“La Bella e la Bestia”, ecco il borgo dove ha vissuto il vero protagonista della favola: alla scoperta dell’attrazione della Tuscia

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Giovanni Bosi, Capodimonte / Lazio

Le favole ci coinvolgono, ci fanno sognare, ci commuovono. Spesso ci trasmettono valori, ci fanno riflettere. E quante volte ci siamo chiesti: ma quanto può esserci di vero? E’ tutto frutto della fantasia? La storia de “La Bella e la Bestia” - favola, poi film d'animazione della Disney e successivamente remake in live action, ambientata nel XIX secolo in un paese lontano della Francia - è in realtà ispirata da una storia vera avvenuta sulle sponde del lago di Bolsena, in provincia di Viterbo. La cornice è Capodimonte, tra le mura di Rocca Farnese. Ecco com’è andata.

 

(TurismoItaliaNews) Qui a Capodimonte sono orgogliosi della storia che richiama il loro borgo. Siamo sulle sponde del Lago di Bolsena, nella Tuscia viterbese, in un territorio che ha mantenuto intatte le sue caratteristiche naturali ed ambientali. Qualità che oggi si rivelano un autentico valore aggiunto per quel turismo all’insegna della sostenibilità e dei ritmi slow. Anzi, per quei viaggiatori pronti a cogliere ogni essenza del luogo che visitano, a partire dai personaggi che li hanno preceduti nei secoli. Come Don Pedro Gonzalez detto “il Selvaggio”, Giulia Farnese, Antonio da Sangallo il Giovane… Ma andiamo per ordine.

La Rocca Farnese di Capodimonte, Lazio

La Rocca Farnese di Capodimonte, Lazio

La Rocca Farnese di Capodimonte, Lazio

“Capodimonte e il suo territorio rappresentano un unicum – tiene a dire il sindaco Mario Fanelli - raramente infatti è possibile trovare una concentrazione di luoghi di inestimabile valore come quelli del territorio capodimontano: lo splendido promontorio su cui si adagia il centro storico, l’Isola Bisentina, “gioiello” e culla della famiglia Farnese, il monte di Bisenzio su cui sorgeva l'antica città etrusca. Tutto questo, unito da spiagge in parte perfettamente attrezzate per la fruizione turistica ed in parte completamente naturali, con boschi e aree agricole che arrivano sulle sponde del lago”. Il suo skyline è davvero scenografico: il paese spicca al di sopra di un promontorio lavico della sponda meridionale del Lago, con l’aspetto di un borgo medievale sviluppatosi tra l'VII e il X secolo, con il progressivo trasferimento degli abitanti dell’antistante città d'epoca etrusco-romana di Bisenzio. Insomma tanta storia.

E la storia dell’ispirazione per la favola de “La Bella e la Bestia” salta fuori visitando i Giardini pensili di Rocca Farnese, il cui itinerario può finalmente figurare tra le proposte turistiche di Capodimonte. “L’apertura al pubblico dei giardini della Rocca Farnese assume un enorme valore – sottolinea Angelo Scipioni, consigliere con delega al turismo - uno dei luoghi più belli e ricchi di storia del nostro paese, sino ad oggi ben custodito ma celato ai più, diventa finalmente un patrimonio accessibile a tutti. Come Amministrazione comunale ringraziamo i proprietari e l’amministratore della Rocca per averlo reso possibile; dopo l'apertura al pubblico dell'Isola Bisentina, la Rocca è il luogo più rappresentativo del centro storico capodimontano ed in un futuro prossimo lo diventerà anche l’area archeologica del monte di Bisenzio”. “Il nostro obiettivo di trasformare il turismo di Capodimonte consentendogli di assumere il posto che gli spetta nel panorama turistico nazionale ed internazionale, si sta trasformando in realtà. “Un ‘triangolo della bellezza’ per un futuro turistico di grande qualità storica, paesaggistica e naturalistica” tiene a dire il primo cittadino.

Il Lago di Bolsena

Lago di Bolsena, l'Isola Bisentina

La favola e la realtà

Ma qual è allora il riferimento alla favola che vuol simboleggiare l'unione e l'armonia ritrovata tra archetipo maschile ed archetipo femminile? La nostra guida Felicita Di Biagio ci spiega tutto. A Capodimonte si ritirò in tarda età Don Pedro Gonzalez detto "il Selvaggio" (Tenerife 1537 - Capodimonte 1618 ca.), la cui storia personale ha ispirato la fiaba de “La Bella e la Bestia”. Don Pedro era affetto da ipertricosi universale congenita, nella variante detta “Sindrome di Ambras”, una malattia ereditaria che provoca una crescita abnorme di peli sul viso e sul corpo che gli fece guadagnare l'attributo di uomo “selvaggio”. Originario di Tenerife, Don Pedro era figlio di una famiglia di nobili locali appartenente all'etnia dei Guanci, l'ultima a piegarsi alla colonizzazione spagnola delle isole Canarie. Nel 1547 il giovane giunse come schiavo all'età di 10 anni alla corte di Francia, forse un dono per le nozze di re Enrico II di Francia con Caterina de' Medici. La fama di Don Pedro “il Selvaggio” fece rapidamente il giro del continente in un particolare momento storico in cui nelle Corti d' Europa era considerato prestigioso esibire “mostri” umani e animali esotici.

