizione di un luogo di culto, che oggi si anima per una festa patronale di origine antichissima e la Corsa degli Scalzi.  Andiamo per ordine. Intanto San Salvatore di Sinis è una frazione di Cabras e vi si arriva attraverso la strada che porta alla splendida spiaggia is Arutas e all’antica città di Tharros. La frequentazione di questo luogo affonda all’età nuragica per la presenza di un’area sacra, consolidatasi nel corso dei secoli. Il nome arriva infatti dalla chiesa di san Salvatore, sorta nel secondo XVII secolo al di sopra di un santuario preistorico scavato nella roccia. Entrando in chiesa e scendendo attraverso una scaletta sotto la navata sinistra si arriva all’ipogeo che documenta presenze sino al Neolitico.

Sardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di Sinis

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In epoca punica l’area è stata dedicata a Sid, il dio guaritore, e sulla stessa scia i romani vi praticarono il culto di Asclepio. “Il quadro di romanizzazione del borgo-fantasma è completato da Domu ‘e Cubas, ruderi di terme d’età imperiale con pavimento in mosaico policromo, e da tracce di un granaio (II secolo a.C.). L’ipogeo è stato successivamente trasformato, dal IV secolo, in santuario paleocristiano in onore del Salvatore e non mancano neppure splendidi affreschi paleocristiani, oltre a graffiti e decorazioni riconducibili a scene di vita quotidiana di epoca romana e a culti pagani” ci spiegano. Insomma molto di più del western, che pure ha dato a San Salvatore di Sinis la notorietà tra il grande pubblico. Ma le premesse per venirci evidentemente c’erano eccome.

Abbiamo detto che c’è poi un’antichissima festa patronale cui è legato un curioso rito altrettanto antico e molto amato. “Il clou delle celebrazioni inizia all’alba del primo sabato di settembre con la Corsa degli scalzi, uno degli eventi identitari più suggestivi e sentiti della Sardegna – ci racconta la guida - la processione coinvolge oltre 800 curridoris in saio bianco, che accompagnano a piedi nudi su un lungo sterrato il simulacro del santo dalla chiesa di santa Maria Assunta di Cabras fino a San Salvatore di Sinis, lungo un percorso di 9 chilometri”. Una volta arrivata nel borgo, la statua rimane nella chiesa fino alla domenica sera, quando i fedeli la riportano, sempre di corsa, nella chiesa di Santa Maria a Cabras”. Beh, come non venire qui a San Salvatore di Sinis?

Sardegna, ascoltando le musiche di Ennio Morricone nel borgo western che racconta storie antichissime: ecco San Salvatore di Sinis

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Per saperne di più

 

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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