Riconosciuto il suo livello sociale e culturale, a Parigi gli fu concesso di studiare l’italiano, il francese e il latino e fu assegnato per 44 anni a servire alla mensa del re. Furono proprio i reali di Francia nel 1573 a combinargli il matrimonio con la bella Catherine Raffelin, probabilmente una dama d'onore della regina. Dal matrimonio nacquero 6 figli, 4 dei quali affetti dalla stessa patologia del padre. La vicenda di Pedro e Catherine avrebbe dato origine alla favola de “La Bella e la Bestia” che iniziò a circolare in Europa proprio nella seconda metà del Cinquecento.

Capodimonte, Lazio

La Rocca Farnese di Capodimonte, Lazio

Dopo la morte di Caterina de' Medici avvenuta nel 1589, la famiglia Gonzalez fu ceduta ai Farnese e si trasferì nel Ducato di Parma e Piacenza. Nel 1594, il secondogenito e primo figlio peloso di Don Pedro, Henri, fu donato dal Duca Ranuccio Farnese al fratello Cardinale Odoardo che risiedeva nel Palazzo Farnese di Roma. Il Cardinale, successivamente, lo autorizzò a trasferirsi a Capodimonte dove nel 1602 Henri sposò una fanciulla del luogo. Nel 1608 andò a vivere in una nuova abitazione, che si era fatto costruire nel borgo, e dove si fece raggiungere dal padre e dagli altri membri della famiglia ancora rimasti nel Ducato di Parma e Piacenza. Don Pedro morì a Capodimonte intorno al 1618 e suo figlio Henri nel 1656.

Il borgo e la Rocca

Dalla fine del XIV secolo Capodimonte è diventata signoria dei Farnese e il capostipite Ranuccio il Vecchio (1390?-1450) ha destinato l’isola Bisentina a sacrario di famiglia. E’ nella seconda metà del XV secolo che suo figlio Pier Luigi (1420?-1485) ha fatto costruire nel borgo il castello, chiamato Rocca Farnese, con la possente forma ottagonale incorporando una preesistente struttura fortificata. Il figlio di Pier Luigi, Alessandro Farnese (1468 - 1549), futuro papa Paolo III, commissionerà l’abbellimento della Rocca, nelle sue forme attuali, all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. L’intervento del Sangallo, effettuato tra il 1510 e il 1515 circa, riguarda in particolare la realizzazione dell’avancorpo, rivolto verso nord su Piazza della Rocca, con un elegante loggiato a quattro arcate, oggi tamponate; nel cortile interno, crea un doppio porticato e modifica porte e finestre che recano incise il nome del committente, Alex. Card. Farnesio; realizza un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte in muratura, e, infine, i quattro muri perimetrali con contrafforti angolari che sostengono il giardino pensile.

Capodimonte, Lazio

Lago di Bolsena, l'Isola Bisentina

Grandi personaggi sfilano qui

E’ possibile che nella Rocca Farnese sia nata la sorella del futuro papa Paolo III, Giulia Farnese, la cui avvenenza le vale fra i contemporanei l’appellativo di Giulia “la Bella”. E’ stata amante di papa Alessandro VI Borgia e ha favorito la nomina a cardinale del fratello Alessandro Farnese. Giulia amava profondamente Capodimonte, tanto da disporre nel suo testamento di essere sepolta, anche lei, sull'isola Bisentina.

C’è tanto da vedere

Il borgo di Capodimonte è un concentrato di edifici interessanti. A partire dalla piazza: qui ci sono le Scuderie della Rocca; Palazzo Borghese, costruito nel 1760 dal principe Marcantonio Borghese come luogo di villeggiatura e oggi sede del Municipio; l'arco chiamato La Porticella, anticamente porta d'accesso al borgo; Palazzo Poniatowski, edificato a partire dal 1808 dall'erede al trono del Regno di Polonia, il principe Stanislaw Poniatowski (Varsavia 1754 - Firenze 1833). Opera dell'architetto romano Giuseppe Valadier, si racconta che sarebbe stato costruito per dispetto: il principe aveva chiesto alla Camera Apostolica di acquistare la Rocca Farnese, ma poiché gli venne negata, ordinò al Valadier di progettare un edificio la cui mole impedisse la vista dell’isola Bisentina dalla rocca. Da vedere c’è l'elegante Chiesa Parrocchiale e Collegiata Santa Maria Assunta in Cielo con importanti opere d'arte: il quadro della Madonna delle Grazie attribuito a Sebastiano Conca (XVIII secolo); sull’altare maggiore l’Assunzione di Maria della scuola del Tiepolo (XVI secolo) e, nascosta in una nicchia, una statua lignea dell'Assunta in Cielo (XIX secolo) di Scuola napoletana; un quadro della Madonna del Carmine con i profeti Elia e Eliseo (1620) del Baglione; tela di Domenico Corvi con San Giuseppe sul letto di morte e Madonna Addolorata (XVIII secolo).

 

Capodimonte, questa piroga navigava 3.000 anni fa sulle acque del Lago di Bolsena, oggi racconta una storia affascinante

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